Menu

Più di un minore su quattro è a rischio esclusione sociale. E la povertà viene ereditata

Il 14 luglio l’Istat ha pubblicato l’aggiornamento sulle condizioni di vita dei minori di 16 anni, con dati riguardanti il 2024. Accanto a questi dati, sono stati diffusi anche quelli sulla trasmissione intergenerazionale degli svantaggi nei paesi dell’UE, che fanno riferimento all’anno 2023.

I numeri attestati destano profonda preoccupazione rispetto alle prospettive delle generazioni future. Infatti, nel 2024 il 26,7% dei minori è a rischio povertà o di esclusione sociale, con questa quota che nel Sud e nelle Isole arriva addirittura al 43,6%. Parliamo dunque di più di un minore su quattro in generale, quasi uno su due nel Mezzogiorno.

Ci sono alcune categorie di famiglie che vedono i propri ragazzi a maggior rischio: i nuclei con più figli, quelli in cui i genitori hanno un livello di istruzione basso, e quelle con minori stranieri, per cui il rischio di povertà o esclusione sociale si presenta nel 43,6% dei casi, oltre 20 punti percentuali rispetto ai coetanei con cittadinanza italiana.

È interessante notare che le difficoltà economiche delle famiglie con componenti sotto i 16 anni sono spesso legate al pagamento di un mutuo (il 22,7% dei nuclei con minori a rischio esclusione sociale, quota più che doppia rispetto a quella rilevata sul totale delle famiglie) o di un affitto (23,6% contro 18,4%).

Se parliamo di deprivazione materiale e sociale specifica, è più di un minore su 10 che si trova in questa condizione (11,7%), presentando almeno tre segnali di deprivazione tra i 17 previsti. C’è poi il 4,9% dei minori che presenta segnali di insicurezza alimentare, con una netta prevalenza al Sud: 3,1% nel Nord, 2,1% nel Centro, 8,9% nel Mezzogiorno.

Va sottolineato che sul rischio di povertà che potrebbe vivere il minore in età adulta pesa tantissimo proprio la situazione finanziaria della famiglia in cui vive, “il rischio cioè di vivere in una famiglia con un reddito netto equivalente inferiore a una soglia fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito netto equivalente“.

Anche nei Paesi UE, l’incidenza del rischio di povertà di chi ha un’età compresa tra i 25 e i 59 anni è più elevata per coloro che, a 14 anni, vivevano in famiglie con difficoltà finanziarie: nel 2023 era del 20% rispetto al 12,4% di chi è cresciuto in famiglie con una buona condizione economica.

Ma l’Italia è tra i paesi UE che registrano le maggiori differenze: per il Belpaese i dati rispettivamente segnano 34% e 14,4%, con una differenza di gran lunga maggiore che nel resto dell’Unione. Il che significa che, in Italia, le disugaglianze sono ereditate più facilmente, con un peso sul futuro dei giovani più pesante che altrove.

Quello italiano è insomma un sistema di cristallizzazione delle disuguaglianze sociali ed economiche, in cui ormai anche l’istruzione sta perdendo, piano piano, il ruolo emancipatorio avuto nei decenni precedenti. La distruzione dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori hanno delineato un modello in cui c’è poco o nulla da salvare.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *