Menu

Delocalizzare e esternalizzare: le parole del capitalismo di oggi

La questione della disparità del livello di tecnologia nelle diverse economie che si applicano nei sistemi produttivi è stata definita come una condizione essenziale delle conseguenti differenze nei livelli salariali, soprattutto a causa della difficoltà di riprodurre le condizioni tecniche negli Stati.

L’ovvia conseguenza di tali differenziazioni è rappresentata dall’autonomizzazione e compartimentazione dei “mercati autonomi della forza lavoro”. Da questa condizione di netta separazione, saranno maggiormente danneggiati i paesi che presentano forme di produzione anteriori a quelle capitalistiche, ovviamente caratterizzate da livelli di tecnologia applicata sicuramente più arretrati e modesti rispetto ai sistemi capitalistici maturi.

Di conseguenza operano contemporaneamente due modalità contraddittorie: la prima, basata sull’aumento delle competenze e della versatilità degli operatori di linea; il secondo, basato sulla banalizzazione di quelle stesse abilità, lasciando la versatilità in un operatore comune e generico che può essere schierato in qualsiasi parte del mondo.

Il trasferimento delle attività può o meno comportare l’esternalizzazione dell’attività trasferita. La distinzione in sé può creare confusione e non è raro che l’attività di delocalizzazione coinvolga la comproprietà tra il produttore nazionale originario e un partner nel paese ospitante l’investimento.

Dal punto di vista dei dipendenti, la distinzione potrebbe non essere rilevante.
Una catena del valore descrive il modo in cui un’impresa organizza e svolge attività che aggiungono valore ai beni e servizi che produce e vende, con una diversità di configurazioni territoriali e diversi tipi di integrazione.

La crescente complessità della produzione di massa, l’accentramento del capitale e la sua concentrazione hanno portato ad una internalizzazione delle attività del processo produttivo, includendo, in molti casi, all’interno della distribuzione del ciclo produttivo dell’azienda e anche delle attività di vendita.

A partire dagli anni ’70 si è registrata una progressiva perdita di peso nei costi totali del processo lavorativo, direttamente collegata alla produzione di nuovi valori d’uso.

Le tecniche di scomposizione di attività complesse sono state applicate negli anni ’80 per subappaltare compiti con un rapporto costi/benefici inferiore. In questo modo sono state individuate due tipologie di attività: attività verticalmente integrate (logistica interna, ad esempio individuazione delle sedi di stabilimento di nuovi stabilimenti produttivi), operations (linea di montaggio), logistica esterna (movimento dei prodotti), marketing (pubblicità e vendite) e servizi post-vendita.

Da parte loro, le attività integrate orizzontalmente comprendono la gestione delle risorse umane, la ricerca e sviluppo, gli acquisti, la finanza aziendale, la contabilità e altre funzioni di gestione.

Queste attività integrate nella catena del valore possono essere collegate in modi diversi, a seconda dell’importanza relativa che hanno nell’uno o nell’altro tipo di attività. Lo scopo delle nuove attività offshore è definire le attività di base dell’attività che devono essere integrate nella società e i collegamenti offshore e interterritoriali più appropriati per minimizzare i costi e massimizzare i profitti.

 

 * Nella foto: proteste per i licenziamenti alla Gkn di Campi Bisenzio (Firenze). In questa fase sembra che non siano più all’ordine del giorno. Dopo la sentenza del tribunale di Firenze che ha condannato l’azienda controllata dal fondo Melrose per comportamento antisindacale, le parti si sono riviste al Mise e la viceministra Alessandra Todde ha ottenuto che Gkn aprisse un vero confronto.

Non sarà quindi attivata la procedura di licenziamento, ottemperando a quanto chiesto dal giudice. Per l’azienda la procedura di liquidazione non è ostativa al percorso. In sostanza, si impegna a favorire la continuità produttiva e occupazionale pur ribadendo la sua volontà di andarsene.

Il percorso prevede allora la nomina di un advisor (il ministero propone Invitalia) e un eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali. Il Mise assicura che è pronto a mettere in campo gli strumenti a supporto, tra cui il fondo di salvaguardia

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *