Contrariamente a quasi tutte le apparenze, la moneta materiale (associata alla visione tradizionale e economicamente perturbatrici come all’ipotesi dello scambio relativo) non è il caso teorico generale delle valute, ma piuttosto lo è la moneta “immateriale” (associata alla teoria dell’emissione), puramente astratta, che appunto rappresenta il caso generale; così come la moneta materiale e tutte le sue versioni microeconomiche, rappresentano casi particolari.
L’evoluzione dei sistemi monetari verso schemi monetari immateriali – di cui l’euro è un esempio recente – conferma la superiorità dell’ipotesi di emissione rispetto allo scambio relativo.
Non c’è da stupirsi che la teoria convenzionale abbia così tante difficoltà a identificare cosa sia la “moneta”, dati i molti diversi prodotti fisici e finanziari che in vari momenti e in vari luoghi hanno “funzionato” in tutto o in parte come unità di conto, unità di pagamento e riserve di valore.
L’idea soggettiva di moneta viene applicata alla nozione di scambio relativo, e ciò consente di attribuire a un unico concetto le diverse funzioni attribuite alla valuta.
Nella teoria dominante, la confusione tra moneta e credito è inevitabile. In ogni caso, il funesto funzionamento del capitalismo si nutre della patologia nella formazione del capitale, spiegabile in termini di emissioni monetarie “vuote”, come creazione-distruzione del plusvalore, ovvero falsa moneta-credito.
La rottura dell’identificazione del falso prodotto risiede nell’origine delle figure fittizie, vuote e rappresentative reali del Minotauro capitalista. E questa rottura è monetaria prima che finanziaria. Monetaria nel senso della teoria delle emissioni, cioè nominale e reale allo stesso tempo.
Il disordine monetario provoca e diventa visibile nella malformazione del capitale, ma la sua origine risiede nell’esistenza delle emissioni monetarie “vuote”, creazione-distruzione di denaro falso-accaparrato, mancanza di fondi reali, e che colpiscono e sono il risultato delle azioni delle imprese e le loro corrispondenti relazioni monetarie nel capitalismo, compresa la nuova prospettiva della criptovaluta.
Bitcoin nasce il 31 ottobre 2008, ma solo l’anno successivo Nakamoto presenta al mondo il “genesis block”, il primo blocco della catena che ancora oggi unisce tutte le transazioni, ottenendo come ricompensa 50 btc.
Il primo riferimento al bitcoin risale al 5 ottobre 2008. Nel 2009, quando il sito web del New Liberty Standard pubblicò la sua prima offerta: con un dollaro si potevano acquistare più di 1.300 bitcoin.
Dopo il grande progetto di sviluppo, che ha visto crescere esponenzialmente il settore delle criptovalute in brevissimo tempo, è seguito un periodo di forte calo per lo stesso settore, con bitcoin e altre valute che non si stanno riprendendo da questa fase di declino.
Ci sono state perdite di miliardi di dollari in poche settimane di crollo economico giustificato da vari motivi, si pensi al crescente controllo normativo o alle iniziative intraprese da colossi di Internet come Google, Facebook e Twitter, che non consentono più agli utenti inserzionisti di creare pubblicità in criptovaluta. Forse il settore delle criptovalute ha la più grande divergenza di opinioni.
Dopo aver considerato la nascita, l’espansione e le varie criticità nell’utilizzo in senso speculativo e, all’opposto, come scelta alternativa di paesi del multicentrismo, di alcune criptovalute, diventa molto interessante per i nostri studi analizzare l’andamento di queste monete digitali nel corso degli anni, considerando gli eventi recenti più importanti e le principali cause dei tanti “boom e battute di arresto”.
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