Il Comitato No Debito ieri pomeriggio si era dato appuntamento sotto il Senato per difendere la Costituzione contro la proposta di introdurre nell’articolo 81 l’obbligo del ‘pareggio di bilancio’ che renderebbe il Paese schiavo definitivamente dei diktat europei sottoponendo qualsiasi politica ai voleri dei potentati economici, della finanza e delle banche.
Come già una settimana fa, quando era in calendario la discussione e il voto al Senato, il Comitato No Debito voleva protestare sotto il Palazzo esortando i Senatori a non votare tale modifica costituzionale e, nel caso, a consentire il passaggio referendario per far esprimere il popolo.
Già la settimana scorsa il Presidio, che evidentemente da fastidio, era stato oggetto di azioni di disturbo da parte delle ‘forze dell’ordine’ (guarda il video); ieri, evidentemente già preparati, hanno impedito che il Presidio si posizionasse nei pressi del Senato.
Gli attivisti, allontanati dalla polizia, hanno prontamente dato vita ad un blocco in Piazza Argentina per far conoscere quello che nel Senato si va compiendo e il fatto che tutto deve avvenire ‘senza disturbare il manovratore’.
Qui di seguito il comunicato del Comitato No Debito
Il 17 aprile, il Senato ha votato in quarta deliberazione il disegno di legge di controriforma dell’art. 81 della Costituzione per introdurre il pareggio di bilancio seguendo le imposizioni dell’UE, che ossessivamente ha chiesto di varare leggi, preferibilmente di rango costituzionale, per rendere permanenti le politiche di austerità. Il Patto Fiscale, firmato il 2 marzo a Bruxelles, dunque un trattato internazionale, prescrive di modificare la Costituzione e il Parlamento italiano ha obbedito e cambiato l’art. 81 in modo che le istituzioni pubbliche non possano più intervenire con politiche di correzione del ciclo economico per sostenere l’occupazione o per attuare politiche di redistribuzione del reddito o fornire i servizi pubblici a garanzia dei diritti sociali. Così si manomette anche l’art. 3 della Costituzione che prescrive l’obbligo di rimuovere gli ostacoli sociali allo sviluppo della persona.
Questa grave modifica della Costituzione non potrà essere sottoposta a referendum perché PD, PdL e Terzo Polo hanno insieme votato questa controriforma con una maggioranza dei due terzi impedendo così la possibilità di attivare il referendum secondo quanto prescrive l’art. 138.
Chi decide sulla Costituzione? L’UE e i parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti. Si impedisce ai/alle cittadini/e di pronunciarsi su questa modifica di una articolo fondamentale per la vita sociale di tutti/e.
Come è possibile che centrodestra e centrosinistra votino insieme per cambiare la Costituzione? È un fatto gravissimo e allarmante: viene stravolta la costituzione fiscale, che si regge su un patto tra istituzioni e cittadini, e questi non sono chiamati a pronunciarsi.
Il Senato ha votato in un vuoto pneumatico, infatti è stata vietata qualsiasi manifestazione, e perfino un sit in organizzato dal Comitato NO Debito è stato tenuto lontano da Palazzo Madama perché i senatori non ascoltassero al voce della cittadinanza attiva. Per protestare contro questo divieto i manifestanti hanno bloccato il traffico a Piazza Argentina.
La mobilitazione di queste settimane contro la controriforma dell’art. 81 ha comunque avuto degli effetti perché in Senato questa volta la maggioranza ha ottenuto 235 sì e ci sono stati 11 voti contrari dell’IdV e 34 astensioni – mentre il 15 dicembre la maggioranza ottenne 255 voti e 14 astensioni. Si è impedito così il ricorso al referendum popolare, ma la mobilitazione continuerà contro il Patto Fiscale che impone i sacrifici sociali a lavoratori e a lavoratrici, ai giovani, ai precari, alle donne.
La mobilitazione continuerà contro la controriforma del mercato del lavoro e la cancellazione dell’art. 18.
Comitato No Debito
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