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Sanzioni europee alla Russia. Chi ci perde, chi ci guadagna

In crisi le industrie e le esportazioni ma si arrichiscono le banche e diminuisce la bolletta energetica. L’Unione Europea fa i conti con la sua scelta di adottare sanzioni verso la Russia. Il livello di scambio economico tra le economie europee e russe è molto alto. La Russia infatti rappresenta il terzo partner commerciale per l’Ue e l’Unione Europea è, a sua volta, il primo partner per Mosca. Il totale degli scambi commerciali tra Russia e Ue supera di poco i 326 miliardi di euro (dati 2013).
L’Unione Europea ha importato dalla Russia beni e servizi per circa 206 miliardi di euro, di questi circa 160 sono le importazioni di energia (petrolio e gas). Nel 2012, circa il 75% degli investimenti diretti esteri in Russia provenivano dai paesi dell’Ue, mentre Mosca ha investito in Europa circa 8 miliardi solo nel 2013. I paesi europei con il volume degli scambi commerciali più alto, sono la Germania (75 miliardi nel 2013), l’Olanda (37 miliardi), l’Italia (30 miliardi) e la Polonia (26 miliardi). I paesi esportatori verso la Russia sono stati penalizzati dalle sanzioni adottate dall’Unione Europea soprattutto da due fattori. Il primo è dovuto il divieto di vendere beni “dual use” e le tecnologie utili per l’esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas.
Il secondo fattore è il deprezzamento del rublo, calato in pochi mesi del 20%, provocato dalla fuga di capitali dalla Russia che ha ridotto il potere d’acquisto reale dei cittadini russi che, i quali di conseguenza, consumano di meno, soprattutto i prodotti di importazione europei.
Sono questi due fattori che colpiscono soprattutto paesi come Germania, Italia e Francia, i quali esportano rispettivamente beni e servizi per 36, 11 ed 8 miliardi di euro all’anno.
In risposta alle sanzioni, Mosca ha deciso di vietare le importazioni di prodotti alimentari europei. Tenendo conto che l’Ue esporta circa il 10% della produzione alimentare verso la Russia (si tratta di quasi 11 miliardi all’anno) le conseguenze si rivelano pesanti.
Ma se con le sanzioni alla Russia c’è chi ha molto da perdere, c’è anche chi ci guadagna. Ad esempio il calo del prezzo del petrolio, sul quale ha agito parzialmente anche la tensione tra Russia ed Unione Europea, favorisce quei paesi forti importatori di greggio: è il caso dell’Olanda (per 25 miliardi di euro nel 2013), della Germania (24 miliardi), dell’Italia (17 miliardi) e della Polonia (14miliardi). Infine c’è ingresso nelle banche europee di nuova liquidità creata dall’afflusso di capitali russi in fuga. Secondo la Banca Centrale russa questa fuga si sta trasformando in depositi in dollari ma si conferma che c’è afflusso anche nella zona euro.

(fonte: Affari Internazionali, Sole 24 Ore)

 

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