Niente. AL massimo ci arrivava l’accusa di essere “catastrofisti” o addirittura di portare sfiga. Non sarebbe niente di grave, a prenderla con filosofia; in fondo Cassandra è destinata a restare inascoltata.
Ma qui stiamo parlando delle condizioni di vita di alcune decone di milioni di persone e quindi il cerchio ben poco magico tra visione esatta del degrado e “rassicurazioni” governative va spezzato. Spezzando questo governo e l’infame compromesso politico che lo sostiene…
Al dunque. Dice Standard & Poor’s che l’economia italiana è nei guai e ci resterà a lungo. Anzi, andrà sempre peggio. Il Pil 2013 calerà dell’1,9% e non più dell’1,4% precedentemente previsto (il governo aveva detto -0,5%, poi “corretto” a -0,9). La recessione, aggiunge S&P, «persisterà probabilmente nei prossimi trimestri». Ma non preoccupatevi, prova a rassicurare, per il 2014 la stima di Pil è stata addirittura innalzata: dal +0,4% al +0,5%. Non è ben chiaro come sia possibile, né come si faccia a essere contenti di “crescere” dello 0.4 dopo avere accumulato tre anni di segni “meno” (ricordiamo che, rispetto al 2007, il Pil italiano è sotto ormai dell’8%). Ma questo alle agenzie di ranting non interessa: basta che possano collocare un segno “più” in certo arco temporale, in mod da indicare al capitale speculativo come orizzontarsi.
S&P si attende anche un continuo calo della domanda interna per consumi; non compensata pià dall’export (“deludente”), anche perché i prodotti “tipici” dell’industria italiana – “lusso” a parte – si trovano davanti a una concorrenza globale molto più agguerrita).
Anche nel caso della Germania le cose non vanno benissimo (indebolendo il resto d’Europa a colpi di “rigore” i crucchi han finito per tagliare il ramo su cui erano comodamente seduti): le stime per il Pil 2013 di Berlino sono state abbassate da +0,8% a +0,4%.
I dati macroeconomici recenti «suggeriscono che la recessione probabilmente persisterà nei prossimi trimestri. Ci aspettiamo che la domanda per consumi continui a contrarsi con un calo del 3% quest’anno (dopo il -4% del 2012), mentre ci attendiamo che la performance italiana nell’export continuerà ad essere deludente, con un aumento dello 0,5% nel 2013».
S&P sottolinea che l’economia dell’Eurozona «è ancora intrappolata nella sua seconda recessione in cinque anni, ma i dati recenti mostrano che il fondo potrebbe esser stato toccato nel secondo trimestre del 2013». Una speranza, più che un “consuntivo”.
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