Visto che i media italiani non fanno altro che parlare, rispetto alla Cina, di “poveri” miliardari perseguitati ed arrestati e repressione degli oligopoli privati, per la qual cosa noi proletari dovremmo piangere, proviamo ad allargare la prospettiva di analisi di questo Paese.
Chi ha letto il libro “Piano contro mercato” sa benissimo che la vera forza della Cina sono stati negli ultimi 20 anni tre passaggi:
– Legge sul lavoro del 2008, con il quale si passava dal plusvalore assoluto al plusvalore relativo,
– infrastrutturazione del Paese per aumentare la produttività totale dei fattori produttivi e conseguentemente la reflazione (aumento) salariale, e
– il salario sociale di classe, alloggi, istruzione, assistenza di base e, in ultimo la sanità, basata sulle assicurazioni perché un Paese di 1,4 miliardi di persone non può permettersi apparati mastodontici, ma capillari coperture spese.
Sulla sanità pubblica, il modello a cui ci si vuole avvicinare è quello italiano del 1978 varato da Tina Anselmi, è da decenni che i cinesi lo studiano.
Ebbene, negli anni scorsi si varò una riforma fiscale che dava una franchigia di spese mediche pari a 60 mila yuan (circa 6.500 euro), detraibili.
In questi ultimi 5 anni il Governo ha ristrutturato gli ospedali pubblici secondo standard occidentali (prima molti lasciavano a desiderare) e ora una novità. Il 26 luglio – ma scordatevi di trovare la notizia nei media italiani – la Municipalità di Pechino, accanto all’assicurazione medica di base, ha varato un’assicurazione di 195 yuan (circa 25 euro annui) valida per tutti i residenti, che copre spese mediche pari a 3 milioni di yuan (circa 400 mila euro), con una franchigia di base di 50 mila euro.
Di solito tali misure si estendono in seguito a tutto il Paese. Quella di Pechino varrà dal 1 gennaio.
Si tratta di una delle tante piccole iniziative a livello locale atte a migliorare la vita di tutti. Lo scopo non è quello di arrivare ad una sanità gratuita al 100%, ma diminuire la pressione sui cittadini per le cure costose (come ad esempio chemio o operazioni importanti), in modo da liberare i depositi da quel “salvagente” che le persone mettono da parte per eventi di questo tipo.
In generale la diagnostica in Cina è molto efficiente e costa relativamente poco (400-500rmb per una TAC, si fa in giornata, prenoti la mattina e il pomeriggio hai i risultati).
Lo scopo, come sa chiunque abbia letto il libro, è quello di estendere il salario sociale globale di classe per diminuire l’enorme risparmio precauzionale, come meccanismo di accumulazione.
Fa parte della strategia di Xi Jinping della “doppia circolazione” dove sarà preminente il mercato interno.
Tra l’altro, la carenza di semi-lavorati in giro per il mondo, che colpisce l’industria italiana abituata a “magazzino zero”, è dovuta proprio, tra le altre cose, al fatto che le aziende cinesi, come testimoniano contatti in Cina, stanno lavorando sempre più per il mercato interno invece che per le esportazioni.
Ora leggetevi la Gabanelli, mi raccomando.
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