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UE: la corsa alle materie prime /1

Dobbiamo muoverci alla velocità della luce. Non abbiamo un momento da perdere. Dobbiamo aumentare notevolmente i nostri sforzi. La bomba a orologeria climatica sta ticchettando”.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres al lancio del Rapporto di sintesi AR6 del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico del 2023 (IPCC): Cambiamento Climatico 2023. (
1)

Il cambiamento climatico è una realtà, ed è ormai ampiamente accettato che la combustione di combustibili fossili abbia contribuito in modo massiccio al riscaldamento globale. Un importante sondaggio commissionato dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) nel 2020 ha rilevato che il 72% degli europei occidentali e nordamericani si rende conto che stiamo vivendo in un’emergenza climatica (2). Nel suo discorso di apertura alla conferenza Beyond Growth tenutasi a Bruxelles nel maggio 2023, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Un modello di crescita economica incentrato sui combustibili fossili è semplicemente obsoleto. […] Dobbiamo decarbonizzare le nostre economie il prima possibile” (3).

Alla fine di novembre 2022, 87 paesi avevano annunciato impegni per ridurre le emissioni allo zero netto entro questo secolo. Insieme, questi paesi rappresentano oltre l’85% delle emissioni globali (4). Nella maggior parte dei casi, tuttavia, queste promesse e le relative previsioni si basano sul presupposto che il consumo e l’uso di energia cresceranno significativamente nei paesi ad alto reddito, in linea con la continua espansione capitalista. I piani per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, pur mantenendo l’attuale modello di crescita economica, dipendono dalla trasformazione delle economie e delle industrie basate sui combustibili fossili in [economie e industrie] alimentate dalle cd tecnologie pulite. Di conseguenza, si stima che la produzione di veicoli elettrici potrebbe aumentare di 15 volte entro il 2050 e che l’uso di fonti rinnovabili come i pannelli solari e le turbine eoliche potrebbe potenzialmente quadruplicarsi (5).

Questo processo viene inquadrato come una ‘transizione verde’.
Sebbene l’implementazione di sistemi ad energia rinnovabile e veicoli elettrici sia iniziata almeno 20 anni fa, ora sta andando avanti a pieno ritmo.
Ci sono diverse ragioni per questo. La prima è l’accettazione generale [del fatto che] il cambiamento climatico è una grave minaccia per la sopravvivenza dell’umanità su questo pianeta.
La seconda è la necessità di risolvere il [problema del] bassissimo tasso di crescita delle cosiddette economie capitaliste mature, con alcune che sono addirittura entrate in recessione, come quella tedesca, abbinato ai bassi tassi di investimento privato causati – tra le altre ragioni – da un numero crescente di conflitti armati e tensioni geopolitiche.
La necessità di convertire il capitalismo basato sui combustibili fossili nella sua versione verde per salvare l’umanità dal disastro climatico è usata per giustificare i grandi flussi di spesa pubblica, garanzie di credito e altri incentivi e benefici per le imprese private, che sono considerate i motori fondamentali della transizione verde (6).
Tuttavia, nonostante il suo inquadramento, il linguaggio della transizione verde viene anche usato per nascondere e tingere di verde l’intensificazione del militarismo, anche alle frontiere europee, con le cosiddette materie prime critiche “verdi” che finiscono per soddisfare le esigenze del boom dell’industria degli armamenti e della sicurezza (7). Allo stesso tempo, né la struttura del sistema capitalista e dei suoi modi di produzione e di consumo – le cause alla radice delle molteplici crisi di oggi – né i beneficiari dell’ampio sostegno fiscale, sono in discussione.

Piuttosto, le principali potenze economiche, in particolare la Cina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea, sono impegnate in una forte concorrenza per assumere la guida di questo processo di transizione, con programmi di sostegno specifici e sovvenzioni per i loro settori industriali nazionali. La Commissione europea, ad esempio, ha presentato il suo European Green Deal, un’iniziativa che comprende decine di misure per rendere l’economia europea più verde e neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 (8).

Uno di questi è il Green Deal Industrial Plan (GDIP), che è stato lanciato nel febbraio 2023 e prevede un importante sostegno finanziario ed incentivi per gli investimenti in tecnologie più pulite. (9)
Gli Stati Uniti con la loro Inflation Reduction Act (IRA) (10), e la Cina con il suo Made in China 2025 (11), hanno lanciato i propri ambiziosi programmi di sovvenzioni per accelerare la trasformazione delle industrie e delle economie nazionali e per mantenere il maggior numero possibile di fasi di lavorazione nei propri paesi.
Il punto debole di queste iniziative è l’accesso alle materie prime e ai metalli primari necessari per trasformare la base di potere di queste economie.
Ciò è particolarmente vero per l’UE, che già consuma il 25-33% dei metalli prodotti a livello globale con appena il 6% della popolazione mondiale (12)
Inoltre, per la maggior parte dei metalli l’UE dipende dal 75% al 100% dalle importazioni, e la maggior parte proviene dalla Cina o da paesi del Sud globale (13).

Il piano dell’UE per ridurre il rischio di approvvigionamento per la transizione energetica

Nel 2022 l’UE ha adottato il piano d’azione REPowerEU con l’obiettivo di incentivare entro il 2030 più progetti di energia rinnovabile, in particolare eolico e solare fotovoltaico (PV), ma anche la produzione di idrogeno. Questo piano ambizioso significa che ci sarà un aumento della domanda di materie prime critiche. Per ridurre il rischio di interruzioni nell’approvvigionamento di materie prime e promuovere la sua autonomia strategica, la Commissione Europea ha presentato la legge sulle materie prime critiche (Critical Raw Materials Act – CRMA) nel marzo 2023 (14).
A differenza di altre politiche dell’UE, in meno di un anno la proposta legislativa è passata da Consiglio alla Commissione UE e al Parlamento Europeo, fino all’adozione finale il 12 dicembre 2023 (15).
Il Critical Raw Materials Act stabilisce un inquadramento per garantire l’accesso a un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime essenziali e per salvaguardare la resilienza economica dell’Unione, definisce un elenco di materie prime critiche e strategiche e fissa obiettivi in termini di approvvigionamento e trasformazione da raggiungere entro il 2030, in particolare:

• almeno il 10% del suo consumo annuo di materie prime critiche (CRM) deve essere estratto dall’UE;
• almeno il 40% del consumo annuo di CRM trasformati (fusi e raffinati) deve provenire dall’UE;
• almeno il 25% del suo consumo annuo deve provenire da metalli e minerali riciclati provenienti dall’UE;
• non più del 65% del consumo annuo dell’UE di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase di trasformazione pertinente dovrebbe provenire da un singolo paese terzo.

L’approvvigionamento da fonti riciclate (25%) avverrà solo dopo la fine del ciclo di vita delle attuali tecnologie per l’energia pulita. Fino ad allora, l’UE avrà bisogno di un approvvigionamento di minerali primari. Mentre l’obiettivo è quello di estrarre almeno il 10% dall’UE, si considera il processamento delle materie prime critiche con una percentuale molto più alta (40%). La sfida principale, quindi, consiste nel garantire l’accesso all’estrazione delle materie prime primarie, che è il primo passo della catena del valore.

Le materie prime critiche

L’elenco delle materie prime critiche è stato aggiornato nel 2023 con sei nuovi materiali considerati ‘critici’ rispetto al 2020. L’elenco di 34 materie prime minerali e metalliche comprende attualmente il nichel e il rame, entrambi considerati materie prime strategiche non per il rischio di approvvigionamento ma anche per la loro elevata importanza economica per l’UE. (16)

Il nichel, ad esempio, è un componente cruciale della batteria e, sebbene l’offerta sia diversificata, l’UE ritiene che questa materia prima sia strategica a causa delle potenziali sfide future dovute alla sua concentrazione di proprietà. Altri minerali sono elencati come strategici perché sono necessari non solo per la transizione verde e digitale, ma anche per produrre tecnologia aerospaziale e di difesa, entrambi i settori in cui la domanda dovrebbe aumentare (17).

Fonte: rielaborazione propria dell’analisi del Joint Research Centre (JRC) (18).

A Il rischio di approvvigionamento può variare da 0 a 20, ma il valore più alto qui è di circa 6. Un elemento è
definito critico se SR è maggiore o uguale a 1, mentre non è critico se SR è minore di 1 (Studio del JRC, 2023).
B La tabella presenta 31 singole materie prime e 3 gruppi di materiali: HREE, LREE e PGM.

Accordi commerciali e di investimento per garantire l’accesso alle materie prime critiche

Per la maggior parte delle materie prime, l’approvvigionamento dell’Unione dipende interamente dai paesi terzi. Per ridurre il rischio di approvvigionamento, l’UE ha stabilito che entro il 2030 non più del 65% della sua fornitura di materie prime critiche debba provenire da un singolo paese terzo.

Sia il regolamento sulle materie prime critiche che il piano industriale del Green Deal menzionano il “libero scambio per le catene di approvvigionamento resilienti” come elementi cruciali per mitigare il rischio di approvvigionamento e garantire una corretta attuazione dei piani di transizione verde dell’UE. Per garantire il libero scambio e il suo accesso alle materie prime critiche, l’UE propone diverse azioni esterne nelle quali i partenariati strategici (SPS) sulle materie prime e gli accordi di libero scambio (FTAs), con capitoli su energia e materie prime, svolgono un ruolo importante (19). L’UE promuove questi accordi di libero scambio e gli strumenti correlati come partenariati vantaggiosi per entrambe le parti: l’UE riceve l’accesso alle materie prime critiche di cui ha bisogno e aiuta i paesi fornitori a costruire la capacità di processamento per fare passi avanti nella catena del valore delle tecnologie pulite.
Tuttavia, dopo quasi 25 anni di esperienza in materia di accordi di libero scambio tra l’UE e i paesi del Sud globale (20), questi accordi possono davvero essere descritti come vantaggiosi per tutti?
Quali sono gli effetti degli accordi di libero scambio firmati da partner asimmetrici?
E se questi accordi non sono reciprocamente vantaggiosi, cosa significa questo per le modalità con cui dovrebbe avvenire la transizione ai sistemi di energia rinnovabile?

La transizione verde dell’UE e il suo tallone d’Achille: l’accesso alle materie prime critiche

Il futuro scenario della domanda nell’UE.
Tra instabilità geopolitica e concorrenza globale, con l’accelerazione della transizione energetica a livello mondiale si prevede un aumento della necessità di materie prime per garantirne l’attuazione nell’UE.
Secondo le ultime ricerche condotte dal EU Joint Research Centre, esistono due scenari sulla domanda futura nell’UE.
L’High Demand Scenario (HDS) prevede una rapida implementazione della tecnologia in linea con gli obiettivi energetici e di mitigazione dei cambiamenti climatici più ambiziosi fissati da paesi/regioni, come gli obiettivi REPowerEU per l’UE nel 2030. Lo scenario a bassa domanda (Low Demand Scenario, LDS) prevede l’implementazione graduale della tecnologia e varie combinazioni di quote di mercato e intensità dei materiali (21).
Nonostante un aumento più moderato della domanda di materiali rispetto allo scenario High Demand (HDS), vi è ancora una chiara crescita in entrambi gli scenari. Entro il 2050, si prevede che la domanda globale di litio e grafite cresca approssimativamente di circa 14 e 7 volte l’attuale offerta globale, mentre il dysprosio e il neodimio dovrebbero registrare un aumento della domanda di circa 1,5 volte (22).         

La crescita principale delle tecnologie coinvolte nelle rinnovabili è prevista per il solare fotovoltaico (FV), per le turbine eoliche, per gli elettrolizzatori, per le batterie agli ioni di litio, per le celle a combustibile e per le pompe di calore.

Ad esempio, gli scenari di Global Energy and Climate Outlook (GECO) prevedono un aumento della capacità eolica da 732 GW nel 2020 a ben 8.400 GW entro il 2050. Si prevede inoltre che il fotovoltaico salirà da 710 GW nel 2020 a potenzialmente 16 volte tale quantità entro il 2050 (23). Ogni tecnologia ha un fabbisogno specifico di materie prime, e ci sono dipendenze critiche dalle importazioni, in particolare dalla Cina. Le turbine eoliche si basano su elementi di terre rare pesanti e leggere, mentre il fotovoltaico solare dipende da materie prime strategiche come il silicio. Le batterie utilizzano materiali come litio, cobalto e grafite, tutti considerati critici o strategici.

Gli elettrolizzatori richiedono metalli del gruppo del platino e altri materiali strategici. Anche le pompe di calore dipendono da materie prime specifiche, sebbene generalmente assicurate. Nel complesso, l’UE si trova ad affrontare grandi vulnerabilità della catena di approvvigionamento nell’importazione di materie prime critiche per la produzione di tecnologie rinnovabili. Come viene mostrato nella figura seguente, la maggior parte delle materie prime necessarie per ciascuna tecnologia sono considerate critiche o strategiche, il che significa che questo crea un’elevata vulnerabilità al rischio di approvvigionamento lungo la catena di forniture (materie prime, materiali trasformati, componenti e assemblati).

(1. Continua)

 * Tratto da: The Raw Materials Rush. How the European Union is using trade agreements to secure supply of critical raw materials for its green transition, Bettina Müller, Luciana Ghiotto, Lucía Bárcena. Visual designer: Carlotta Cat, Transnational Institute, gennaio 2024 – 33 pp.

Traduzione in italiano Ecor.Network.

Note:

1) Van Mead, N., ‘The IPCC Ultimatum: Can renewable energy be scaled up in time?’, 2023.

2) UNDP, People’s Climate Vote2021, pp. 68.

3) Opening plenary – Limits to Growth: where do we stand and where do we go from here?, 15 maggio 2023.

4) International Energy Agency, Energy Technology Perspectives 2023, 2023, pp. 464.

5) Ibidem.

6) Transnational Institute, Primer on climate security, 2021, pp. 39.

7) Corporate Europe Observatory and Observatoire des Multinationales, Blood on the Green Deal: How the EU is boosting the mining and defence industries in the name of climate action, 2023.

8) European CommissionA European Green Deal, 2019.

9) European Commission, The Green Deal Industrial Plan: putting Europe’s net-zero industry in the lead, 2023.

10) The White House, By the numbers: The Inflation Reduction Act, 2022.

11) Institute for Security and Development Policy, Made in China 2025, 2018.

12) Friends of the Earth Europe, Mining the depth of influence. How industry is forging the EU Critical Raw Materials Act, 2023, pp. 35.

13) Green European Foundation, Wetenschappelijk Bureau GroenLinks, Metals for a Green and Digital Europe – An Agenda for Action, 2021, pp. 32.

14) European Commission, European Critical Raw Materials Act, 2023.

15) European Parliament legislative resolution of 12 December 2023 on the proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council establishing a framework for ensuring a secure and sustainable supply of critical raw materials and amending Regulations (EU) 168/2013, (EU) 2018/858, 2018/1724 and (EU) 2019/1020 (COM(2023)0160– C9-0061/2023 – 2023/0079(COD)).

16) L’elenco delle materie prime definite critiche dall’UE è il seguente: antimonio, arsenico, bauxite, bario, berillio, bismuto, boro, cobalto, carbone da coke, rame, feldspato, fluorite, gallio, germanio, afnio, elio, elementi di terre rare pesanti, elementi di terre rare leggere, litio, magnesio, manganese, grafite naturale, nichel – grado della batteria, niobio, roccia del fosfato, fosforo, metalli del gruppo del platino, scandio, metallo del silicio, stronzio, tantalio, metallo di titanio, tungsteno, vanadio. Fonte: Annex 2, Critical Raw Materials Act, 2023.

17) European Commission (2023c) Proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council establishing a framework for ensuring a secure and sustainable supply of critical raw materials and amending Regulations (EU) 168/2013, (EU) 2018/858, 2018/1724 and (EU) 2019/1020.

18) European Union, Supply chain analysis and material demand forecast in strategic technologies and sectors in the EU – A foresight study, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2023.

19) European Commission (2023a), op. cit.

20) Sugli effetti dei trattati di libero scambio europei con i paesi dell’America latina vedi: Ghiotto, L. and Laterra, P., 25 años de tratados de comercio e inversión en América Latina, Buenos Aires: Rosa Luxemburg Foundation, 2020.

21) European Commission (2019), op. cit.

22) Carrara, S., Bobba, S., Blagoeva, D., Alves Dias, P., Cavalli, A., Georgitzikis, K., Grohol, M., Itul, A., Kuzov, T., Latunussa, C., Lyons, L., Malano, G., Maury, T., Prior Arce, Á., Somers, J., Telsnig, T., Veeh, C., Wittmer, D., Black, C., Pennington, D., Christou, M., Supply chain analysis and material demand forecast in strategic technologies and sectors in the EU – A foresight study, Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2023, doi:10.2760/386650, JRC132889.

23) European Union (2023a), op. cit.

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