Le potenze occidentali in Siria "non si preoccupano della situazione umanitaria, ma di difendere al Nusra". E’ l’accusa lanciata dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, nel tradizionale briefing del giovedì a Mosca. Da parte sua il segretario di stato americano John Kerry ha accusato la Russia di “legare i suoi interessi e la sua reputazione al regime (siriano, ndr)… una scelta irresponsabile e profondamente mal consigliata”.
Il ministero degli esteri russo aveva già affermato nei giorni scorsi: “Washington è pronta a fare un ‘patto col diavolo’ pur di assicurarsi l’agognato cambio di potere a Damasco”.
Si infiamma lo scontro verbale tra Stati Uniti e Russia sulla Siria: dopo l'annuncio di Washington della sospensione dei contatti bilaterali, Mosca ha confermato di aver schierato sistemi missilistici S-300 sulla costa siriana, allo scopo di difendere da eventuali attacchi la base russa di Tartus.
Come se non bastasse il Ministero della Difesa russo, attraverso il portavoce della Flotta del Mar Nero, ha annunciato che due corvette da guerra di classe Buyan, la “Zelenij Dol” e la “Serpukhov”, sono tornate nel Mediterraneo. I due vascelli avevano già stazionato al largo delle coste della Siria nei mesi scorsi per effettuare alcuni attacchi missilistici contro obiettivi di Daesh e di al Qaeda.
In un intervento realizzato questa mattina nel corso di una conferenza stampa il ministro della Difesa della Federazione Russa, Sergej Shoigu, ha affermato che l’intervento militare di Mosca in Medio Oriente, iniziato poco più di un anno fa, ha portato maggiore stabilità in Siria, ha permesso “la liberazione di una parte significativa del suo territorio da gruppi armati di terroristi internazionali” ed ha inoltre concesso alla Russia di dimostrare l’efficienza e l’efficacia delle nuove armi a disposizione del Cremlino che si sono dimostrate ‘altamente tecnologiche’. È stata inoltre acquisita "esperienza pratica nei lanci a lungo raggio di armi di precisione da navi e da sottomarini dalle acque del Mar Caspio e del Mediterraneo" e "per la prima volta sono stati usati i nuovi missili X-101, con un raggio d'azione fino a quattromila e cinquecento chilometri" ha aggiunto Shoigu che, in conclusione ha avvertito che Mosca sta sviluppando nuovi armamenti “che entreranno in azione nel prossimo futuro”. Un messaggio di avvertimento e minaccia indirizzato ovviamente non solo ai jihadisti di Daesh e di al Qaeda ma anche e soprattutto alle potenze in competizione con la Russia.
Intanto proseguono i raid aerei russi e governativi sui quartieri orientali di Aleppo, controllati dai miliziani fondamentalisti ormai accerchiati da una sempre più stretta morsa da parte dei soldati dell’esercito siriano e degli alleati libanesi e iraniani. I circa 25mila miliziani delle organizzazioni jihadiste e salafite asserragliati nei quartieri orientali della seconda città della Siria sono sotto attacco da nord e da est oltre che dal cielo. I bombardamenti aerei, che Mosca e Damasco avrebbero parzialmente ridotto nelle ultime ore, hanno ovviamente causato anche numerose vittime civili.
Nel frattempo i quartieri orientali di Aleppo controllati dai miliziani di al Nusra e di altre correnti fondamentaliste sono stati classificati nella categoria "zone assediate" dall'Onu. Attualmente sono 18 le zone assediate in Siria secondo le Nazioni Unite. I quartieri orientali di Aleppo hanno sostituito Daraya sulla lista delle Nazioni Unite dopo l'evacuazione dei ribelli in seguito ad un accordo con il governo siriano.
Sul terreno da segnalare un attacco, rivendicato dallo Stato Islamico presso il confine settentrionale della Siria, nei pressi di un campo per i rifugiati, che ha causato la morte di una trentina di miliziani aderenti a Failaq al-Sham, gruppo fondamentalista sostenuto dal regime turco. Secondo la rivendicazione arrivata da Daesh tramite la sua agenzia stampa Aamaq, l’esplosione ad Atmeh sarebbe stata causata da un kamikaze alla guida di un’autobomba.
Invece è di una ventina di morti e di circa sessanta feriti, per la maggior parte civili, il bilancio delle vittime di un raid aereo compiuto su un villaggio curdo vicino alla frontiera con la Turchia. Sarebbe stata proprio l’aviazione turca a bombardare il centro abitato, a circa 16 chilometri a sud est di al Bab, occupato parzialmente dai miliziani dell’Isis.
Marco Santopadre
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