Dopo aver dato notizia, dieci giorni fa, dell’acquisto da parte della Cina di notevoli quantità di merci americane di multinazionali, tra cui Tesla e Nike (fonte Sputnik International), oggi dobbiamo rimarcare un altro dato.
Il 18 agosto l’agenzia stampa Bloomberg dava notizia che la Cina aveva prenotato 7 mega petroliere per l’acquisto di 14 milioni di barili di petrolio Usa, per un valore di circa 5.6 miliardi. C’è da dire che, durante gli scontri diplomatici degli scorsi mesi, la Cina aveva acquistato greggio Usa per circa solo il 23% di quanto concordato con gli accordi commerciali di gennaio.
Non finisce qui. Il 20 agosto Bloomberg rilancia con la notizia che i milioni di barili sono ora 37 con prenotazione per settembre di 29 mega petroliere, con un valore di circa 14 miliardi di dollari. Si tenga presente che la Cina acquista giornalmente 1.7 milioni di barili da Russia e Sauditi. Un acquisto del genere è avvenuto solo con l’Iran, nel periodo economico più buio di questo Paese.
37 milioni di barili – tra l’altro la fonte di Bloomberg è l’ente federale US Census Bureau – significa che qualcosa di molto grosso si sta muovendo.
Secondo Demostenes Floros, noto strategist del mercato del petrolio mondiale, nonché esperto e organizzatore a Imola di corsi di geopolitica (qui il link https://www.univaperta), politicamente questo acquisto è importante per due motivi: primo, si ritorna a discutere dell’accordo commerciale Usa-Cina; secondo, gli acquisti non sono legati ad una logica economica, nel senso che il greggio Usa non è meno costoso dei concorrenti.
Inoltre la notizia, non smentita, non ha diffusione a livello internazionale, segno che le trattative sono ad un punto serio tanto che non si sa nulla.
Dunque, abbiamo questa situazione bipolare: da una parte scontri diplomatici accesi, sia sul piano tecnologico che sul piano militare, dall’altra c’è una trattativa fittissima che potrebbe portare a grossi risultati nelle prossime settimane o mesi.
Si tenga conto che l’acquisto avviene a pochi mesi dalle elezioni americane e tutti sanno che Trump è l’uomo, oltre che dell’industria, specie media e piccola, dei petrolieri texani. Sul fronte agricolo attendiamo sviluppi.
Abituatevi agli scontri tecnologici. Avere la supremazia, come afferma Guido Salerno Aletta, su questo piano significa avere la primazia mondiale e gli americani non sono certo disposti a passare la staffetta.
E l’Italia del Memorandum? Dove sta? A parlare di taglio dei parlamentari per risparmiare 300 milioni? Ma per cortesia…
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Walter
O Xi Jinping vuole, fortissimamente vuole, il secondo mandato di Trump e della sua pericolosissima squadra di fanatici, oppure anche lui ha ben capito che entrambi i partiti americani candidano Trump alla presidenza e gioca d’anticipo con cruda realpolitik.
Forse il terzo incomodo, la Russia, questa volta è colui che non è destinato a godere. E la prima mossa in Bielorussia potrebbe esserne la prova. E aggiungo purtroppo.