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Tutti in fila per i fondi per il riarmo europeo. Indebitarsi per la guerra

Sono diciotto gli stati della Ue che hanno presentato richieste di prestiti emessi dalla Commissione europea (Safe) per finanziare i progetti di riarmo: tra questi figura, ovviamente, l’Italia e questo nonostante fino a poco tempo fa il ministro dell’economia Giorgetti storcesse il naso davanti alla prospettiva di indebitarsi ulteriormente per finanziare il riarmo militare.

Gli altri Stati Ue che intendono accedere ai fondi Safe sono: Belgio, Bulgaria, Cechia, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Finlandia.

La Commissione Europea ha previsto di raccogliere fino a 150 miliardi di euro sui mercati attraverso il programma che consente agli Stati membri di finanziare insieme le acquisizioni nel settore della difesa.

Per ottenere i prestiti Safe i progetti di acquisto di armamenti devono includere una preferenza europea, vale a dire che circa due terzi del valore dei sistema d’arma da acquistare devono essere generati in uno Stato Ue, in Ucraina o in un Paese dello Spazio economico europeo/Associazione europea di libero scambio. Un bel problema visto che la recente capitolazione della Ue nella trattativa sui dazi con gli USA prevede l’acquisto di armamenti dagli Stati Uniti per centinaia di miliardi di dollari.

Altri Paesi terzi sperano di poter partecipare allo stesso livello preferenziale, a partire dal Regno Unito e dal Canada, ai quali in tal caso verrebbe richiesto un accordo bilaterale per contribuire al fondo comune di finanziamento.

Un’altra condizione per accedere al Safe è che i progetti debbano riguardare capacità prioritarie, per esempio munizioni, sistemi di droni e anti-droni, difesa aerea e mobilità militare.

Alcuni Stati membri, per i quali l’aumento delle spese militari è un argomento politicamente controverso, potrebbero decidere di accendere prestiti ma solo per finanziare acquisizioni per l’Ucraina. Altri Paesi, come la Germania, hanno invece dichiarato che potrebbero aderire ai progetti di approvvigionamento comuni ma finanziandoli attraverso le proprie casse.

Il totale dei fondi Safe richiesti ammonta a 127 miliardi di euro, rimborsabili in 45 anni. E’ bene ricordare che Safe è solo la quota minore del piano ReArmEu, stimato in 800 miliardi di euro, che dovrebbe venire principalmente dall’uso della clausola nazionale di salvaguardia, vale a dire la scelta dei singoli Stati membri di investire nelle spese militari a deficit, sforando per questo capitolo anche il rapporto del 3 per cento del Pil fissato dal Patto di Stabilità.

 

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2 Commenti


  • marco

    sempre peggio


  • Salvatore

    Vorrei sapere dai nostri governanti come faranno a pagare tutti questi debiti. Un po’ di trasparenza perbacco!

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