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“Colonnello israeliano arrestato in Iraq”: abboccano Rai e complottisti

Alcuni giorni fa una notizia ‘bomba’ è rimbalzata come uno tsunami sui social network, ripresa da vari siti rossobruni e complottisti e poi addirittura da Rainews e da Televideo, dai quali si dovrebbe pretendere quantomeno di controllare l’attendibilità delle notizie riportate.
Ad esempio, scriveva sul suo sito Rainews24 lo scorso 29 ottobre: “La sicurezza irachena ha arrestato nei giorni scorsi un colonnello israeliano della Brigata del Golan insieme ad un gruppo di terroristi dell’Isis”. La notizia è stata diffusa dall’agenzia iraniana Fars. Il colonnello arrestato si chiama Yusi Oulen Shahak e l’agenzia fornisce anche il suo numero di matricola. Le forze di sicurezza irachene lo stanno interrogando per capire le ragioni della sua presenza fra i combattenti dell’Isis”.

Punto. Su altri siti, sempre riprendendo un unico e mai confermato lancio dell’agenzia di stampa iraniana semiufficiale Fars News, si specificava che l’uomo – descritto a volte addirittura come un ‘generale israeliano’ – era stato arrestato da una milizia sciita che combatte contro i fondamentalisti in Iraq e che, sotto interrogatorio, aveva già rivelato alcuni interessanti particolari sull’operato di Tel Aviv in Medio Oriente a supporto dei jihadisti di Al Baghdadi.
A noi la notizia era sembrata subito assai strana: perché Israele avrebbe dovuto inviare un colonnello, addirittura un generale della Brigata Golani a guidare un gruppo di miliziani dell’Isis rischiando che fosse catturato e riconosciuto inguaiando così Tel Aviv? Perché non utilizzare degli arabi a libro paga, in modo da non esporre Israele al pubblico ludibrio in caso di cattura? Possibile che un soldato infiltrato nell’organizzazione terroristica fosse tanto imbranato da portarsi dietro la sua piastrina di riconoscimento dell’esercito israeliano?
Insomma i dubbi sull’attendibilità della notizia erano vari, supportati poi dall’uso di una foto, da parte della maggior parte dei siti che rilanciavano la notizia diffusa da Fars News, che non ritraeva il presunto colonnello catturato – tale Yusi Oulen Shahak – bensì il sergente Oron Shaul, un soldato 21enne appartenente sì alla Brigata Golani ma ucciso dalla resistenza palestinese durante l’invasione israeliana della Striscia nel luglio del 2014.
Oltretutto, si è saputo poi, la matricola che avrebbe incastrato l’infiltrato israeliano sarebbe stata la seguente – Re34356578765az231434 – e non quella a sole sette cifre usata da Tsahal.
Che anche il governo iraniano, per controbilanciare una spietata manipolazione mediatica, utilizzi la propaganda (come fanno del resto tutti i governi, compresi quelli occidentali), è più che comprensibile, ma ciò non vuol dire che sia indispensabile riprendere acriticamente tutto ciò che i media di Teheran diffondono.
In mancanza di conferme e di rettifiche sulle informazioni erronee pubblicate fidandosi esclusivamente di un lancio di un’agenzia di stampa spesso responsabile della diffusione di notizie palesemente false o quantomeno ingigantite avevamo deciso di soprassedere evitando quella rincorsa ai titoli sensazionalistici che invece sembra animare una miriade di siti palesemente fascistoidi oppure semplicemente complottisti che abboccano un po’ a tutto in nome di un aumento esponenziale dei click (colpa dei lettori disattenti e voyeur, ovviamente) o delle relative entrate pubblicitarie.
1consortiE’ bastato qualche giorno per avere un quadro più chiaro: in realtà la notizia non era stata diffusa per la prima volta da Fars News, bensì lo scorso 19 ottobre da “DesyAgency.eu”. Desy sta per “Dipartimento Europeo Sicurezza Informazioni”  guidato da un certo Haissam Bou Said. A proposito del quale scrive Salvatore Santoru su Informazione Consapevole:
“Facendo delle ricerche sul web su “dott Haissam Bou Said” ci si imbatte in alcune sue interviste a tv arabe ma anche a fonti in cui viene considerato un personaggio poco autorevole e molto controverso così come a siti di diverse organizzazioni di cui farebbe parte o avrebbe fatto parte, ad esempio “International Parliament for Safety and Peace” e la stessa “Desy” è ufficialmente registrata come ONG presso il registro di trasparenza dell’Unione Europea. Tra l’altro, andando sul sito della stessa organizzazione si scopre che oltre a Said tra i responsabili figura anche Luciano Consorti (ora presidente della stessa), che come si può vedere nel suo profilo Facebook attualmente sembrerebbe vicino alla NATO, e in dei commenti sul social ha “rivelato” di essere stato il primo a dare la notizia il 19 ottobre”. Aggiunge Santoru: “Facendo altre ricerche, si apprende che in passato Consorti è stato membro del movimento “cristiano filoislamista” chiamato “Destra Cristiana Europea” ed era già noto relativamente alle cronache per essere stato candidato per la Lega Nord a Sant’Oreste”. L’autore dell’articolo segnala anche che “nel “consiglio direttivo” del Desy risulta essere presente come “generale iracheno delle forzi speciali antiterrorismo” un certo Fadel Jameel Berwari, la cui foto e il nome rimandano al generale iracheno Fadhil (non “Fadel”)al-Jalil Barwari”.
Il sito statunitense Veterans Today, in un articolo a firma di un certo Nahed Al-Husaini, ha addirittura pubblicato le preunte “ammissioni” del presunto colonnello israeliano catturato (promosso nel frattempo generale!) così come gliele ha riportate il Dr. Haissam Bou-Said di cui sopra. Che Veterans Today presenta come “USA Parliament (Intr) Foreign Minister and European Department for Security and Information Secretary General Ambassador”. Insomma, un pezzo grosso. Che però in realtà sembra essere un personaggio quanto mai controverso, ovviamente perfetto per l’industria della manipolazione mediatica…
Paradossalmente, pare che tanti di coloro che hanno abboccato alla bufala e l’hanno spammata sui social network contribuendo alla sua diffusione virale – parliamo di quelli che lo hanno fatto in buona fede, ovviamente – perché animati da una giusta indignazione contro la tolleranza israeliana nei confronti dell’Isis siano caduti in una trappola costruita proprio da ambienti dei servizi e della Nato.
Sarebbe il caso di trarre, da quest’ultima vicenda come da altre precedenti, un insegnamento: internet va trattata con molte pinze, le notizie vanno valutate attentamente e tendenzialmente occorre diffidare di siti che dipingono una realtà in bianco e nero, tracciando una linea netta tra buoni e cattivi, tra amici e nemici. Il web – e sempre più anche la stampa mainstream – pullula di personaggi che si dedicano alla disinformazione, per ottenere un posto al sole nella classifica dei siti più cliccati, per fare soldi, perché a libro paga di qualche ente interessato a spargere veleno, o semplicemente perchè animati da una visione del mondo complottista.
La realtà è complessa, e pretendere di descriverla con scorciatoie complottistiche rischia di mandarci fuori strada, oltre che di renderci complici di un aumento del rumore di fondo che nasconde le vicende, le tendenze e i fatti importanti, permettendo così ai manovratori di continuare indisturbati la loro opera.
In questo caso lo sbugiardamento della bufala sulla cattura del colonnello israeliano in Iraq, che proverebbe il coinvolgimento diretto di Tel Aviv nella costruzione e nel rafforzamento dello Stato Islamico (troppo bello per essere vero, no?) rischia di fornire ai sostenitori del colonialismo israeliano argomenti insperati, buttando come si dice in questi casi “il bambino con l’acqua sporca”.
Se è vero infatti che non esiste nessun colonnello Yusi Oulen Shahak che guidava personalmente una banda di islamisti, è altrettanto vero che Israele sostiene attivamente l’Isis e altri gruppi fondamentalisti, i cui feriti vengono addirittura curati negli ospedali del cosiddetto ‘stato ebraico’; ed è altrettanto vero che l’Isis non ha mai finora messo nel suo mirino esponenti o interessi di Tel Aviv, dedicandosi semmai a colpire i nemici di Israele come il governo siriano, gli Hezbollah libanesi, l’Iran; è altrettanto evidente che nel Golan siriano occupato da Israele e nei territori contigui le forze israeliane e i jihadisti di Daesh e del Fronte al-Nusra convivono da tempo amabilmente.
Evitiamo quindi di fare favori alla propaganda avversaria, impariamo ad usare internet responsabilmente. Perché nell’era dei social network ognuno di noi, che lo voglia o meno, diventa un giornalista, con tutte le conseguenze del caso, positive e negative.

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1 Commento


  • Roberto Varrone

    perchè sarebbe una novita che Israele supporta l’ISIS (DAESH)…!

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