L’economista consigliere di Renzi Marco Fortis, l’altroieri su Il Sussidiario, fornisce un dato molto importante: la produttività nel settore manifatturiero italiano nel periodo 2015-2019 è risultata pari, media annua, a +1,8%, superiore a Francia +1,2% e Germania +0.5%, la più alta dei paesi europei.
Si tratta ora, dice l’economista, di avviare una crescita simile nei servizi, pubblici e privati e per questo occorre, secondo lui, investire nelle reti.
Lo stesso giorno, in un’intervista al Sole 24 Ore, il ministro del Lavoro Catalfo ribadisce che lo smart working verrà rafforzato anche post emergenza. Specie nel pubblico impiego, il periodo di lavoro da remoto causa lockdown, ha dato risultati straordinari in termini di produttività.
Lo smart working, va ricordato, ha la caratteristica marxiana del pluslavoro assoluto, vale a dire allungamento della giornata lavorativa e intensificazione dei ritmi, con la cancellazione del “tempo sprecato” nel viaggio casa-lavoro.
Lo stesso Fortis, del resto, rimarca il fatto che le imprese, avendo sovraccapacità produttiva per via del crollo del commercio mondiale e la stasi della domanda interna, sono poco propense ad investire, anche con misure governative atte a favorirle.
La crescita della produttività si baserà dunque sul lato unicamente del lavoro e non dell’aumento degli investimenti, al fine di parare la grande frenata della massa di profitto, con i datori di lavoro – pubblici e privati – che si accaparrano la gran parte della crescita della produttività, come sta succedendo in enti pubblici come l’Inps (+22% di crescita della produttività).
Ancora non sappiamo la rilevazione della crescita della produttività nel settore privato data dalla smart working, probabile che venga celata per un pò. Farebbe scandalo.
P.s. Intanto tramite il Corriere della Sera apprendiamo che “la società di asset management Schroders ha deciso così che i dipendenti potranno lavorare da casa tutta la settimana in modo permanente”.
* da L’Antidiplomatico
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