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La recessione bussa alle porte degli Stati Uniti

Quello che giornali e telegiornali non dicono lo rivelano le agenzie di informazione economica. La recessione sta bussando forte anche alle porte dell’economia statunitense e lo fa in una economia messa al riparo dalle conseguenze economiche e politiche di una guerra;  al contrario di quel che sta accadendo alle economie europee costrette (dagli Usa soprattutto) ad adottare sanzioni alla Russia sempre più forti e controproducenti per l’Europa stessa.

Ma anche negli Stati Uniti la festa sembra essere finita da un pezzo. Scaricare la propria crisi e la propria inflazione sul resto del mondo è stato il gioco che gli Usa hanno fatto sistematicamente dal dopoguerra in poi, e dal 1971 in modo particolare.

Ma il mondo con cui gli Stati Uniti devono confrontarsi nel XXI Secolo non è più quello della Guerra Fredda e neanche quello dell’unipolarismo egemone statunitense vissuto dal 1991 fino ai primi anni del secolo attuale.

Il mondo sta diventando multipolare, che gli Usa lo vogliano o no. Il risveglio a Washington e a Wall Street non è stato indolore, per questo non esitano a spingere sulla guerra per poter girare all’indietro la ruota della storia.

Due agenzie economiche come Radiocor/Sole 24 Ore e TeleBorsa offrono spunti di informazione e analisi che vanno esaminati seriamente. Il China Daily, qualche giorno fa, era stato anche più preciso e sistematico.

Buona lettura

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La minaccia di recessione non risparmia gli Usa

di Lewis Grant *

da Radiocor Plus/Il Sole 24Ore

Se da un lato ci avviciniamo alla conclusione della stagione degli utili, dall’altro l’inflazione ed il conflitto in Ucraina continuano ad indirizzare i movimenti del mercato. I listini vengono da una settimana al rialzo grazie ai segnali positivi provenienti dai primi colloqui di pace, anche se lo scetticismo da entrambe le parti e l’assenza di segnali di ridimensionamento delle richieste di Mosca hanno contenuto il rally dello Standard&Poor 500 di qualche giorno fa.

L’inflazione mostra ormai tassi che non si registravano da diversi decenni nell’ambito dei mercati sviluppati. La minaccia di recessione incombe sui mercati, in particolare in Europa, anche se la brusca inversione di settimana scorsa sull’obbligazionario statunitense, combinata con un’elevata volatilità sulle opzioni del Treasury, rappresenta un vero e proprio monito: il rischio di recessione statunitense non dovrebbe essere ignorato.

Se i mercati obbligazionari statunitensi stanno mostrando segnali di stress, questo movimento non si riflette sul fronte azionario, laddove il VIX rimane contenuto e gli indici statunitensi scambiano al di sopra dei loro livelli pre-conflitto. Il mercato obbligazionario sembrerebbe avere una migliore gestione dei rischi potenziali.

Tuttavia l’amministrazione Biden sta considerando una mossa audace per combattere alcuni degli effetti dell’inflazione, un allentamento massiccio dalle riserve strategiche di petrolio.

I prezzi del barile sono oggi scesi bruscamente, anche se non è chiara la reale portata di tale supporto né la sua stessa durata. Rimane la questione più grande e più importante: come eliminare gradualmente le forniture energetiche russe, in particolare le forniture di gas all’Europa.

* Senior Global Equities Portfolio Manager, per la divisione internazionale di Federated Hermes

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Deutsche Bank prevede recessione in USA nel 2023

(da Teleborsa 5 aprile 2022)

Deutsche Bank prevede che gli Stati Uniti registreranno una recessione nel 2023 a causa della rapida stretta monetaria della FED per combattere l’inflazione. “La nostra previsione di una recessione negli Stati Uniti il prossimo anno è attualmente fuori dal consensus“, hanno riconosciuto gli economisti David Folkerts-Landau e Peter Hooper, aggiungendo però che prevedono “non sarà così a lungo“.

La banca tedesca è infatti la prima, tra le grandi banche d’affari, a prevedere una recessione per gli USA. Ieri Goldman Sachs ha affermato che la recessione è “tutt’altro che inevitabile”.

Deutsche Bank prevede che la banca centrale statunitense ridurrà il suo bilancio da 8,9 trilioni di dollari di quasi 2 trilioni di dollari entro la fine del prossimo anno e prevede che l’economia “subirà un duro colpo dall’inasprimento extra della FED entro la fine del prossimo anno e l’inizio del 2024”. La previsione sulla disoccupazione (che è scesa ulteriormente al 3,6% a marzo) stima una salita al 4,9% nel 2024.

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