L’Istat ha pubblicato il rapporto sulla redistribuzione del reddito in Italia per l’anno 2024. Come l’istituto scrive sul proprio sito, i risultati presentati “valutano gli effetti sui redditi disponibili delle famiglie generati dalle politiche redistributive introdotte nel 2024“, e il verdetto è tutt’altro che positivo.
Gli interventi normativi considerati sono la riforma dell’Irpef, l’eliminazione del Reddito/Pensione di Cittadinanza, sostituiti dall’Assegno di Inclusione (ADI), gli esoneri contributivi per lavoratori dipendenti e le lavoratrici dipendenti madri, e infine l’indennità una tantum per i lavoratori dipendenti (il cosiddetto Bonus Natale).
“Nel complesso – scrive l’Istat nel rapporto – le modifiche al sistema di tasse e benefici prese in esame esercitano un effetto contenuto sulla distribuzione dei redditi. L’indice di Gini aumenta di poco più di un decimo di punto, da 30,25% a 30,40%“. Tale indice viene usato per misurare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito: questa è maggiore se aumenta anche l’indice.
Le politiche del governo Meloni hanno perciò peggiorato la capacità redistributiva degli interventi pubblici, ma ciò che va sottolineato è che di tale peggioramento soffronto soprattutto le famiglie più povere. Infatti, è il passaggio al regime dell’ADI da quello del reddito di cittadinanza (già depotenziato nel 2023) a segnare profondamente i risultati.
“Le misure esaminate comportano il peggioramento del reddito disponibile di poco meno di 1 milione e 200 mila famiglie (4,5% del totale). La perdita è pari in media a quasi 2mila euro, è concentrata tra le famiglie del quinto più povero (94,6% della perdita totale) ed è riconducibile per lo più al passaggio dal RDC all’ADI“.
Nello specifico, il passaggio all’ADI ha comportato “un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (3,2% delle famiglie residenti). La perdita media annua è di circa 2mila 600 euro e interessa quasi esclusivamente le famiglie che appartengono al gruppo delle famiglie più povere“.
Per circa 400 mila famiglie non è cambiato sostanzialmente nulla, mentre solo 100 mila nuclei hanno avuto un beneficio dal passaggio al nuovo regime, in virtù del diverso metodo di calcolo del trattamento dei componenti con disabilità. L’effetto della sostituzione del reddito di cittadinanza con l’ADI è l’aumento di oltre 2 decimi di punto dell’indice di Gini.
Le altre misure hanno dunque solo parzialmente riequilibrato gli effetti dell’introduzione dell’ADI, tra l’altro facendo pagare lo scompenso ulteriore nella redistribuzione della ricchezza alla fascia più povera dalla popolazione. Senza considerare che anche in quella appena superiore non se la passano benissimo.
Questo è il risultato delle politiche del governo Meloni: peggiorare la condizione dei più deboli, renderli più ricattabili per rispondere alle richieste dei prenditori italiani, che non sanno far altro che vivere di sussidi, rendite e sfruttamente intensivo. Le battaglie per il salario minimo e una maggiore tutela della sicurezza sul posto di lavoro si rivelano ancora più imprescindibili.
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Giuseppe Baiocco
Con questa idea bellicista la situazione peggiorerà di molto.
A mio avviso molti paesi Europei si trovano
in difficoltà politica (vedi Inghilterra. Francia e Germania).
A.questi stati fanno molto comodo questo
clima belligerante.
E non stanno giocando solo con la vita dei ragazzi Ucraini,ma creano povertà in tutta Europa .