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La competizione sui droni tra Unione Europea e Stati Uniti

Negli scenari delle guerre future, un fattore sempre più importante saranno le tecnologie impiegate, in modo particolare quelle che vedono le “macchine da guerra intelligenti” affiancare o addirittura sostituire i militari in carne ed ossa. Ridurre il numero delle “proprie perdite” e infliggere il maggior danno al nemico senza subirne è il sogno di tutti gli Stati Maggiori e i governi. Dentro questa tendenza, già ampiamente sperimentata dagli Stati Uniti in Afghanistan, nella penisola Arabica e nel Corno d’Africa, robot e droni sembrano essere diventati la nuova frontiera della competizione tra i maggiori poli imperialisti.

Abbiamo segnalato in tempi non sospetti come tra il complesso militare-industriale statunitense e quello europeo fosse iniziata una competizione senza esclusione di colpi: dallo spionaggio Usa al salone aereospaziale di Le Bourget (in Francia) al recente no del governo francese all’acquisizione del settore energia della Alstom da parte della statunitense General Electric o al corrispettivo veto Usa sulla vendita delle fregate francesi Mistral alla Russia, solo per citare alcuni esempi. Anche certe resistenze europee verso l’acquisto massiccio (e un bel po’ suicida) degli F35 statunitensi per veicolare invece l’Eurofighter (il caccia europeo che ha risolto i problemi di combattimento aria-terra che ne limitavano l’attrattatività), possono essere lette dentro questa competizione tra le due sponde dell’Atlantico in materia di tecnologie e armamenti strategici.

Segnaliamo positivamente che oltre al Sole 24 Ore, ampiamente circoscritto ad una platea di addetti ai lavori, anche un quotidiano “popolare” come il Fatto si sia accorto di questa competizione.

Un interessante articolo su Il Fatto di ieri, sottolinea la tentazione del sorpasso da parte del complesso militare-industriale europeo in materia di droni per uso militare. Anche e soprattutto perché gli Stati Uniti continuano a fare un uso “politico” dei brevetti sulle tecnologie militari nel tentativo di mantenere la propria supremazia sul terreno militare e tecnologico dentro la Nato e verso i partner europei. Ma il clima è cambiato.

Secondo il Fatto (che su questo aveva già scritto nel febbraio scorso), Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna intendono investire 40 miliardi nei prossimi dieci anni per il mercato europeo dei droni (che oggi rappresenta solo il 4% di quello mondiale). Multinazionali europee come Eads, Dassault e Alenia si sono impegnate per la realizzazione in serie del drone europeo dopo il recente collaudo del primo prototipo del Neuron, il drone militare con tecnologia stealth prodotto dal complesso militare-industriale europeo.

Vedi anche:

L’Europa vola sul “Neuron”

Il drone uccide, noi paghiamo

L’Atlantico si va rompendo

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