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“Basta con l’egemonia del dollaro”: Parte dalla Francia la voglia di rivincita dell’euro

Sono le pagine del Financial Times a riferire che qualcuno sta sparando a palle incatenate (invenzione bellica francese del XV secolo) contro l’ingombrante egemonia del dollaro nelle transazioni internazionali. E’ stato infatti il ministro delle Finanze di Parigi, Michel Sapin, a chiedere un “riequilibrio” delle valute utilizzate per i pagamenti globali, denunciando che il caso BNP Paribas dovrebbe “farci capire la necessità di utilizzare una varietà di monete”. Cosa è successo? E’ successo che le autorità statunitensi hanno multato con 9 miliardi di dollari la BNP Paribas per aver aiutato alcuni paesi ad evitare sanzioni.

 “Noi (europei) commerciamo con noi stessi in dollari, per esempio quando vendiamo aeroplani. È necessario? Io non la penso così. Penso che sia importante, e possibile, un riequilibrio, non solo per quanto riguarda l’euro, ma anche per le grandi valute dei paesi emergenti, che rappresentano sempre di più il commercio mondiale” ha detto Sapin. Una dichiarazione che porta alla luce un torrente che punta a fare la piena ed a rimettere in discussione i rapporti di forza mondiali tra l’Euro e il Dollaro. Il Wall Street Italia riferisce ad esempio che Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total, la più grande società per capitalizzazione di mercato in Francia, ha dichiarato che non vede alcun motivo per cui gli acquisti di petrolio debbano essere effettuati in dollari, anche se il prezzo di riferimento (in dollari) è destinato a rimanere: “Il prezzo di un barile di petrolio è quotato in dollari,” ha detto, “Una raffineria potrebbe prendere tale prezzo e, utilizzando il tasso di cambio euro-dollaro in un dato giorno, accettare di effettuare il pagamento in euro.” Non solo. Anche l’amministratore delegato del gruppo industriale CAC 40 è della stessa idea: “Le aziende come la nostra sono in un vicolo cieco perché vendono in dollari, ma non vogliamo avere sempre a che fare con tutte le norme e i regolamenti degli Stati Uniti”.
La situazione sul campo registra che, al di là gli sforzi e delle intenzioni di diversificare, molte banche centrali detengono oltre il 60% delle loro riserve in dollari. Il dollaro americano rimane ancora la principale moneta di riserva tenuta dalle banche centrali come garanzia verso la moneta locale – sostiene il Forex -. Sebbene stiano diventando sempre più popolari i dibattiti sul fatto che il Dollaro non sia più adeguato per essere la moneta di riserva mondiale e ad una possibile sostituzione a favore dell’Euro, ancora nel 2009 il Dollaro americano costituiva ancora il 61,5% delle riserve mondiali contro il 28.1% dell’Euro. A marzo il Frankfurther Allegemeine, basandosi su dati del Fmi, riferiva che, nonostante l’anno scorso la quotazione dell’euro rispetto al dollaro sia salita, i paesi emergenti (i Brics) e i Paesi in via di sviluppo hanno ridotto di circa 34 miliardi le loro riserve valutarie in euro, cioè di ben il 6 per cento. Le riserve valutarie in euro di quel gruppo di Paesi ora ammontano a circa 510 miliardi, cioè al 24 per cento del totale delle loro riserve in divise forti. Nel 2009, la percentuale di riserve in euro sul totale delle loro riserve era invece del 31 per cento. Ma le dichiarazioni di Sapin indicano la rottura di un argine e l’emergere di una linea di tendenza che continua a crescere da quattordici anni a questa parte nella competizione globale tra l’area valutaria dell’euro e quella del dollaro.

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