La rottura con l’Unione Europea e la fuoriuscita dall’eurozona per costituire una area economica e monetaria alternativa euromediterranea, sono stati i temi al centro del forum internazionale di due giorni organizzato a Roma dalla Rete dei Comunisti.
Emblematica ma non sorprendente appare la coincidenza con l’entrata nell’agenda politica del paese di questi temi sia per alcune delle affermazioni di Beppe Grillo nel V-Day genovese, sia perchè accendendo la televisione si assiste a molti talk show che discutono (poco e male, a nostro avviso) sulle questioni poste al centro della proposta e del dibattito dalla RdC. La realtà del resto è quella che fa la differenza tra i fatti e le opinioni. La discussione sulla rottura dell’apparato politico ed economico dell’Unione e dei suoi trattati che attraverso l’austerity stanno massacrando intere società, non è più un problema di punti di vista o una disquisizione accademica ma un terreno di aperta battaglia politica e di opzioni di classe antagoniste tra loro.
Una ulteriore curiosità e una coincidenza interessanti è che questa mattina, tre dei relatori al forum della Rete dei Comunisti (Luciano Vasapollo, l’economista spagnolo Joaquin Arriola e il docente della Middlesex university Francisco Dominguez), invitati dai lavoratori, terranno una conferenza su tali questioni proprio nel “ventre della bestia” ossia al Ministero dell’Economia e Finanze in via XX Settembre. Il luogo nel quale i diktat della troika europea vengono sistematizzati e trasformati in misure che governo e parlamento sono chiamati a ratificare.
A breve sulle pagine di Contropiano avremo modo di resocontare in modo più approfondito la discussione nei due giorni del forum tenutosi a Roma sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre. Qui di seguito un primo resoconto dei lavori della due giorni romana.
I lavori come previsto sono stati aperti da due relazioni introduttive dei compagni della RdC: la prima di Mauro Casadio, la seconda di Luciano Vasapollo. Più attenta alle questioni storiche e politiche – vedi l’analisi anticipatrice sulla tendenza alla costruzione del polo imperialista europeo – la prima, più nel merito degli aspetti economici e programmatici della proposta di una nuova moneta e di un’area alternativa euromediterranea la seconda.
Subito dopo sono iniziati gli interventi dei relatori provenienti da altri paesi. Molto dettagliato l’intervento di Joaquin Arriola (Università di Bilbao) sulle conseguenze negative della moneta unica e coinvolgente come sempre quello di Francisco Dominguez (Londra) che ha ricostruito i risultati positivi dell’Alba (l’area di integrazione latinoamericana) in confronto sia alle devastazioni sociali dei decenni liberisti in America Latina, sia rispetto a quanto sta accadendo adesso nei paesi Pigs europei.
Sono poi intervenuti Andrea Ricci (economista, università di Urbino) che condivide molti degli aspetti della proposta avanzata dalla RdC segnando però diversi aggiustamenti e suggerimenti su alcuni aspetti della stessa. Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgio Cremaschi (Ross@) che ha fatto un intervento di spessore sintonizzandosi sugli aspetti politici delle questioni poste. La ripresa pomeridiana dei lavori è stata aperta dalla relazione di Joan Tafalla (Espai Marx di Barcellona), con un intervento di livello, soprattutto per quanto attiene ai problemi dello “Stato integrale” indicato da Gramsci e di come questo attenga oggi alla dimensione europea, e sulla questione di un blocco storico europeo capace di rompere, gestire la rottura della Ue e di avviare una fuoriuscita con segno progressista piuttosto che reazionario.
Interessantissimi gli interventi dei due compagni greci: Yannis Tolios (università di Atene e membro della corrente di sinistra del Synaspismòs, il partito più grande dentro Syriza) ed Errikos Finalis (responsabile esteri del Koe, Organizzazione Comunista di Grecia, anch’essa parte della coalizione Syriza). “La proposta in discussione qui in Italia serve anche a noi in Grecia” hanno affernato seppur con accentuazioni diverse. Gli interventi di Andrea Catone (associazione e rivista Marx XXI) e Giorgio Gattei si sono concentrati più sulla situazione italiana il primo, più sulla genesi delle ambizioni della Germania nel suo spazio vitale europeo il secondo. Il compagno basco Lekue di Sortu (il nuovo partito della sinistra indipendentista in Euskal Herria) ha dimostrato grande interesse per le connessioni tra le questioni poste nel forum sull’uscita dalla Ue e dall’Eurozona con le questioni dell’indipendenza delle “nazioni senza stato” in Europa.
Il giorno successivo il forum, nonostante ci fossero solo relatori italiani, non ha abbassato affatto il livello della discussione, al contrario il dibattito e l’analisi si sono incrociati con efficacia anche con le necessità dell’agenda politica.
I lavori sono stati introdotti dalla relazione di Sergio Cararo (Rete dei Comunisti) che ha affrontato anche gli aspetti dell’azione politica e sociale sulla proposta di rottura e fuoriuscita dall’Unione Europea e dall’Eurozona, una proposta che – nel caso di Ross@ – deve tenere conto anche di altre posizioni presenti nel movimento anticapitalista. Nel merito è intervenuto Guido Lutrario della Usb (visibilmente soddisfatto del risultato alle elezioni della Rsu all’Ilva di Taranto) che ha riconosciuto il “fascino” della proposta avanzata ma anche l’impegno che questa richiede – in positivo – anche sul piano dell’azione sindacale e dei movimenti sociali.
Un intervento di spessore quello di Franco Russo, in modo particolare sul ruolo e le condizioni di quella che viene definita come l’aristocrazia operaia tedesca e nel nucleo centrale dell’Unione Europea. Francesco Piccioni (Ross@) ha sottolineato con spunti di valore la crescente contraddizione tra capitalismo e democrazia, una contraddizione che dentro il processo di integrazione e gerarchizzazione europea sta diventando dirompente in diversi punti. Franco Turigliatto (Sinistra Anticapitalista) ha precisato i punti di convergenza e divergenza con la proposta della RdC riconoscendo però che la discussione apertasi ha un valore strategico e non solo della politica del giorno per giorno e ciò lo rende di estremo interesse. Giovanni Bacciardi (Officine Putilov) non ha rinunciato al suo ruolo di “spirito critico” nella discussione che in molti conoscono e apprezzano, in particolare sui problemi della transizione che Bacciardi non vede come tappa intermedia del processo di cambiamento, che dovrebbe darsi solo come rottura tra capitalismo e socialismo.
Di grande interesse l’intervento di Federico Dettori (coord. giovani della RdC) che ha illustrato la campagna “Noi restiamo” avviata nelle università sia contro il dualismo formativo tra paesi centrali della Ue e paesi periferici (a tutto danno di questi ultimi) avviato con il protocollo di Bologna, sia per impedire la fuga dei cervelli, delle nuove generazioni e delle loro capacità verso il nucleo centrale del polo imperialista europeo. Una spoliazione di risorse umane e intellettuali che la classe dominante sta perseguendo scientificamente impoverendo i Pigs anche su questo aspetto.
Le conclusioni sono state tirate da Marco Santopadre (Rete dei Comunisti) che ha sottolineato gli spunti positivi e i suggerimenti espressisi intorno alla proposta politica della RdC e che quindi consentiranno di perfezionarla e di rettificare il tiro su alcune questioni. Ha poi letto un documento/appello finale sul quale nelle prossime settimane si raccoglieranno le adesioni e si avvieranno confronti simili a quelli di Roma anche negli altri paesi, Spagna e Grecia per ora ma anche Germania, Repubblica Ceca, Portogallo dove diversi compagni hanno mostrato interesse per il forum pur non potendo partecipare.
Massimiliano Piccolo ha poi annunciato che gli interventi e le relazioni del forum verranno pubblicati nel prossimo numero della rivista Contropiano come numero dedicato proprio al dibattito sulla rottura dell’Unione Europea e le alternative possibili.
In conclusione, non sappiamo se Beppe Grillo abbia in qualche modo “copiato e incollato”, per i suoi discorsi, alcuni dei temi sollevati nel forum di Roma. Un dato è certo: questo terreno di scontro o lo impugna la sinistra di classe oppure le uniche opzioni di rottura negli anelli deboli della catena imperialista verranno gestiti male (Grillo) o peggio (la destra più reazionaria).
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