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Il 7 maggio “dead line” per i conti pubblici italiani. Lo minaccia la Commissione Europea

Ce lo chiede l’Europa. Il più velenoso dei tormentoni aleggia come minaccia sul governo italiano in carica e i conti pubblici. A farcelo sapere è il solito “der Kommissar” Moscovici, il quale contesta le stime sull’economia avanzate dall’esecutivo di Conte, supportato da altri compagni di merende come Ocse e Fmi, che da giorni sparano a zero contro le misure adottate dal governo su pensioni e reddito di cittadinanza.

“Prenderemo le nostre decisioni sull’Italia sulla base delle nostre stime” – ha dichiarato Moscovici intervenuto al meeting del Fmi. “Dobbiamo completare la nostra valutazione sulla situazione italiana e daremo i nostri dati il prossimo 7 maggio – ha spiegato Moscovici – Ci saranno delle differenze rispetto alle previsioni dell’inverno. Prenderemo le nostre decisioni sulla base delle nostre previsioni”. Der Kommissar ha aggiunto che “L’Italia sta soffrendo una situazione di stagnazione se non di recessione. E la situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona”.

Oltre a Moscovici anche il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha alzato i toni nei confronti del governo italiano. “Se l’Italia ha subito il rallentamento più marcato tra tutti i Paesi Ue, la responsabilità va attribuita al Governo, che ha deciso di inserire un aumento del deficit nella legge di bilancio del 2019, ignorando tutti i consigli dati”.

Nel Def (Documento Economico e Finanziario) presentato martedi dal governo, la quadratura dei conti viene agganciata a una serie di misure straordinarie che fra quest’anno e il prossimo devono portare all’incasso ben 46,6 miliardi da immolare sull’altare del deficit e del pagamento del debito pubblico.

Una lettura tra le righe del Def, conferma l’impressione dell’esistenza di “tre governi in uno”. Da un lato il M5S con l’annuncio di alcune misure espansive, dall’altro la Lega con altre misure e da un altro ancora quello dei “professori” imposti da Mattarella (Tria, Moavero etc.) che invece intendono sottostare ai diktat della Commissione europea e ai vincoli di bilancio. Il 7 maggio si annuncia come una data rivelatrice, soprattutto perché sarà alla vigilia delle elezioni europee e non sarà possibile ciurlare nel manico oltre un certo limite.

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2 Commenti


  • Paolo De Marco

    In Francia un gruppo di parlamentari di sinistra e di destra si sono messi d’accordo per tentare un referendum sulla questione delle privatizzazioni. (vedi http://www.youtube.com/watch?v=BZhMop2whh4 )

    Credo che una iniziativa simile dovrebbe essere lanciata in Italia al più presto per due questioni fondamentali: le privatizzazioni e l’immigrazione. Si potrebbe cercare di annunciare l’iniziativa simbolicamente al pubblico il 25 aprile prossimo ricontattando tutti i gruppi e persone che parteciparono alla sconfitta della modifica costituzionale monetarista voluta da Renzi-Gutgeld.

    I conti italiani non tornono più, tutti i parametri del DEF sono saltati in modo irreversibili. A parte il ritorno al credito pubblico e ad una definizione dell’anti-dumping socialmente e ambientalmente razionale, l’unica carta nelle mani del governo per fare finta di presentare un DEF accettabile alla Commissione europea sta nelle privatizzazioni, cioè svendendo quello che rimane da svendere di un Paese già allo sfascio ma con l’aggravio delle condizioni socio-economiche già drammatiche come ultimamente illustrate dall’Istat. Non esiste nessuna soluzione ai problemi del nostro Paese fuori della riduzione legale dell’orario del lavoro a parità iniziale di salario ma con la riabilitazione del salario differito e con quella di una tax area su tutti i salari lordi, dunque con un ritorno a dei programmi di previdenza, di assistenza e di infrastrutture pubblici degni del nome. La tax area dovrebbe seguire una logica progressiva come d’altronde è sancito dalla Costituzione. E necessaria per permettere l’intervento statale nell’economia sopratutto quando il settore privato non è più capace di farlo, ad esempio nelle infrastrutture pubbliche più essenziali come le strade, i ponti ecc. La nostra costituzione sancisce l’economia mista, pubblica e privata.

    Per quello che riguarda l’immigrazione mi sembra che non sia più possibile tollerare il tradimento frontale della nostra Costituzione e della legge internazionale in materia. L’Articolo 10 sancisce il diritto di asilo, il Diritto del Mare enuncia obblighi e responsabilità precisi. Questa violazione della Costituzione avviene anche con l’ispirazione di delinquenti razzisti e fascistoidi pericolosi come Steve Bannon, che in Italia, come pure i suoi accoliti e seguaci nazionali, cadono chiaramente sotto la giurisdizione del Articolo XII delle Disposizione definitive e transitorie della nostra Carta fondamentale. In un’epoca nella quale si evidenzia un penoso quanto assurdo caso giuridico come quello dell’esemplare sindaco Lucano, diamo per una volta la parola al nostro popolo!

    Sapiamo che il nostro Paese soffre di un fortissimo deficit demografico. Siamo già ad un suicidio nazionale collettivo. In Calabria, Regione fortemente spopolata, fonti ufficiali parlano di una perdita di oltre 400 000 mila residenti da qui al 2065. Al livello nazionale i numeri sono di oltre 6 milioni in un contesto nel quale già oltre 5 milioni dei nostri sono emigrati sin dal 2007-2008. A questo punto da sola una politica di natalità volontaristica del tipo di quella praticata nella Germani dell’Est negli anni anteriori al 1991, con il lavoro e i servizi sociali di base assicurati dallo Stato a tutte/i, non permetterà di frenare questo deficit demografico. Le coorte di donne fertili in Italia diminuiscono tragicamente. L’immigrazione da sola non basterebbe neppure, anche se si trovasse il metodo di conservare in Italia quelli immigranti che arrivano ma spesso scappano via al più presto.

    Il sindaco Lucano andava premiato, non perseguitato. Anche secondo il testo e lo spirito della Legge calabrese in materia di immigrazione e di integrazione del 2009 che lui e le sue compagne/i avevano ispirato.

    Paolo De Marco


  • Manlio Padovan

    La Germania

    Al capitolo La vergogna de I sommersi e i salvati, libro che qualche mente illuminata ha affermato essere sul piano politico il testo successivo a Il principe di Machiavelli, Primo Levi scrive “…Che la strage tedesca ha potuto innescarsi, e si è poi alimentata di se stessa, per brama di servitù e per pochezza d’animo, grazie alla combinazione di alcuni fattori (lo stato di guerra; il perfezionismo tecnologico ed organizzativo germanico; la volontà ed il carisma capovolto di Hitler; la mancanza, in Germania, di solide radici democratiche) non molto numerosi, ognuno di essi indispensabile ma insufficiente se preso da solo.”
    Ma siamo certi noi, oggi, con l’esperienza della UE e della unione monetaria, con la evidente posizione di vertice e di interessi della Germania, interessi salvaguardati anche con comportamenti che vanno contro gli stessi regolamenti europei, che la mancanza, in Germania, di solide radici democratiche, unitamente alla notoria mancanza di misura dei tedeschi nonché alla loro radicata abitudine di tenere in somma considerazione il tornaconto, l’interesse, non siano gli elementi condizionanti della barbarie sociale nata con la UE? E per avere contezza della mancanza di solide radici di democrazia della Germania, basterà pensare a quel losco individuo che fu Adenauer il quale non si vergognava di affermare il contrario di ciò che aveva detto il giorno prima: anzi se ne vantava! E rimane sempre in piedi la domanda implicita: se sia possibile capire i tedeschi. E siamo certi che sia stato superato il secolare orgoglio germanico? La Francia è il carro ipocrita che si è unito alla Germania per interesse; ma un interesse, mi pare, di livello provinciale e mai pari a quello della Germania: basterà aggiungere che i francesi, presuntuosi di natura, come noi non hanno badato a mezze misure nel favorire il nazismo nel loro stesso paese e a esserne i ruffiani di turno ed oggi, da tremendi vigliacchi, preferiscono fare i forti in Africa con i deboli anziché dare voce alla democrazia in Europa. Certo, per i nostri mancati interessi, con una vera e propria sudditanza al carro tedesco, la circostanza è in essere unitamente alla dabbenaggine, alla cialtroneria e alla disonestà sociale dei politici di casa nostra. Trascuro di considerare la figura da pagliaccio fatta dal Berlusca ed espressa con dovizia di significato dal duo Merkel/Sarkozy. Ieri la responsabilità fu di coloro che operarono senza che il parlamento fosse chiamato ad esprimere un parere; come fu per il famoso “divorzio” operato da Ciampi e Andreatta. Poi di Prodi D’Alema Amato in primis: tutti traditori del paese per avere tradito la Costituzione e responsabili di avere distrutto il paese e di averne svenduto il popolo. Mentre le infami azioni di Prodi, che ha avuto ampie responsabilità ad alto livello sia in ambito nazionale che europeo, e D’Alema, questi un comunista servo di due padroni come Napolitano, sono ben note almeno in parte, per Amato basterà dire che ha candidamente ammesso la propria ipocrisia affermando, è di dominio pubblico, che i trattati dovevano essere stesi in modo tale da renderli incomprensibili anche ai parlamenti che avrebbero dovuto approvarli. Tutto avviene sotto gli occhi dei cosiddetti garanti della Costituzione, che valgono meno di un cagnolino bastardo che custodisce il suo gregge. Quei politici nostrani che oggi non perdono occasione per testimoniarci la loro delusione per l’attuale UE con la favola che loro l’avevano sognata diversa; con l’intento di addolcire la pillola di precarietà, austerità, povertà, disoccupazione e repressione, portate avanti negli anni dalla UE, propinandoci una retorica incentrata sulla bontà d’intenti dei padri fondatori.
    Si consideri inoltre che la condizione che viviamo in UE sul piano politico è quella di una guerra tra Stati condotta sul piano economico in cui quel poco di democrazia che c’era, per necessità di guerra, è stato distrutto con pieno plauso e forte volontà dei delinquenti di cui sopra e dei loro compari di merenda…

    12 aprile 2019

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