Menu

Ministri di fine ciclo…

Via libera al rimpasto di governo. Dopo le dimissioni del Guardasigilli Angelino Alfano (“fare il ministro è incompatibile con il ruolo di segretario del Pdl”), Silvio Berlusconi è salito al Quirinale proponendo il nome di Nitto Palma come ministro di Giustizia. Una nomina che ha ottenuto il via libera di Giorgio Napolitano. Stessa sorte per Anna Maria Bernini che è stata nominata ministro per le politiche comunitarie (un ministero senza portafoglio). Resta, però, la freddezza tra il Colle e il Cavaliere. Il colloquio, durato poco meno di mezz’ora, sarebbe  all’insegna della massima formalità. E nessun chiarimento sarebbe arrivato da Berlusconi sul tema dello spostamento al Nord di alcuni ministeri. Un argomento su cui il Colle ha espresso “preoccupazione” inviando ieri una lettera  al capo del governo. E sembra che da palazzo Chigi non arriverà nessuna risposta scritta anche se il Cavaliere avrebbe rassicurato il Quirinale di voler affrontare la questione domani in Cdm “esortando” i ministri a riflettere sul monito del presidente della Repubblica.

Le reazioni
. “Mi auguro che il primo atto del ministro sia quello di fermare l’obbrobriosa legge in discussione in queste ore al Senato, il cosiddetto processo lungo ovvero l’ennesima legge ad personam a favore di Silvio Berlusconi” dichiara il responsabile Giustizia del Pd, Andrea Orlando. Per il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi con la nomina di Palma “il centrodestra continua a percorrere la solita strada. Con lui o con Alfano non cambia nulla a via Arenula. Una nomina in assoluta coerenza con chi lo ha preceduto”.

Schifani.
Sempre in tema di nomine e minsteri il presidente del Senato Renato Schifani si schiera con il capo dello Stato perplesso per la scelta di trasferire alcuni uffici di rappresentanza del governo al Nord. “La penso esattamente come il capo dello Stato” dice Schifani – Una cosa è la tenuta dell’esecutivo, attorno al governo che sta a Roma, altra cosa è il decentramento delle sedi di rappresentanza per avvicinare le istituzioni ai cittadini”. Schifani sottolinea che “lo spostamento di un ministero in un’altra città costa” sostenendo però che si possono prendere in considerazione, nell’ottica del federalismo, “sedi periferiche al nord, al centro e al sud, perchè bisogna dare il senso di un paese unito”.

Schifani interviene anche sul difficile rapporto tra politica e giustizia. Auspicando che “si trovi un punto di mediazione e e di reciproco rispetto” sia tra magistratura e politica sia tra maggioranza e opposizione”. Fatto possibile “se se si parla di riforme”. In ogni caso, “il rispetto tra i due poteri rende un servizio al paese e alla serenità dei cittadini indagati o imputati”. E il principio “sacrosanto” da cui partire è che “tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, anche se parlamentari”. Così come “i magistrati facciano il loro lavoro cercando di essere rigorosi come ha detto il capo dello stato”. Detto questo, “non mi iscrivo al derby” tra le due fazioni, e “confido nella nostra Costituzione”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *