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Quante balle sul traffico marittimo nel Mar Rosso. Il problema è l’eccesso di offerta

Le azioni del colosso danese delle spedizioni marittime Maersk sono crollate. Colpa degli Houthi dello Yemen? No, tutt’altro. Le azioni sono crollate dopo che si sono palesate prospettive di utili incerte per il 2024 legate a un eccesso di offerta di navi portacontainer e solo in parte agli attacchi dei ribelli yemeniti nel Mar Rosso.

La previsione negativa è arrivata dopo che gli utili della Maersk del 2023 hanno dovuto fare i conti con un eccesso di capacità nel settore marittimo, il che ha causato un calo delle tariffe di trasporto dopo gli anni della “pacchia” a seguito della pandemia di Covid.

Il gruppo Maersk ha registrato un calo di oltre sette volte del suo utile netto lo scorso anno, sceso a 3,8 miliardi di dollari, rispetto ai 29,2 miliardi di dollari del 2022. Le sue entrate sono scese a 51 miliardi di dollari rispetto agli 81,5 miliardi di dollari dell’anno precedente.

Il prezzo delle azioni di Maersk ha chiuso giovedi in ribasso di quasi il 15% alla borsa di Copenaghen, danneggiato anche dall’annuncio della società di sospendere il suo piano di riacquisto di azioni.

Le tariffe del trasporto marittimo erano aumentate vertiginosamente nel 2022 a causa della carenza di capacità a causa dell’elevata domanda a seguito della fine delle restrizioni dovute alla pandemia di COVID.

“L’elevata domanda alla fine ha iniziato a normalizzarsi quando le congestioni si sono attenuate e la domanda dei consumatori è diminuita, portando a un eccesso di scorte”, afferma la Maersk nel suo report sugli utili aziendali.

Questa “correzione” ha portato “a un rapido e forte calo dei volumi e delle tariffe spedite” a partire dalla fine del terzo trimestre del 2022. Nel report si prevede che le “sfide dell’eccesso di offerta” nel settore del trasporto marittimo “si materializzeranno pienamente” nel corso del 2024, afferma la Maersk.

Il gigante dei trasporti marittimi ha così abbassare le sue previsioni per il 2024 per il suo utile core – utili prima di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento – a un intervallo compreso tra 1,0 miliardi di dollari e 6,0 miliardi di dollari.

“Rimane un’elevata incertezza sulla durata e sul grado dell’interruzione del Mar Rosso, con la durata da un trimestre a un anno intero riflessa nell’intervallo di riferimento”, afferma il report della Maersk.

Il presidente della compagnia, Robert Maersk Uggla e l’amministratore delegato Vincent Clerc affermano nel report che “il 2023 si è concluso con molteplici attacchi angoscianti a navi da carico nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden”, sottolineando che due delle navi della compagnia erano state prese di mira. “Siamo inorriditi dall’escalation di questo sfortunato conflitto”, dicono i due amministratori.

L’agenzia Reuters fa sapere che l’amministratore delegato di Maersk, Vincent Clerc, ha dichiarato ai giornalisti che il numero di nuove navi in arrivo sul mercato è circa il doppio rispetto alla capacità extra necessaria per inviare le navi in Africa.
La spinta della pandemia sui profitti del trasporto marittimo ha portato a un’ondata di nuovi ordini di navi. Le navi consegnate alla fine dell’anno scorso sono state utilizzate per coprire i vuoti creati da navigazioni più lunghe intorno all’Africa, ma l’eccesso di capacità si concretizzerà completamente solo nel 2024, per poi farsi sentire nel 2025 e forse nel 2026, ha affermato Clerc.
“Vedremo che ci sono troppe navi nel mondo rispetto al numero di container che devono essere trasportati”, ha detto. “Anche se tra un anno navigheremo ancora a sud dell’Africa, l’eccesso di capacità e la pressione sui prezzi persisteranno”.

Nel Mar Rosso di solito transita circa il 12% del commercio marittimo globale. La Maersk e altre compagnie di navigazione hanno deviato le navi lontano dal Mar Rosso, prendendo la rotta più lunga e costosa intorno alla punta meridionale dell’Africa.

A fine febbraio una flotta militare europea andrà nel Mar Rosso con la missione “Aspides” per tutelare i traffici marittimi di compagnie come la Maersk, ma accollare ai miliziani houthi dello Yemen i guai di un settore che ha fatto affari d’oro a seguito della pandemia di Covid ed ora sta facendo i conti con un eccesso di offerta di navi per i trasporti marittimi, è una ennesima e sanguinosa bugia dei governi occidentali.

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10 Commenti


  • Lollo

    Ma si il problema Suez e’ un problema. Ma parlando d’ economia occidentale sono convinto di poter attribuire la contrazione della domanda dei beni, con conseguente calo di spedizioni, ad una forte contrazione dell’ economie imperialiste occidentali. Essendo quasi tutte scarseggianti di fonti d: energia e materie prime, eccetto gl’ Usa, soffrono terribilmente i costi diretti ed indiretti dell’ economie di guerra dei vari conflitti. Sanzioni comprese.


  • Franco

    Grazie delle chiare info, come dire dare del tu alle cose


  • Mario Brainich

    descrizione MarRosso perfetta.


  • Nicola

    ma a chi si deve credere in questo mondo degli ASOCIAL ?


    • Redazione Contropiano

      forse l’errore sta nel “credere”, che in genere riduce ad assai poco il “pensare criticamente”…


  • Sandro

    Risposta all’utente Nicola.
    Hai sollevato un problema grande di cui si vuole parlare poco, ovvio che come i media anche in rete ci fanno sapere ciò che vogliono manipolando a proprio piacimento le informazioni autentiche, a mio solo il fiuto di ognuno di noi può fare la differenza per accumularsi, a questo proposito aggiungo che anche i motori di ricerca esistenti in rete tracui anche Google indicizzano solo le informazioni che piacciono ai loro filtri oppure sbattono ai primi posti delle ricerche i contenuti di siti sponsorizzati cioè che hanno pagato per essere trovati in rete, complimenti Google.


  • Matcello

    I problemi della Maersk e del comparto navale delle merci c’entrano poco e niente col fatto che la crisi nel mar rosso obbliga le portacontainer a fare 10 giorni in più di navigazione con evidenti riflessi sui costi delle tratte per l’Europa e con ricadute ovvie sui prezzi delle merci andremmo a comprare.


    • Redazione Roma

      Mica tanto. La principale compagnia mondiale di noli marittimi – la Maersk – ha visto precipitare il valore delle proprie azioni non a causa degli Houthi nel Mar Rosso ma per problemi legati all’offerta di trasporti. Inoltre andrebbe detto che gli Houthi non attaccano “tutte le navi” ma solo quelle ritengono dirette al porto israeliano di Eilat sul Mar Rosso. Le navi italiane potevano transitare tranquillamente nel Mar Rosso, ma hanno strombazzato l’allarme rosso senza motivi reali per poter giustificare l’invio di una flotta a spalleggiare gli interessi israeliani e adesso sono finite nel mirino – giustamente – anche le navi italiane.


  • Daniele Pasquotti

    Che la crisi del Mar Rosso sia un problema reale, non serve un genio. Circumnavigare l’africa costa. Poi dare colpa tutto alla disinformazione o alla crisi delle economie occidentali e un modo come un’altro per una lettura di parte della situazione. Se uno volesse essere più vicino alla realtà potrebbe anche mettere sul piatto la convenienza politica ed economica di Russia e Cina. Alla fine gli Houthi sono solo uno strumento in mano ad altri. Gli interessi in Africa sono di altri e non degli africani


    • Redazione Contropiano

      Sostituire l’analisi concreta con il “complotto russo” (o cinese, o di entrambi) è un modo – non il più intelligente – di vietarsi la possibilità di capire quel che accade. E immaginare che un popolo combatta perché qualcuno glielo “suggerisca” è un insulto. Persino per gli ucraini, i più vicini a questa definizione…

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