La perversione delle multinazionali nella gestione dei propri lavoratori – definiti eufemisticamente risorse umane – non ha limiti di decenza. La Tim ha proposto ai sindacati un pesantissimo piano di tagli del personale che dovrà essere approvato nel quadro del Piano industriale 2018-2020 dal Consiglio di Amministrazione del prossimo 6 marzo.
Il piano di tagli del personale si basa su uscite volontarie con prepensionamenti secondo l’articolo 4 della legge Fornero pari a 4.000 unità elevabili a 5.000 entro il 31 dicembre 2018. Il piano prevede anche 2.500 esodi incentivati entro il 2020 e, infine, 2.000 assunzioni da finanziare con la cosiddetta solidarietà degli altri dipendenti pari a 20 minuti al giorno. E qui, prendendo spunto dal meraviglioso film “Sette minuti”, è bene fare due conti che rivelano la perversione dei piani padronali.
20 minuti al giorno significano 100 minuti la settimana, 400 minuti al mese, pari a quasi 7 ore di lavoro al mese da sottrarre a ogni lavoratore. A bocce ferme, sottraendo questa quota di paga ogni 23 lavoratori attivi, si ricavano le risorse economiche per pagare una nuova assunzione. Con un dettaglio: i nuovi assunti avranno condizioni salariali peggiorative rispetto elle migliaia “tagliati” via e che avevano i vecchi contratti.
La Tim guidata da Amos Genish , afferma infatti di voler investire sui giovani per consentire un turn over generazionale e per “svecchiare” l’azienda, “adattandola alla sempre maggiore digitalizzazione”. Una furbata di immagine che nasconde la realtà di voler avere a disposizione lavoratori con condizioni contrattuali molto più favorevoli all’azienda e sostanzialmente pagati con i soldi degli altri lavoratori. Una perversione.
Il nuovo amministratore delegato della Tim, Amos Genish, viene dalla Vivendi e prima ancora dalla multinazionale Telefonica Brasil/Vivo dove è stato amministratore fino alla fine del 2016. Vi era entrato agli inizi del 2015, quando quest’ultima aveva acquisito la società GVT, un operatore di telecomunicazioni e Pay TV innovativo e in rapida crescita, di cui Genish è stato Amministratore Delegato.
Dal 1986 al 1989 Amos ha lavorato in una delle principali società contabili israeliane (oggi KPMG Israel), dove si è occupato di audit e contabilità per grandi holding. Nel 2016 è stato riconosciuto il migliore CEO dell’America Latina in ambito Tecnologia, Media e Telecomunicazioni da parte di Institutional Investor. Amos Genish è nato a Hadera, Israele, nel 1960. E’ laureato in Economia e Contabilità all’Università di Tel Aviv.
Il padrone è il padrone, guai a ritenere di essere nella stessa barca. Soprattutto se si tratta di una multinazionale.
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R.P.Ffm.
Lavorare meno lavorare tutti by Tim? ?
Claudio
Vorrei ricordare che le uscite sono volontarie. Se mi dite che il numero di nuovi assunti dovrebbe essere superiore, in modo da incidere realmente, allora sono d’accordo. Sulla solidarietà espansiva qualcuno dovrebbe dire quanto durera’.
Amish
C’è un errore.
I giorni lavorativi al mese sono 22.
22*20min = 7h e 20 min pari a 1 giorno al mese,
12 giorni l’anno
Inoltre la paga dei vecchi lavoratori è almeno 1,5 di uno nuovo.
Se i vecchi lavoratori sono 50000,
50000x12x1,5= 900.000 giorni.
Considerando che un anno ci sono circa 240 giorni lavorativi, si ha:
900.000 / 240 = 3750
Cioè col solo risparmio sui lavoratori si potrebbero assumere quasi 4000 giovani.