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Consultazioni: Pd e Pdl danno il via libera

Del resto, “non c’è un piano B”, come spiegava già stamattina il nostro Claudio Conti.

Il prode segretario del partito, Angiolino Alfano, ha spiegato che «stiamo lavorando come auspicato da Berlusconi per il bene dell’Italia e nell’interesse nazionale. Pensiamo, alla luce dei fatti, che il tentativo del professor Monti di formare un governo possa andare a buon esito».

«Abbiamo ribadito che gli impegni presi con l’Unione Europea sono il caposaldo del nostro impegno programmatico», raccontando che «abbiamo parlato anche del programma».

Prima di lui era stata la volta di Pierluigi Bersani, scortato da Anna Finocchiaro e Dario Franceschini. «Noi diamo pieno e convinto sostegno ad un governo di autorevole e forte caratura tecnica e non per sostenere meno ma meglio Mario Monti». Una “presa di distanze” in qualche modo necessaria, per non dare l’immagine di un partito pronto a sedere nello stesso governo con Berlusconi o qualcuno dei suoi impresentabili colonnelli. Al punto da smentire, durante la breve conferenza stampa, l’ipotesi di appoggio al coinvolgimento di Gianni Letta e Giuliano Amato nel futuro governo Monti..Ma proprio questa esigenza ha creato indirettamente difficoltà a Monti, che dalla presenza di alcuni “politici” di rilievo avrebbe potuto trarre maggiore solidità in aula al momento di votare i singoli provvedimenti.

In ogni caso «abbiamo confermato pieno e convinto sostegno a questo sforzo e tentativo» del professor Monti e dunque «non abbiamo posto termini al governo».Occorre comunque «consegnare alla politica e ai gruppi parlamentari il compito di organizzare un percorso per costruire qualche urgente riforma» come «la riforma elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari, la riforma dei regolamenti parlamentari».

 

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Le preoccupazioni dei “liberali” sono ben riassunte in questo pezzo da Repubblica.

 

Il rischio che nasca il governo di nessuno

 

di CLAUDIO TITO

La verità è che qualcuno ancora spera nelle elezioni in primavera”. La riflessione che Pier Ferdinando Casini ha fatto ieri nell’incontro con Mario Monti e successivamente con gli esponenti del Terzo Polo, illustra bene l’impasse che blocca il governo del neosenatore a vita. L’incarico che domenica sera Napolitano ha affidato all’ex commissario europeo si sta rivelando infatti molto più complicato del previsto.

Non solo i tempi per la formazione dell’esecutivo si stanno allungando, ma la qualità del sostegno che i due principali partiti del Paese – Pdl e Pd – intendono fornire, si presenta assai scadente. Il no alla presenza di ministri politici, al di là della robustezza della squadra “montiana”, rischia di mettere in discussione la nascita della nuova compagine. Un pericolo di cui si è ben reso conto il Professore che chiede un “convinto sostegno” al suo sforzo. Nella consapevolezza che il suo potrebbe presto rivelarsi il “governo di nessuno”. Senza “padrini” ma anche senza “difensori”, in balia di un Parlamento che storicamente non ha mai apprezzato i “tecnici”. Il presidente del consiglio incaricato sa che se Pdl e Pd continuano a prendere le distanze, il suo sforzo può presto incagliarsi tra i veti dei partiti. Il suo orizzonte temporale si ridurrebbe drasticamente e nel giro di poco tempo potrebbe essere costretto a fare i conti con le Camere “vietnamizzate”. Molti infatti già pongono un interrogativo a Monti: come può

un “tecnico” superare lo scoglio delle commissioni Bilancio composte da parlamentari abituati a tutto? Come può far digerire la prossima manovra economica?

Interrogativi che sono ben noti al Quirinale che infatti sta tentando un’ultima mediazione per garantire un percorso sminato. Napolitano sa bene che senza una concreta copertura politica, lo spettro del voto ad aprile o maggio può improvvisamente materializzarsi. Sta di fatto che le ritrosie del Popolo delle libertà e il veto dei Democratici si sostengono vicendevolmente e sicuramente sono in grado di limitare il raggio di azione temporale di Monti. Del resto, sebbene Berlusconi sia ormai pronto ad avallare l’eventuale nomina di Gianni Letta, molti nel suo partito non fanno nulla per nascondere l’obiettivo del voto anticipato. Così come il “niet” di Bersani – sebbene non sia condiviso da tutti i democratici – sembra denunciare la volontà di usare il gabinetto Monti soprattutto per chiudere la stagione berlusconiana e quindi tornare davanti agli elettori. E il Colle sta seguendo con irritazione il gioco dei veti incrociati.

Eppure, al di là delle consultazioni insolitamente lunghe con gruppi parlamentari dal peso politico decisamente esiguo, il premier incaricato si sta facendo carico di un’emergenza senza precedenti per il Paese. Ieri lo spread con i bund tedeschi è tornato a salire e lo stesso Monti ha lanciato un monito drammatico ai “consultati”: “Abbiamo due mesi per salvarci”. Il giudizio che oggi daranno i mercati alle indecisioni della politica saranno allora determinanti. Un’impennata dei tassi dei nostri titoli di Stato potrebbe assestare l’ultimo scossone alle timidezze di Pd e Pdl. Come le fibrillazioni sulle quotazioni dei Bot hanno di fatto determinato la caduta di Berlusconi, così potrebbero imporre una nuova svolta bocciando la credibilità di una squadra senza politici. In quel caso l’ipotesi di blindare l’esecutivo con una significativa rappresentanza proveniente dai partiti si ripresenterebbe prepotentemente. A quel punto la richiesta del senatore a vita di vedere al suo fianco Gianni Letta, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini o in alternativa di immaginare un tandem  Amato-Letta tornerebbe sotto esame. Ma di certo, Monti e Napolitano hanno l’esigenza di chiudere la partita in tempi brevissimi. Nessuno può sfidare troppo a lungo i mercati.

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