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Fiat vuol chiudere Pomigliano e Mirafiori?

Secca smentita dell’aziena, che minaccia azioni legali.

Ecco la documentazione.

La lettura dell’articolo di apertura di Affari&Finanza di Repubblica Fiat, la scelta di Marchionne. Addio Mirafiori e Pomigliano” a firma Paolo Griseri ha creato molto rumore stamattina sia in Corso Marconi a Torino, la sede della casa automobilistica guidata da Sergio Marchionne sia fra il mondo sindacale.

La tesi del quotidiano diretto da Ezio Mauro è che due dei cinque stabilimenti che il gruppo possiede in Italia, in particolare Mirafiori e Pomigliano, sono a rischio chiusura. Rivelazioni che hanno trovato conferma in alcune indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it direttamente da una delle due fabbriche coinvolte nel presunto processo di riorganizzazione. 

In un certo senso, l’a.d. del Lingotto l’ipotesi l’aveva ventilata già nell’intervista-fiume rilasciata al Corriere della Sera la scorsa settimana. “Senza il mercato americano dovremmo ritirarci da due siti su cinque”, aveva detto il manager italo-canadese senza però voler specificare quali (e citando il film drammatico, “La scelta di Sophie“).

Solo che la scelta, secondo le indiscrezioni, sarebbe già stata fatta. E si tratterebbe appunto di Torino e Napoli. A rafforzare la tesi di Repubblica è stata una fonte interna dello stabilimento di Pomigliano che, allegando anche un documento non ufficiale che circola all’interno della fabbrica campana (vedi sotto), ha spiegato ad Affaritaliani.it le presunte intenzioni del Lingotto.

E la Fiat come ha commentato questi rumors? In mattinata, contattata da Affari, aveva opposto un no comment mentre in serata ha definito infondato lo scenario negativo. “Non esiste alcun piano di chiusura di impianti automobilistici in Italia“, ha precisato infatti la nota emessa da Corso Marconi mentre riguardo al documento  ha spiegato che “tale tabella non riflette in alcun modo nè i piani nè le intenzioni di Fiat”. La stessa nota del gruppo automobilistico, però, lascia trasparire dei margini d’incertezza sulla futura operativita delle fabbriche italiane quando osserva: “Le produzioni future stabilimento per stabilimento, in relazione all’andamento dei mercati internazionali”.

 

CLICCA QUI PER SCARICARE IL DOCUMENTO NON UFFICIALE CHE CIRCOLA ALL’INTERNO DELLA FABBICA DI POMIGLIANO E CHE AFFARI PUBBLICA PER COMPLETEZZA D’INFORMAZIONE

Secondo la fonte, al centro ricerche Fiat di Pomigliano d’Arco (ex Elasis) sono emerse gravi criticità sull’industrializzazione dell’Alfa Romeo 4C; in particolare sarebbero stati commessi errori riconducibili al telaio in carbonio.

Ma soprattutto il gruppo ha un sottoutilizzo degli impianti europei che di qui a poco diverrà sintomatico e l’ipotesi di costruire in Italia per vendere negli States è poco più di una favola. Marchionne, che non ha perdonato all’Italia il “no” sugli aiuti richiesti qualche anno fa per la sopravvivenza di Termini, ha dunque deciso di ipotizzare, entro il 2016, la chiusura di Pomigliano d’Arco e Mirafiori.

Il Lingotto, infatti, nel Vecchio Continente sta andando verso tre soli pianali: mini, small, compact. Anche per questo spostare la produzione della Panda (Fiat) al Gianbattista Vico è stato un errore visto che il pianale sul quale è realizzato (mini) è destinato alla Polonia ed è lì che tornerà l’assemblaggio dell’utilitaria.

Quanto a Mirafiori, la Mito (Alfa) sarebbe assemblata a Melfi (pianale Small) mentre i fatidici B-Suv (Fiat e Chrysler) utilizzano il pianale Small Wide, lo stesso della 500L assemblata in Serbia.

FIAT: FORNERO, DA MARCHIONNE CONFERMA IMPEGNO IN ITALIA  – ”Ho parlato con Sergio Marchionne e John Elkann. Ho avuto da entrambi la rassicurazione che le notizie di stampa circa la chiusura di stabilimenti in Italia sono destituite di fondamento”. Lo afferma, in una nota, il ministro del lavoro, Elsa Fornero precisando che ”sia il Presidente sia l’Amministratore delegato del gruppo Fiat mi hanno ribadito che l’impegno assunto verso il nostro Paese e’ confermato e rafforzato anche dall’operazione Chrysler”. ”Da parte mia – aggiunge il ministro – ho espresso fiducia verso questo impegno e ho rinnovato l’auspicio che la Fiat possa continuare a rappresentare uno dei principali attori del nostro sistema industriale garantendo almeno gli attuali livelli di occupazione”.

La Fiat: ci riserviamo iniziative di tutela
A pochi minuti dal chiarimento del ministro Fornero, è arrivato quello del gruppo automobilistico. Anche la Fiat ha smentito che ci sia un piano di chiusura degli impianti in Italia. Il gruppo, si legge in un comunicato, «si riserva ogni opportuna iniziativa di tutela in merito ad illeciti connessi alla diffusione di notizie o documenti falsi». In particolare, l’azienda automobilistica ha puntato l’indice contro il sito Affaritaliani.it, che «ha pubblicato oggi una tabella che riguarderebbe le future produzioni della Fiat in Italia e dalla quale si desumerebbe l’esistenza di un piano di Fiat riguardante la chiusura degli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano».

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