Nell’ audizione in Parlamento il ministro dell’Economia Daniele Franco ha spiegato che il governo sta valutando una doppia governance nella gestione del Recovery Plan. Ha indicato “Una governance robusta e articolata” basata su “un modello organizzativo su due livelli strettamente interconnessi”. “Da un lato è prevista la costituzione di una struttura centrale di coordinamento del piano presso il Ministero dell’Economia a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del piano. Quest’ultimo “sarà affiancata da un audit indipendente”. (e questo dovrebbe essere il ruolo della società Mc Kinsey, ndr). Il secondo livello di governance sarà invece quello dei ministeri, che saranno responsabili dei progetti, e dove “ci saranno presidi di monitoraggio e controllo sulle misure di competenza. Presidi che si interfacceranno con la struttura centrale del Mef”.
Ma il ministro Franco ha anche spiegato che che le risorse in arrivo dal Recovery Fund, ossia la parte preponderante di quelli del programma europeo NextGen Eu, potrebbero essere un po’ inferiori rispetto a quanto fatto circolare fino ad oggi. “Nella finalizzazione del piano occorrerà tenere conto dei dati economici più aggiornati che tengono conto del fatto che il regolamento europeo emanato a febbraio prende in riferimento il reddito nazionale lordo del 2019. Questo porterà a una stima dell’entità delle risorse è di circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata nel piano a gennaio”, che era di 196 miliardi, di cui 69 sotto forma di trasferimenti, 127 sotto forma di prestiti. Inoltre, per quanto riguarda le risorse a fondo perduto, queste sono “soggette a un ulteriore margine di variabilità: solo il 70% dei trasferimenti è allocato in base a parametri già noti”, mentre sul restante 30% si deciderà nel 2022 in base all’andamento del Pil.
Gli obiettivi strategici su cui il governo sta mettendo le mani insieme alle riforme – oppure stando alla storia dovremmo definirle “controriforme” visto il loro carattere regressivo – previste per l’utilizzo delle risorse, il ministro Franco ha ricordato gli obiettivi strategici sono stati già indicati dal premier Mario Draghi: “produzione di energia da fonti rinnovabili, abbattimento dell’inquinamento di aria e acqua, rete ferroviaria veloce, reti di distribuzione di energia per i veicoli ad alimentazione elettrica, produzione e distribuzione di idrogeno, digitalizzazione, banda larga e reti di telecomunicazione”. Obiettivi che “saranno soggetti a vincoli concreti attraverso precisi criteri di ammissibilità” in base alle tre linee guida dell’Ue: digitalizzazione, conversione ecologica, inclusione sociale.
Relativamente alle “riforme” il ministro ha citato solo quelle della Pubblica amministrazione e della giustizia, che dovranno essere accompagnate da una “semplificazione normativa trasversale”.
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