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Nove europei su dieci preoccupati dal carovita e dalla povertà. Ma nei paesi euromediterranei è ancora peggio

L’aumento dei prezzi è diventato la prima preoccupazione per i cittadini europei. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro del Parlamento europeo,  questo è ciò che inquieta il 93% degli intervistati in Europa mentre l’82% è preoccupato dalla minaccia di povertà e di esclusione sociale. Ma – a conferma di uno perdurante sviluppo disuguale all’interno della Ue – lo sono in misura assai più accentuata nei paesi euromediterranei, i cosiddetti PIGS.

Negli stati membri dell’Unione Europea, infatti sono oltre sette su dieci quelli che hanno dichiarato di esser preoccupati del crescente costo della vita, ma i numeri più alti sono quelli in Grecia (100%), Cipro (99%), Italia e Portogallo (entrambi con una percentuale pari al 98%).

L’aumento dei prezzi, compresi quelli dell’energia e dei generi alimentari, è stato avvertito da ognuna delle categorie per sesso ed età presi in esame dal sondaggio.

La seconda preoccupazione più citata (82%) è la minaccia della povertà e dell’esclusione sociale, seguita dal cambiamento climatico e dalla guerra in Ucraina con l’81%. In Italia salgono al 92% i cittadini preoccupati dal cambiamento climatico, così come dalla crescente povertà e esclusione sociale (anch’essa al 92%).

Al momento resta solida l’aspettativa (o l’illusione?)  che la Ue continui a lavorare su possibili soluzioni per mitigare gli effetti aggravanti delle molteplici crisi che hanno colpito il continente. Tuttavia, al momento i cittadini non si dicono soddisfatti delle misure intraprese, a livello sia nazionale sia europeo.

Le recenti crisi, e in particolare la guerra in Ucraina, stanno rafforzando il sostegno dei cittadini all’Ue: il 62% vede l’adesione all’Unione come una “buona cosa” che rappresenta uno dei risultati più alti mai registrati dal 2007. In Italia il dato è al 46%.

Due terzi dei cittadini europei (66%) considerano importante l’appartenenza del proprio paese all’Ue e il 72% ritiene che il proprio paese abbia beneficiato dall’essere membro dell’Ue (61% per l’Italia).

Ma dall’indagine emerge che in Italia solo il 46% dei cittadini vede l’adesione all’Unione europea come una “cosa buona”.

Solo un terzo dei cittadini si dice però soddisfatto delle misure adottate dal proprio governo nazionale e dalla UE per far fronte al crescente costo della vita. Per quanto riguarda la situazione finanziaria dei cittadini, l’indagine mostra che le ricadute delle crisi si fanno sempre più sentire.

Quasi la metà della popolazione dell’Ue (46%) afferma che il proprio tenore di vita sia già stato ridotto a causa delle conseguenze della pandemia di Covid-19, della guerra in Ucraina e dall’aumento del costo della vita. Un altro 39% non ha ancora visto diminuire il proprio tenore di vita, ma si aspetta che cio’ avvenga nell’anno a venire, con prospettive piuttosto negative per il 2023.

Un altro indicatore rivelatore dei crescenti problemi economici è l’aumento della quota di cittadini che affrontano difficoltà di pagamento delle bollette “la maggior parte del tempo” o “a volte”, un aumento di nove punti dal 30% al 39% dall’autunno 2021. Ma in Italia questo dato balza al 64%.

Insomma il “Giardino” decantato dal capo della politica estera europea Borrell sembra irto di spine ed erbacce, soprattutto per i settori popolari che vi abitano.

 

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