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Bocche cucite al Cie di Ponte Galeria

Continua nel centro di detenzione per stranieri di Ponte Galeria a Roma l’eclatante protesta dei migranti che da ieri gradualmente hanno deciso di cucirsi letteralmente la bocca contro le tremende condizioni alle quali sono sottoposti. Da ieri alle 12 i protagonisti della protesta – arrivati mentre scriviamo a dieci – hanno cominciato a realizzare uno sciopero della fame e a non ritirare i pasti.

A partire da ieri sono sempre più numerosi i cittadini stranieri rinchiusi nella struttura alla periferia di Roma che con un ago di fortuna e il filo ottenuto da una coperta si sono cuciti la parte laterale della bocca per denunciare la propria prolungata detenzione nel Cie. Un atto disperato che almeno è servito a riportare l’attenzione dei media e di alcune forze politiche sulla sorte di migliaia di migranti stipati in centri di detenzione diffusi in tutto il territorio nazionale dopo la diffusione del filmato che ritraeva alcuni migranti rinchiusi nel centro di Lampedusa mentre venivano spogliati e disinfestati davanti a tutti.

Il primo a iniziare la protesta ieri in tarda mattinata sarebbe stato un giovane imam tunisino di 32 anni, seguito poi da altri 8 colleghi di sventura, tra i quali 4 marocchini e da altri 3 connazionali. Nel Cie di Ponte Galeria sono attualmente rinchiuse 90 persone, 61 uomini e 29 donne, alcuni dei quali provenienti dalle carceri e poi trasferiti nella struttura alle porte di Roma in attesa di una identificazione che tarda mesi ad arrivare.
A quanto hanno appurato i collaboratori del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – che settimanalmente accedono alla struttura – «i dimostranti sono in buone condizioni, anche se continuano a rifiutare di incontrare gli operatori che gestiscono il Cie». 

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