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Il capitale ha bisogno del salario per vivere

Nelle riflessioni dei giorni scorsi occorre analizzare il conflitto tra il capitalismo e la lotta di classe da parte dei lavoratori in tutto l’Occidente negli anni Settanta.

I capitalisti passarono alla controffensiva con la Trilaterale, incominciando dal Cile e le bombe in varie parti d’Italia. Sostanzialmente vollero riportare le lancette della storia indietro di un secolo e mezzo (disconoscendo la stessa “natura progressiva” del capitale).

E’ come se nel ‘700 della Rivoluzione francese si disconoscesse Colombo del 1492 per ritornare alle Sacre Scritture, come se le Americhe non fossero mai esistite.

Ma la contraddizione capitale-lavoro è che i capitalisti riportano il lavoro all’indietro rendendolo precario, parziale, eliminando quello a tempo indeterminato; ma al contempo devono aumentare i consumi e se questi aumentano aumenta la produzione, facendo rinvigorire i salariati.

Si trova tra Scilla e Cariddi, il capitale, una contraddizione risolta con il credito al consumo e con l’indebitamento, foraggiato dalle ‘sue banche centrali, ma è un gioco che nel 2007 finisce, almeno per quanto riguarda l’efficacia.

Ma continua tuttora, marcendo, ma non ha più niente del vigore di un tempo.

In un tempo che sembra lontano, Rosa Luxemburg sosteneva che il capitale per entrare in crisi definitivamente occorre che tutti i paesi siano capitalisti.

La Cina si è sviluppata grazie ai capitali americani e grazie alla tecnologia Usa, anch’esse foraggiate dalla Fed. Ora, dopo 30 anni, la Cina si espande economicamente rendendo capitalisti paesi estremi dell’Asia centrale e dell’Africa.

Potrebbe essere una minaccia per gli americani ma al contempo – anche per loro – un’opportunità, perché vedrebbero aprirsi mercati per le loro multinazionali.

Il tutto in un contesto ottocentesco, i capitalisti di quel paese negarono la progressività del capitale e per andare avanti devono fare un salto qualitativo repressivo.

La popolazione carceraria americana, nel 1975, era di 300 mila unità, nel ’76 iniziò la controffensiva dei capitalisti e ora siamo a circa 5 milioni di unità, tra carcerati (due milioni), domiciliari e braccialetto elettronico (3 milioni).

I capitalisti hanno negato la modernità pur di sopravvivere. Non si tratta di riportare indietro la storia, ma di farla avanzare. Dopo il 1973 si è tornati indietro di un secolo e mezzo.

Non sono moderni, la modernità appartiene ai vinti.

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