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Acca Larentia. I fascisti provocano, tensione e nulla più

Il corteo era stato vietato dal Prefetto. L’adunata era stata convocata in modo “soffertamente unitario” dai fratelli-coltelli di CasaPound e Forza Nuova, più altri “cespuglietti” che vivono in microclimi marginali. Una mano “pubblicitaria” è stata data da Storace, ex ministro e picchiatore originario della zona.

La cronaca secondo le agenzie è assai scarna. Una targa che incita all’odio anticomunista ha sostituito quella mess lì da sindaci precedenti, mentre Alemanno ha preferito ricordare l’anniversario a margine dell’inaugurazione del Bioparco.

Ecco il testo dell’Ansa.

«La prima targa affissa sul luogo dell’attentato di 34 anni fa per onorare la memoria delle tre vittime della strage di Acca Larentia recitava: ‘Per la libertà e per un italia migliore’ ed era firmata ‘i camerati’. Tra quei camerati c’erano anche personalità importanti come Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. Dopo più di trent’anni possiamo dire che quella targa rappresenta una promessa non rispettata, dato che stiamo parlando di politici che in 20 anni di governo sono riusciti a farci rimpiangere sia Craxi che la Democrazia Cristiana. Per questo motivo, circa tre settimane fa abbiamo deciso di sostituire quella targa». Così, a margine alla deposizione della corona in ricordo delle vittime Carlo Giannotta, responsabile della sede autonoma Acca Larentia (ex sede Msi), ha spiegato la nuova epigrafe: sulla nuova targa, dopo i nomi delle vittime, c’è scritto: «Uccisi dall’odio comunista». «Abbiamo ritenuto doveroso, nei confronti di chi è morto per difenderci, specificare l’ideologia degli assassini – ha aggiunto Giannotta – Vogliamo ricordare ad Alemanno che le targhe commemorative che vengono affisse in giro per Roma non raccontano la verità; e la verità è che ragazzi come Miki Mantakas e Cecchin sono stati assassinati dai comunisti».

Da parte nostra non possiamo non notare che differenza tra i due testi è dovuta a un solo fattore: allora i fascisti non potevano nemmeno dichiararsi tali, in pubblico, e quindi dovevano “buttarla sul generico”, Oggi si rivendicano in pieno. Del resto sono stati persino ministri…

Un presidio antifascista si è invece tenuto nel quartiere Alberone, a poche centinaia di metri di distanza da via Acca Larenzia. Ad organizzare la manifestazione in via Appia Nuova, il comitato di quartiere Alberone, che ha chiamato a raccolta diverse forze e movimenti ‘antifascistè della capitale tra cui Cobas, Collettivi e Usb. Davanti alla sede del comitato era stato ucciso dai fascisti il compagno Ivo Zini.

Laureato da poco in scienze politiche, la sera del 28 settembre 1978 si era recato, come abitualmente faceva, nella storica sezione romana del PCI dell’Alberone in via Appia Nuova 361, per leggere la copia dell’Unità che veniva esposta in bacheca: essendo appassionato di cinema, voleva vedere la programmazione dei film proiettati nel cinema della zona, unico svago nel quartiere popolare che dava poche opportunità di divertimento. I due amici presenti con lui erano Vincenzo De Blasio, di ventotto anni, e Luciano Ludovisi, di trenta: Ivo, con i suoi 24 anni, era il più giovane. Mentre leggevano gli articoli, da una Vespa bianca scesero due individui a volto coperto con in pugno un’arma da fuoco ed esplosero 4 colpi sui tre ragazzi. La velocità dell’azione impedì ai tre la fuga, Vincenzo e Ivo rimasero a terra, mentre Luciano rimase miracolosamente illeso.

Immediatamente si vide che Ivo, colpito in pieno petto, era gravemente ferito, mentre per Vincenzo, colpito al polso e alla gamba, le condizioni sembravano più favorevoli. Portato con l’ambulanza all’ospedale San Giovanni, Ivo vi morì poco dopo. Verso le 23:00 l’agguato omicida venne rivendicato dai Nuclei Armati Rivoluzionari, che si assunsero la paternità del gesto con una telefonata al giornale Il Messaggero.

L’assassinio venne perpetrato dopo quello duplice dei due giovani Fausto e Iaio del CS Leoncavallo a Milano (per cui si hanno fondati sospetti siano stati uccisi da fascisti romani in trasferta) e di Walter Rossi, ucciso l’anno prima da Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi. 

Per l’omicidio di Zini l’inchiesta  giudiziaria individuò in Mario Corsi, detto Marione, ancora oggi un capoclan della curva romaista, uno degli esecutori materiali dell’omicidio. Nel 1985, durante la sentenza Nar, Corsi è stato prosciolto per non aver commesso il fatto; la sentenza è stata poi ribaltata in appello il 19 aprile con la condanna a 23 anni di carcere, sentenza nella quale Corte d’Assise di Appello di Roma ha emesso un mandato di cattura per Corsi, ormai latitante a Londra. Dove, casualmente, erano fuggiti Fiore e Morsello, poi arricchitisi investendo in Easy London, per poi tornare e fondare Forza Nuova.

Il 9 aprile 1987, la Corte di Cassazione ha disposto un nuovo processo per Corsi, relativo sempre a Zini, in cui egli ha ottenuto l’assoluzione, confermata poi definitivamente nel 1989.

I  manifestanti antifascisti in piazza sventolano bandiere rosse: «Come ogni anno – ha spiegato uno degli organizzatori – teniamo un presidio per dire che ci siamo e che questa zona è antifascista. In passato ci sono stati veri e propri raid durante questa giornata ma speriamo che oggi, a parte qualche slogan urlato, non succeda nulla». «Alemanno da anni presenzia esclusivamente alle commemorazioni delle vittime del terrorismo politico della destra – ha detto una manifestante – come possiamo poi dimenticare la proposta del sindaco di intitolare una strada ad Almirante, che è uno dei firmatari del Manifesto della Razza. È anche per questo che oggi siamo qui».

Se per Zini, Fausto e Iaio, Valerio Verbano non sono mai stati trovati i killer fascisti, ciò non toglie che a uno come Maurizio Gasparri venga in testa di sollecitare inchieste per scoprire gl autori dell’attacco armato ad Acca Larentia. «Ci sono molti elementi di indagine  che potrebbero portare alla piena verità. Ma, tra i magistrati, possibile che nessuno voglia far luce su quella strage, anche se avremmo voluto la verità allora e non a decenni di distanza?».

Poi, tanto per chiarire di che pasta “democratica” sono fatti hnno alzato le braccia per il saluto romano.

In fila davanti alla ex sede dell’Msi, al grido di «Camerata Franco Bigonzetti, Camerata Francesco Ciavatta, Camerata Stefano Recchioni» scandito dalla sorella di Angelo Mancia, militante Msi ucciso durante gli anni di piombo, un centinaio di persone ha risposto «Presente» alzando in aria il braccio per il saluto romano, tra bandiere e manifesti con croci celtiche. Presenti alla commemorazione anche il senatore Pdl, Giuseppe Ciarrapico, e l’ex presidente Ama, Marco Daniele Clarke. Su uno striscione srotolato da alcuni partecipanti, la scritta «E noi siamo ancora qui». Non si hanno notizie di Andrini…

A proposito di “slogan che fanno rabbrividire”, ce n’è d’avanzo…

 

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