Dieci buste con proiettili e un volantino di minacce firmato dal Movimento Armati proletari, rivolte al premier Mario Monti all’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e ai direttori di alcuni quotidiani nazionali sono state intercettate nella serata di ieri al Centro meccanografico di Poste Italiane di Lamezia Terme.
Buste con proiettili anche per Bersani, Fornero e Casini. Altri plichi sono ai direttori Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), Ezio Mauro (La Repubblica), Maurizio Belpietro (Libero, che già si era segnalato come vittima di un attentatore sulle scale di casa che neanche le numerose telecamere presenti erano riuscite a vedere; legittimo pensare che forse non c’era proprio…), Leonardo Boriano (La Padania) e Lamberto Sechi (Il Tempo).
Già il luogo di spedizione – Lamezia è in Calabria, regione in cui persino nei mitici “anni di piombo” non avvenne quasi nulla di “rivoluzionario” e molto, invece, di ndrangheta e fascismo (da “Boia chi molla” e la ricolta di Reggio in poi) – lascia qualcosa più che dubbi… E sorvoliamo anche sul fatto che mettere dei proiettli (metallici) in una busta (di carta) ha senso solo se li si vuol far trovare prima che arrivino ai destinatari… Insomma: si cerca “il rumore mediatico” e null’altro.
Ma se si ragiona sulle frasi scritte sul “volantino” l’intento provocatorio e niente affatto politico “di sinistra” esce fuori con disarmante chiarezza.
Vi sono contenute ingiurie e minacce che rimandano alla manovra attualmente all’esame della Camera, com’è ovvio. «Ve la faremo pagare a tutti. Vi colpiremo e sarà una guerra all’ultimo sangue», è una delle frasi contenute nel documento del Movimento Armato Proletario.
«Vi faremo maledire queste misure col sangue. Non dovrete più dormire sonni tranquilli. Il piombo non manca e adesso arriva anche il tritolo dagli amici arabi». Singolare davvero che un “gruppo clandestino” renda noto che disporrà a breve di esplosivo (e di che tipo!) e persino un (generico) fornitore. Ma evocare “gli arabi” fa effetto, nelle redazioni sfornite di cronisti con qualche esperienza (la maggior parte diciamo, a cominciare da quelle delle agenzie).
Diciamo che sono a tutti gli effetti “operazioni per la stampa”. Con una necessità in più: distogliere l’attenzione dei media da CasaPound dopo gli omicidi di Firenze e dai fascisti in genere dopo gli arresti di “Militia”.
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