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Esplode la bolla tecnologica? Dopo Twitter licenziamenti anche a Meta/Facebook

Dopo i licenziamenti di migliaia di dipendenti di Twitter annunciati da Elon Musk, adesso turbolenze e licenziamenti si addensano intorno a Meta, la società statunitense proprietaria delle piattaforme Facebook e Instagram.

Fonti anonime hanno riferito al Wall Street Journal che in Meta i licenziamenti potrebbero interessare “migliaia di persone”, e che un annuncio ufficiale è previsto non più tardi di mercoledì 9 novembre. Stando ai risultati finanziari più aggiornati, relativi al terzo trimestre del 2022, Meta ha più di 87 mila dipendenti.

La società non ha commentato le indiscrezioni del Wall Street Journal. Dopo la pubblicazione dei risultati al 30 settembre, il boss di Facebook – Zuckerberg – aveva affermato che “alcune aree cresceranno in maniera importante, ma altre potrebbero essere ridotte il prossimo anno”.

Durante la pandemia Meta, come altre corporation della tecnologia, aveva fatto moltissime assunzioni: più di 27.000 nel 2020 e nel 2021, e poi altre 15.344 nei primi nove mesi di quest’anno, di cui circa un quarto nell’ultimo trimestre.

Nel frattempo, quest’anno, le azioni di Meta sono scese però di oltre il 70%. Non solo per la forte concorrenza di TikTok nel mondo dei social .

Secondo il New York Times la pubblicità digitale – che costituisce la maggior parte delle entrate di Meta – si è indebolita “a causa del ritiro degli inserzionisti, che ha colpito molte aziende di social media. L’attività di Meta è stata inoltre danneggiata dalle modifiche alla privacy introdotte da Apple, che hanno ostacolato la capacità di molte app di indirizzare gli annunci pubblicitari agli utenti”.

Sebbene inferiore, in termini percentuali, ai licenziamenti abbattutisi su Twitter – che hanno colpito circa la metà del personale di quell’azienda – il numero di dipendenti di Meta che potrebbero perdere il posto di lavoro potrebbe essere il più alto finora raggiunto da una grande azienda tecnologica.

La settimana scorsa Elon Musk, nuovo proprietario di Twitter, ha licenziato circa 3.700 dipendenti della piattaforma, circa la metà del totale dei lavoratori. Il magnate sudafricano fondatore di SpaceX intenderebbe ridurre drasticamente i costi e aumentare le entrate – si parla dell’introduzione una tariffa mensile a carico dei soli profili certificati sul social media. Ad alimentare ulteriore confusione questa mattina le agenzie riferiscono che Twitter si sarebbe sbagliata nell’invio dei messaggi di licenziamento e starebbe richiamando molti dei suoi collaboratori.

Secondo la rivista Fortune, Musk e i suoi collaboratori hanno studiato una serie di piani e scenari alternativi per il taglio del personale e la revisione delle politiche societarie di Twitter, e l’entità dei licenziamenti non è stata ancora stabilita in via definitiva. Uno degli scenari, però, prevede secondo le indiscrezioni il congedo di metà dei dipendenti con una buonuscita pari a 60 giorni di lavoro.

Ma licenziamenti sono previsti anche in altre società tecnologiche e di servizi connessi. Secondo Forbes licenziamenti sono stati annunciati alla Rydeshare Lift Stripe, Chime, Upstart, Zillow, Seagate Technology.

Del resto, le tecnologie fondate sull’informatica – entrate ormai in ogni ambito produttivo – hanno come caratteristica fondamentale quella di “risparmiare lavoro umano”, sussumendo in forma algoritmica funzioni e mansioni prima eseguite da persone in carne e ossa. E questo vale ovviamente sia per le produzioni “fisiche” della manifattura che per quelle presunte “immateriali”, a partire dalle grandi piattaforme social o commerciali.

Come avverte Paolo Panerai su Milano Finanza, parlando peraltro di un settore già abbondantemente informatizzato come la gestione dei patrimoni finanziari da parte delle banche: “L’avanzamento della tecnologia digitale, entro i prossimi 10-15 anni, specialmente nei servizi, sostituirà il lavoro umano per quasi il 50% di quanto è necessario oggi. Il professor Rasetti ha esemplificato con il caso della banca JP Morgan, dove lavora un suo allievo.

Per definire un contratto di gestione con il sistema tradizionale, erano necessarie 30 giornate di lavoro di un gestore: per analizzare gli obbiettivi del cliente, mettere a punto il portafoglio, gestirlo eccetera. In JP Morgan oggi, con il programma realizzato dall’allievo del professor Rasetti, quelle 30 giornate uomo sono sostituite dalla soluzione digitale, che esegue tutto in pochi secondi.”

E’ quella che si deve definire una tendenza sistemica, una evoluzione connaturata allo sviluppo tecnologico. Una tendenza che consente – a seconda del modo di produzione – di liberare tempo da dedicare ad altre attività, diverse dal lavoro necessario alla riproduzione, oppure di rendere disoccupate masse crescenti di popolazione. Nel modo di produzione capitalistico, come sappiamo la regola generale è la seconda…

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