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In attesa della finanziaria, il Documento Programmatico della Difesa fa già preoccupare

Mentre oggi ci si aspetta che il Consiglio dei Ministri licenzi il primo testo della prossima legge di bilancio, che dovrebbe arrivare alle Aule del Parlamento il 20 ottobre, si può fare un punto della spese militare, che come abbiamo già scritto rappresenta la cifra caratteristica della spesa pubblica, da qui ai prossimi anni.

A venire in aiuto c’è il Documento Programmatico Pluriennale (DPP) 2025-2027. Anche se, a dire la verità, la mancanza di trasparenza segna in maniera netta questo testo. A partire dal ritardo con cui è arrivato ai parlamentari, in contrasto con le disposizioni di legge. Ma soprattutto, per la poca chiarezza intorno a come sono stati e verranno ancora raggiunti gli obiettivi NATO.

Stando alla finanziaria di quest’anno, le spese della difesa dovrebbero ammontare a 31,298 miliardi di euro, con un aumento di ben 2,1 miliardi rispetto al 2024 (+7,2%). Le voci che compongono il bilancio militare che viene presentato al Parlamento, però, sono diverse da quelle dichiarate per i target atlantici.

In questo caso, va considerato il cosiddetto ‘Bilancio Integrato in chiave NATO’, composto da tre componenti.  La prima è il bilancio della difesa, a cui vengono sottratte le spese per i Carabinieri – tranne le spese della quota deployable. Il totale è 25,8 miliardi, comunque 2,1 in più dello scorso anno.

La seconda componente è l’insieme di fondi che mette a disposizione il MIMIT per compiti istituzionali, i quali si sostanziano, per lo più, in investimenti bellici). Anche in questo caso si parla di 1 miliardo in più rispetto al 2024, per un totale di 3,316 miliardi. Infine, la terza componente è quella del MEF con cui vengono finanziate le missioni all’estero. Come per il 2024, questa voce ammonta a 1,345 miliardi.

Questi numeri sono un po’ più bassi di quelli citati in riferimento alla finanziaria 2025, ma sono quelli diffusi da Rivista Italiana Difesa, che è una fonte molto autorevole in merito. Ad ogni modo, facendo un rapido calcolo si tratta di quasi 30 miliardi e mezzo di euro, un incremento rispetto all’anno precedente.

Eppure, secondo il DPP 2025-2027, la cifra ammonta a ben 45,315 miliardi di euro. Nell’analisi dei dati del bilancio integrato in chiave NATO ci sono ben 15 miliardi di troppo, un po’ più dello 0,5% del PIL. Stando al documento, questa somma deriva dal calcolo nel bilancio integrato anche del “budget per contesti, domini e settori a cui è stato attribuito un focus più militare” e dei “progetti di cooperazione military (e.g.: military mobility)“.

Qui, però, i dettagli del DPP finiscono, e ciò è molto grave per la trasparenza e il controllo pubblico – e diremmo noi anche popolare – delle spese militari. Rispetto ai precedenti documenti, sono state eliminate le note sulla trasmissione di informazioni verso organizzazioni internazionali e istituti di ricerca come OCSE e SIPRI.

È stata eliminata anche la rendicontazione dei costi pregressi, che permettevano di verificare l’evoluzione storica della spesa nonché il suo impatto. Ci ha pensato però l’Osservatorio Mil€x a ricostruire un quadro più chiaro in merito, delineando anche il costo dei programmi di investimento da qui ai prossimi 15 anni.

Riassumendo in breve, e citando dal loro sito: “oltre 130 miliardi di euro destinati a nuovi sistemi d’arma, cui si sommano circa 9 miliardi per le infrastrutture militari. Di questi, 35 miliardi risultano già stanziati e consolidati da precedenti Leggi di Bilancio. […] Va sottolineato come questi conteggi si riferiscano […] al netto dell’aumento di spesa per la difesa da 23 miliardi previsto per il prossimo triennio nel Documento Programmatico di Finanza Pubblica recentemente approvato dal Governo“.

È con questa prospettiva che ci avviciniamo alla prossima finanziaria, mentre l’Istat certifica che i salari reali, a giugno di quest’anno, risultavano ancora del 9% più bassi di quelli del gennaio 2021. Si prospettano mesi in cui, se l’opposizione alla complicità col genocidio in Palestina si trasformerà in opposizione alla tendenza alla guerra generale del nostro modello, all’aumento delle spese militari che hanno foraggiato anche Israele e, al contrario, promuoverà un cambio di rotta sulle spese sociali, il governo potrebbe passare delle brutte giornate.

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