Come funzionano i rapporti tra governi e grande finanza internazionale? In modo abbastanza semplice ed unilaterale: i gradi gruppi dicono ai governi "se volete che apriamo qualche sede e creiamo qualche centinaio di posti di lavoro nel vostro paese, dovete annullare tutte le leggi che proteggono i dipendenti".
E i governi si fanno concorrenza tra loro – stiamo parlando in ambito europeo, naturalmente – per creare il "miglior ambiente" per i banchieri. Che ovviamente pretendono di fare come vogliono e, all'occorrenza, sbranare i bancari (i dipendenti!).
Già che ci sono, i governi – quando tolgono le tutele ai lavoratori – agiscono sul piano legislativo in modo universale. Anche perché le aziende non finanziarie chiedevano le stesse cose già da anni.
Quindi non è affatto un insulto, ma la banale fotografia della realtà, definire i governi europei – e a maggior ragionr tutta l'infrastruttura dell'Unione Europea – "servi delle banche".
Vabbehm dirà qualcuno, "siete comunisti e trinariciuti, quindi preconcetti e un po' esagerati…".
E allora eccovi un articolo del Wall Street Journal, che certamente ha poco amichevoli frequentazioni con il comunismo e molte, invece, con la finanza globale (fin dal titolo…).
Come potrete agevolmente notare da soli, in tutto l'articolo e nei discorsi tra banchieri e governi, non si accenna mai ad alcuna "superiore esigenza dell'economia", tantomeno a "sacrifici per la crescita" o consimili idiozie sparate tutti i giorni da governanti e opinionisti. Solo il brutale interesse aziendale: voglio questo, o me lo dai o vado da un'altra parte. Prosit…
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Il presidente francese François Hollande ha incontrato l'amministratore delegato di J.P. Morgan Chase & Co., James Dimon, alla fine di ottobre per sapere come la Francia avrebbe potuto attirare posti di lavoro in ambito ginanziario lontano da Londra dopo Brexit.
Il messaggio di Mr. Dimon è stato schietto: Le probabilità che le banche potessero spostare più dipendenti in Francia erano scarse, a meno che il paese non ammorbidisca le sue severe leggi sul lavoro.
Signor Hollande – che non aveva ancora annunciato di non cercare la rielezione – ha rassicurato Dimon che l'atteso cambiamento sarebbe arrivato. Ma si sarebbe realizzato sotto il suo successore. "Siamo consapevoli", ha detto Hollande, secondo fonti vicine alla vicenda. "Ma è complicato."
Lo scambio presso il Palazzo dell'Eliseo illustra il campo minato in cui l'establishment politico dell'Europa sta navigando, alla ricerca di un modo di capitalizzare il voto britannico a favore dell'uscita dall'Unione europea. Le città di tutto il continente stanno manovre per attirare posti di lavoro lontano da Londra, centro finanziario d'Europa. Ma con le elezioni all'orizzonte in Francia, Germania e Paesi Bassi, e con partiti populisti come il Fronte Nazionale di Marine Le Pen che stanno guadagnando terreno nei sondaggi, i governi hanno paura di corteggiare pubblicamente le grandi banche con la promessa di trattamenti di favore.
Invece, Parigi e in altre capitali hanno intrapreso un giro di diplomazia silenziosa con il settore finanziario per fornire assicurazioni che, a prescindere dai risultati delle elezioni di quest'anno, le più grandi banche del mondo possono iniziare a trasferire le loro attività da Londra verso altre piazze finanziarie.
In Francia, per esempio, il governo Hollande ha utilizzato Christian Noyer, ex governatore della Banca di Francia, come ponte verso la prossima amministrazione nella negoziazione e nell'attuazione di nuovi incentivi per invogliare le banche.
François Fillon, candidato conservatore de Les Républicains, partito che potrebbe sostituire Hollande dopo le elezioni presidenziali di maggio, si è a sua volta incontrato con le banche per discutere delle loro proposte. Durante la campagna elettorale, il signor Fillon è stato un critico convinto delle tutele del lavoro di Francia.
I rappresentanti dell'ufficio del presidente francese e il signor Fillon hanno rifiutato di commentare. Anche una portavoce di J.P. Morgan ha rifiutato di commentare.
Le banche però non possono aspettare. I negoziati per la Brexit avrebbero dovuto cominciare all'inizio di quest'anno, e i dirigenti hanno cominciato ad elaborare piani dettagliati che potrebbero essere eseguiti rapidamente se, come sembra , il Regno Unito non dovesse più garantire l'accesso ai mercati finanziari dell'UE.
La competizione si sta riscaldando, anche raccogliere qualche migliaio di posti di lavoro avrebbe effetti importanti su città come Parigi, Francoforte o di Dublino, i cui centri finanziari sono una frazione delle dimensioni di Londra. La loro fretta è rafforzata dalle regole in arrivo, che potrebbero costringere le grandi banche non UE a costituire filiali e tenere ulteriori riserve di capitale, se vogliono essere basate nel blocco commerciale Ue. Questo potrebbe costringere i grandi istituti di credito ad impostare operazioni consistenti nella UE per supportare i clienti indipendentemente dal fatto che l'accordo sulla Brexit possano provocare gli scioperi nel Regno Unito.
Nel frattempo, “l'incertezza sulla posizione negoziale del governo britannico ha indebolito la capacità britannica di invogliare le banche a restare”, come di recente ha spiegato Andrew Bailey, un veterano della regolazione britannica della finanza, ai legislatori di Londra.
Finora le banche si sono concentrate soprattutto sul rafforzamento là dove sono già operative. HSBC Holdings PLC ha detto che si sta concentrando su Parigi, dove ha già una presenza come sportelli aperti al pubblico. I funzionari Goldman Sachs Group Inc. dicono invece che la banca si sta rafforzando a Francoforte, dove ha una licenza bancaria, e Citigroup Inc. sta esplorando il'ipotesi di muovere diverse centinaia di posti di lavoro da Londra a Dublino, se il Regno Unito dovesse perdere l'accesso al mercato unico europeo.
Il clima politico in Francia, invece, è un chiaro esempio degli ostacoli che affrontano le banche e l'establishment politico. I banchieri di Londra temono la signora Le Pen, una euroscettica anti-immigrazione, che potrebbe vincere le elezioni presidenziali francesi di quest'anno.
Hollande, un socialista che una volta aveva bollato la finanza come il suo "vero avversario," sa che il codice del lavoro nazionale è oggetto di conflitto, in Francia. Prima del referendum sulla Brexit, il presidente francese ha cercato di riformare le regole del mercato del lavoro, ma è stato costretto a annacquare le misure di fronte alle massicce proteste di strada.
Sulla scia del voto sulla Brexit, il ministro delle finanze del governo Hollande, Michel Sapin, ha respinto qualsiasi discorso sull'allentamento delle leggi sul lavoro per il settore bancario, raccontando in una conferenza, il 27 ottobre, che il governo ha rifiutato di creare uno "status speciale per la finanza".
Dietro le quinte, tuttavia, i funzionari francesi stanno cercando il modo per accontentare gli istituti di credito. Da metà settembre, i dirigenti di banche negli Stati Uniti, in Asia e nel Golfo Persico hanno tenuto colloqui riservati con i funzionari del governo francese sul tema del trasferimento di alcune attività dopo la Brexit.
Nel corso degli incontri, i dirigenti di banca degli Stati Uniti hanno condiviso le loro preoccupazioni circa le severe leggi del lavoro in Francia, che renderebbero difficile per loro di assumere e licenziare funzionari e trader ad alto stipendio.
Un'opzione, secondo un funzionario francese, sarebbe quella di consentire alle banche di licenziare facilmente i dipendenti che rientrano in alcune classificazioni Autorità bancaria europea.
"E' necessario, se vogliamo essere attrattivi", ha detto il funzionario.
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Daniele
Qual'è la novità?
Redazione Contropiano
che lo dicono apertamente…
antonello
la classifica relativa all'indicatore di Protezione del Lavoro secondo me non è corretta.
L'indicatore di protezione del lavoro è alto in Italia per i dipendenti Pubblici e non per i Lavoratori Privati.
Personalmente questa informazione non è onesta
Redazione Contropiano
Sono i dati riportati dal Wsj, non una nostra estrapolazione…