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Un criminale di guerra afghano al Campidoglio? Salta il convegno di Roma

Dovevano essere due “normali” iniziative quelle organizzate a Roma venerdì e sabato (16 e 17 marzo) sull’Afghanistan. 

Normali si fa per dire, visto che l’ospite d’onore doveva essere Mohammed Mohaqiq, leader del movimento fondamentalista afgano Hezb-e-Wahdat e noto criminale di guerra. Una serie di iniziative all’insegna della pace e della riconciliazione con un criminale di guerra? Già, come se ne sono fatte tante in questi anni, promosse a Kabul o in giro per il mondo senza che quel poco di società civile che consente un paese occupato e depredato fosse minimamente coinvolta da associazioni (non) governative, istituzioni internazionali, giornalisti e “dame di carità” più interessati ai lauti finanziamenti a disposizione – spesso sottratti alla ricostruzione – che alle caratteristiche dei personaggi coinvolti.

A lanciare l’allarme sull’ospitalità concessa a Roma a Mohaqiq era stata il Cisda, associazione che da anni lavora fianco a fianco con Rawa (l’associazione rivoluzionaria delle donne afghane) e con altre realtà sociali e politiche che in Afghanistan si oppongono alla occupazione Nato così come al feudalesimo talebano e dei signori della guerra fondamentalisti tuttora al potere. Riprendendo l’appello lanciato da alcune realtà afghane il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane in un comunicato denunciava che il 16 marzo “questo criminale contro l’umanità sarà addirittura il principale oratore ad un convegno organizzato al Campidoglio, alla presenza del sindaco Alemanno, di Gilberto Casciani (Presidente Commissione Affari Internazionali), di Nino Sergi (Intersos), di Emanuele Giordana e Lisa Clark (rete Afgana), dell’on.le Gianni Vernetti (Commissione Affari Esteri e Assemblea Parlamentare NATO), dell’ on.le Jean Léonard Touadì (Commissione Affari Esteri e Assemblea Parlamentare NATO)”. Una platea trasversale e  rappresentativa di quanto in questi anni si è mosso a sostegno di una ricostruzione che in realtà rappresenta la copertura neanche molto curata dei progetti di colonizzazione e militarizzazione dell’Afghanistan e degli interessi economici e geopolitici di governi, lobby e ong.
In particolare il Cisda stigmatizzava l’assurda partecipazione della Rete Afgana – rappresentata dal giornalista Emanuele Giordana e dalla ‘pacifista’ Lisa Clark – ad un’iniziativa tesa a legittimare uno dei peggiori criminali di guerra che la realtà afghana possa offrire. Non è un caso che per il 17 marzo, sempre a Roma, con il pretesto dei festeggiamenti per il capodanno afghano, Mohaqiq parteciperà alla commemorazione della morte di Mazari, un altro sanguinario signore della guerra.
Per capire chi è Mohaqiq basta leggere la circostanziata ricostruzione di Human Rights Watch nel report Blood Stained Hands, citata dal Cisda nel suo comunicato: “Mohammed Mohaqiq fu uno dei più sanguinari comandanti delle milizie di Hezb-e-Wahdat durante la guerra civile tra il 1992 e il 1996, insieme a Abdul Ali Mazari e Muhammad Karim Khalili. Dopo la caduta dei Talebani nel 2001, Mohaqiq fu nominato vice presidente del governo ad interim e ministro per la Pianificazione Urbanistica. (…). Nel 2002 erano agli ordini di Mohaqiq le milizie di Hezb-e-Wahdat che saccheggiarono la provincia di Balkh e i dintorni di Mazar-e Sharif, attaccando deliberatamente la popolazione civile delle campagne e facendone oggetto di ripetuti pestaggi, assassinii e stupri. Nel 2007, Mohaqiq fu uno dei principali artefici della famigerata legge sull’amnistia, subito condannata dall’ONU, varata dal governo Karzai in difesa dei signori della guerra che si erano macchiati di crimini contro l’umanità durante la guerra civile 1992-1996. Inoltre è fra i fautori di una retriva legge contro le donne, che autorizza legalmente lo stupro e la violenza all’interno del matrimonio. Tuttora, gli uomini di Mohaqiq sono noti e temuti soprattutto per i rapimenti di ragazze, spesso studentesse aggredite mentre si recano a scuola, che vengono stuprate e poi rese alle loro famiglie dietro il pagamento di un riscatto”.
Basta per capire chi è e quali sono le responsabilità di un personaggio invitato addirittura a parlare in Campidoglio?
Se non fosse stato per la denuncia del Cisda tutto si sarebbe svolto come al solito: poche decine di partecipanti alle due iniziative, qualche giornale o sito ‘progressista’ avrebbe rilanciato le iniziative sorvolando sulle caratteristiche dell’ospite e mettendo anzi in evidenza il ruolo fondamentale dell’Italia nella ricostruzione del paese. Un finale – come dire – a tarallucci e vino.
E invece sui due eventi si è scatenata una polemica al vetriolo che ha portato all’annullamento dell’indecente e ormai ingestibile convegno diventato ormai di pubblico dominio dopo le prese di posizione di alcuni esponenti del PD e dell’IDV. Riprendendo la nota del Cisda i senatori del PD Roberto Della Seta e Francesco Ferrante affermavano ieri: “E’ intollerabile che il sindaco voglia associare il nome della Capitale a chi è stato uno dei più spietati capi miliziani durante la guerra tra fazioni in Afghanistan (…). Il programma del convegno cui parteciperà Mohammed Mohaqiq campeggia sul sito del Comune di Roma e sarebbe bene che il sindaco Alemanno spieghi al più presto le ragioni per le quali un personaggio del genere sia stato invitato in Campidoglio”.

Colto in fallo, il sindaco ha incaricato ieri l’ufficio stampa del Campidoglio di spiegare che si, è stato invitato al convegno in Campidoglio dal titolo “L’Afghanistan nel 1391 – Quale futuro dopo il ritiro della Nato nel 2014” ma che non prevedeva affatto di parteciparvi. Poi la notizia dell’annullamento dell’evento.

Incidente chiuso? No, visto che sempre ieri sulla gravità della vicenda il capogruppo dell’Idv alla Commissione Difesa della Camera, Augusto Di Stanislao, ha fornito nuovi particolari: “Far arrivare in Italia il leader di una delle formazioni criminali più tristemente famose sarebbe un atto sconcertante, oltreché  irrispettoso e privo di una qualsiasi motivazione. Risulta che la nostra ambasciata a Kabul avrebbe rilasciato il visto d’ingresso in Italia, nonostante le difficoltà che la rappresentanza italiana a Kabul fa per il rilascio del visto delle nostre attiviste in difesa dei diritti umani e delle donne. Assurdo poi la possibilità di un incontro con i membri della Commissione Esteri della Camera”. E si, perché qualcuno aveva chiesto ai deputati di incontrare Mohaqiq in Parlamento.

Il partito di Mohaqiq non l’ha presa bene, e sul suo sito ha pubblicato poche ore fa un durissimo comunicato che accusa le militanti di Rawa di discriminazioni etniche nei confronti dell’Hezb-e-Wahdat e di essere le dirette responsabili di quanto avvenuto.

Ma anche il PD e il mondo dell’associazionismo collaterale alla Nato si leccano le ferite: il dirigente del PD Touadì ora fa lo gnorri e si incarica di annunciare l’annullamento dell’incontro alla Camera con Mohaqiq, mentre in rete si sprecano gli interventi di chi – è il caso della Rete Afgana – si dice vittima di una mancanza di comunicazione e informazione all’origine dell’abbaglio. 

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