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Macelleria sociale: la “seconda rata” della spending review

Non deve essere stato semplice nemmeno tra tecnici. Il decreto sulla “seconda rata” della spending review è arrivato infatti dopo sette ore di riunione. Monti, come al solito, prescrive “la cura del linguaggio” a giornalisti già ben disposti in proprio per mascherare il più possibile le conseguenze reali di questa tornata di tagli.

E quindi che non si parli di «tagli lineari», ma di una sforbiciata «ponderata». Si tratta, assicura, di una «missione collettiva» pensata «per i cittadini». Come vedete, ormai basta mettere un “per” al posto del “contro” e tutto è sistemato. Nel mondo della comunicazione truffaldina degli spin doctor.

Per i prossimi sei mesi del 2012 si prevede che ci saranno tagli per 4,5 miliardi, che si trasformeranno in uno squarcio tra i 10,5 e gli 11 nel 2014.

Nel dettaglio, alla fine arriva il dimezzamento delle province, che entro l’anno dovranno scendere a quota 50. Naturalmente, visto che di tratta di un governo di persone educate e dabbene, “con il raccordo con gli enti territoriali”, che dovranno dichiararsi contenti di scomparire.

Verranno create 10 nuove città metropolitane, (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria) per assorbire parte delle competenze fin qui affidate alle relative province.

Sui due fronti principali, sanità e scuola, i rispettivi ministri cercano di cantare vittoria. In extremis infatti sono saltati i tagli ai ‘mini-ospedali’ e quelli alle università (200milioni nel 2012 e 300 a partire dagli anni successivi) e quindi una cifra simile non andrà alle scuole paritarie private.

«La scuola non è toccata da questo decreto – ci tiene a precisare il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli – e per la salute si mantengono i servizi invariati ma riducendone i costi». Naturalmente se ne parlerà in occasione della “terza rata”, prevista per agosto, quando tutti sono o in vacanza o comunque al massimo della disorganizzazione possibile.

Nel complesso comunque la macchina centrale dell’amministrazione pubblica mette sul piatto 1,5 miliardi quest’anno e 3 miliardi a partire dal 2013, con tanto di soppressione della Covip e dell’Isvap.

Rinviato l’incremento dell’Iva fino al primo luglio del 2013. Perché questa era un’altra delle menzogne spudorate diffuse dal governo e ripetute ceotamente da tutti i media di regime. “Bisogna tagliare per evitare l’aumento dell’Iva”, come se quell’aumento fosse piovuto dal cielo e non deciso da questo stesso governo. Ma si sapeva anche da subito che i tagli oggi decisi non sarebbe affatto serviti a “evitare” quell’aumento, ma solo a rinviarlo. E così è stato.

Ovviamente l’esecutivo preferisce farsi bello con lo stanziamneto delle risorse per salvaguardare con le vecchie regole pensionistiche altri 55 mila esodati (oltre i 65mila “calcolati” dalla ragioniera Elsa Fornero): 1,2 miliardi di euro dal 2014. La “cura del linguaggio” omette di ricordare che quest’atto di “generosità” è dovuto unicamente ad evitare una pioggia di ricorsi legali che avrebbero visto logicamente soccombere il governo, con un esborso assai maggiore di quello oggi stanziato.

Tra le novità, spunta il taglio di «almeno il 10%» del totale degli organici delle Forze armate, lo stop all’adeguamento degli affitti pagati dallo Stato e l’avvio della rinegoziazione delle locazioni per ridurre del 15% i canoni pagati dalle amministrazioni pubbliche.

Altri dettagli usciranno, come al solito, da una più accurata disamina dei testi.

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2 Commenti


  • alfonso de amicis

    già visto in Grecia, con i risultati che tutti abbiamo potuto conoscere, apprendere. Dimenticavo: meno stato più privato è stato l’ideologia dominante di Bush, ma anche del democratico Clinton. Hanno privatizzata pure la guerra in Iraq, ma questo non ha impedito il declino dell’Impero.


  • ettore

    Cinquant’anni fa il 7 luglio 1962 a Torino i lavoratori stufi di accordi sindacali di complicità con i padroni, uscirono spontaneamente dalle fabbrica e manifestarono anche violentemente non rispettando neanche la sede sindacale della UIL che la ritenevano responsabile. Fu l’inizio di una lotta gloriosa che portò la conquista di quei diritti che molti di noi credevano acquisiti per grazia ricevuta, invece sono costati anni di lotte dure sopportate dai nostri nonni e genitori.
    Oggi ci stanno togliendo quei diritti conquistati con i sacrifici di quella generazione che aveva subito la guerra e il fascismo.

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