Menu

NATOcentrismo e fabbrica del falso

La fase di sviluppo della mondializzazione capitalistica che viviamo si caratterizza per l’uso intensivo della scienza e della tecnologia nella produzione, a un livello qualitativamente e quantitativamente nuovo rispetto al passato, e per una implementazione della conoscenza come fattore produttivo fondamentale, come elemento di vantaggio competitivo su cui si basa la posizione di dominio globale di multinazionali e poli imperialisti.
Al tempo stesso, i diversi capitalismi in lotta contraddicono sé stessi, non generalizzando questo maggiore sviluppo; la differenziazione nei gradi di accumulazione capitalista si eleva così a condizione necessaria e al tempo stesso dirompente contraddizione nello sviluppo capitalistico e nelle nuove dinamiche imperialistiche.
Per ricostruire compiutamente quello che potremmo definire un filone della teoria marxiana, lavoro produttivo ed estorsione di plusvalore nei settori del terziario avanzato come i servizi connessi al ruolo produttivo della comunicazione e informazione ,si deve necessariamente fare un passo indietro.

Siamo in una nuova rivoluzione industriale, dove si generalizza l’applicazione dei progressi scientifici tecnologici, si cambia , o di tenta di innovare e rilanciare il modello di accumulazione capitalista, si massifica la sfera dei servizi e delle tecnologie dell’informazione e le comunicazioni raggiungono livelli mai conosciuti nella vita economica e sociale e produttiva delle grandi nazioni capitaliste.
Oggi la nuova fase della mondializzazione capitalistica, caratterizzata dall’emergere di diversi soggetti imperialisti su scala globale, è caratterizzata dall’emergere di un nuovo livello che non tempera, ma anzi esacerba le contraddizioni dello sviluppo capitalistico; un livello che richiede e stimola uno sviluppo delle forze produttive, e della scienza e della tecnica applicata alla produzione, ancora maggiore che in passato e in questo la comunicazione deviante, la fabbrica del falso e la sua messa a verità assoluta per il consenso e condizionamento imperialistico di massa.

Questa sintetica scansione storica non deve però far pensare che l’uso della comunicazione come dominio assoluto sulla conoscenza sociale sia un novum della fase attuale.
Va sottolineato che la comunicazione-conoscenza per il consenso e il dominio di massa si è sempre applicata al sistema produttivo , e di per se essa non rappresenta una “novità della globalizzazione” della fase attuale di ciò che semplicemente è un momento storico di una determinata forma drlla mondializzazione capitalista. Tuttavia, la differenza è segnata dalla sua applicazione istantanea ora permessa dalla tecnologia, dalla sua portata globale, e dal fatto che le nuove conoscenze ora rappresentano il fattore determinante del vantaggio competitivo.
Questo provoca ovviamente una ridefinizione non solo dei sistemi produttivi ma anche di quelli formativi nei paesi che per la loro posizione nella competizione globale sono in grado di poter effettivamente puntare sulla comunicazione -conoscenza.

L’idea, che alcuni hanno ventilato, di una società interamente terziarizzata, in cui la produzione vede venir meno la propria centralità, è un’assurdità, come appare chiaro se si considerano le centinaia di milioni di persone a oggi impiegate nell’industria o nell’agricoltura a livello globale. In tutta Europa, come negli Stati Uniti, il settore secondario è ancora oggi il core business della produzione capitalista.

Collegando paradigma cosiddetto postfordista e nuova rivoluzione industriale, – quarta, quinta? e industria 4.0 oppure 5.0? – è inevitabile imbattersi in quella che in molte pagine dei nostri trattati abbiamo chiamato “configurazione socio-produttiva dell’economia della conoscenza attraverso la comunicazione deviante“.

Ne risulta una economia o società della conoscenza imposta sul dominio del pensare e per il dominio sociale complessivo che, in ogni caso, non deve far dimenticare la permanenza e anzi la necessità strutturale di tutta una serie di lavori a basso o bassissimo valore aggiunto e più o meno alto tasso di sfruttamento che convivono a fianco delle nuove professioni molto qualificate, in un quadro di generale precarizzazione dei rapporti lavorativi e della vita stessa. Questa compresenza è un dato caratterizzante della fase attuale, come ci siamo sforzati di mostrare in maniera più sistematica nei vari Trattati di economia applicata scritti in questi ultimi dieci anni , in particolare in quelle parti volte alla verifica della vigenza delle leggi di funzionamento del Modo di produzione capitalistico (MPC) nell’economia applicata.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *