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Roma. I buchi neri dell’industria turistica. Protestano i lavoratori dell’Enit e delle agenzie

In un rapporto sulle possibilità dell’industria turistica a Roma commissionato dalla Confindustria locale e reso pubblico nell’ottobre del 2014, l’organizzazione padronale sviluppava in un voluminoso studio tutte le potenzialità e le criticità dell’economia capitolina funzionale al turismo e ai grandi eventi. Tra i punti conclusivi del rapporto della Confindustria veniva indicata la superfluità dell’Enit (Ente Nazionale per il Turismo), ente pubblico di competenza nella materia. Secondo la Confindustria, con il passaggio di competenze alle regioni in materia di turismo, l’Enit era un doppione da abolire o da privatizzare. In realtà il rapporto della Confindustria poteva contare sul fatto che quella decisione era già stata presa dal governo, con il piccolo problema che a rimanere in totale incertezza erano solo i lavoratori dell’Ente. Per questo motivo ieri il personale dell’Enit, Agenzia Nazionale del Turismo, dopo una occupazione lampo della stanza presidenziale nella sede centrale di via Marghera 2/6 a Roma, ha ottenuto un incontro con la Presidente, Evelina Christillin, che è stato fissato per oggi, 4 dicembre. La soppressione – privatizzazione dell’Ente Pubblico, disposta con legge 29 luglio 2014 n. 106, stabiliva che i lavoratori dell’Enit potessero optare per restare nell’ente privatizzato o per una ricollocazione presso il MIBACT od altre amministrazioni pubbliche, ma tale norma è stata finora applicata esclusivamente alla dirigenza dell’ente. Nel maggio del 2015 i lavoratori avevano già chiesto al Governo di porre rimedio alla situazione di estrema incertezza in cui versava da mesi il personale non dirigente, ma nulla è accaduto. I lavoratori chiedono dunque la loro immediata integrazione nella lista di mobilità, già inviata per la dirigenza, al Dipartimento della Funzione Pubblica.

Ma il rapporto della Confindustria sull’economia del turismo a Roma, invitava anche a intervenire contro le attività del settore non centralizzate nei monopoli o nelle organizzazioni datoriali. Tant’è che con la scusa del decoro urbano a Roma, l’ordinanza comunale n. 2 emanata dal Commissario Straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, non ha solo messo al bando dal centro città i “centurioni” ed i venditori ambulanti ma prevede anche il divieto dell’attività di intermediazione e promozione di tour turistici e vendita di biglietti per l’accesso a musei e siti di interesse storico, artistico o culturale, “in quanto attività lesive anche dei princìpi di leale concorrenza commerciale“. Insomma, in apparenza è un vero e proprio peana ai principi della libertà di mercato, in pratica si rafforzano i monopoli dell’industria turistica nella Capitale. “Il blitz eseguito ieri dalla Guardia di Finanza a Roma, presso un’agenzia di vendita di tour turistici in prossimità dei Musei Vaticani, conferma che i lavoratori sono i soggetti deboli di questo settore”, dichiara Fabiola Bravi, dell’Unione Sindacale di Base. Prosegue Bravi: “Parliamo infatti di lavoratori già sfruttati da tempo, perché in molti casi costretti al ‘nero’ o con contratti alquanto discutibili di collaborazione occasionale, e che, come abbiamo già denunciato nei giorni scorsi, ora rischiano anche la perdita imminente del posto di lavoro dopo l’ordinanza comunale n. 2 emanata dal Commissario Straordinario Tronca, in cui si vieta l’attività di intermediazione e promozione di tour turistici e vendita di biglietti per l’accesso a musei e siti di interesse storico, artistico o culturale”. “Ci preme portare all’attenzione del Commissario come questa ordinanza vada a colpire una fascia molto debole di lavoratori, già fortemente penalizzati da contratti impropri”, evidenzia Fabiola Bravi. “Le agenzie che offrono tali servizi sul territorio sono circa 28 e si avvalgono di migliaia di promoter che non hanno più l’autorizzazione a svolgere l’attività in alcune zone del centro città. Inoltre, sebbene la delibera abbia previsto altre zone dove l’attività non è interdetta, molti promoter che in quelle aree si sono spostati vengono ugualmente multati, con sanzioni pari a 400 euro, pagate di tasca propria dai lavoratori. Riteniamo discutibile che le sanzioni vengano operate a carico dei lavoratori, sebbene questi non facciano altro che eseguire le disposizioni dei datori di lavoro” denuncia la sindacalista.

Sul business del turismo a Roma da tempo abbiamo qui e lì messo il naso con il nostro giornale, scoprendo ad esempio che il rapporto costo sociale-benefici per la città del turismo di massa, è tutt’altro che positivo per la città. Esiste ormai un livello di appropriazione privata delle risorse derivanti dal turismo che merita di essere conosciuta, denunciata e combattuta. Perché non sia solo una città vetrina per il business di pochi ma sia la città dei suoi abitanti, tutti, anche quelli che abitano in periferia.

 

 

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