Non bastavano i tre anni scontati per l’indulto, non bastavano le condanne risibili inflitte ai dirigenti delle forze di Polizia responsabili di reati gravissimi ai danni dei manifestanti di Genova nel 2001. Non bastava neanche che nessuno di loro andrà in galera neanche per un giorno. Ora, secondo Ferruccio Sansa (Fatto Quotidiano) due di loro – Francesco Gratteri e Gilberto Calderozzi – nonostante la recente condanna in Cassazione per falso, saranno protetti da una scorta messo a disposizione dal Ministero degli Interni. Perché, secondo il governo Monti, corrono un “rischio imminente ed elevato”. E quindi saranno dotati di una scorta permanente composta di tre auto blindate e di sei agenti, oltre che di un presidio fisso delle loro abitazioni. Spiega Sansa:
”Ma perché Gratteri e Calderozzi dovrebbero ottenere la protezione? Due i possibili pericoli, secondo quanto si legge nel documento e trapela dal Viminale: da una parte si fa riferimento alle minacce che, all’indomani della sentenza per la Diaz, avrebbero cominciato a circolare “negli ambienti dell’e s t re m ismo, soprattutto attraverso Inter net”. Insomma, si dice: “Dopo che sono stati condannati per il G8 i due ormai ex dirigenti sarebbero diventati un possibile obiettivo da parte di chi cerca vendetta”. Di qui la richiesta di un parere all’Antiter rorismo. Non è la sola. Ci sarebbe anche “il pericolo proveniente da ambienti della criminalità organizzata, visto che Gratteri e Calderozzi hanno condotto operazioni importanti soprattutto contro la camorra ”. C’è chi ricorda, per dire, l’arresto di Michele Zagaria in cui ebbe un ruolo la Direzione Centrale Anticrimine allora guidata da Gratteri. Che disse: “I Casalesi sono come i terroristi”. Ecco, il timore è che adesso, usciti dalla polizia, i due superinvestigatori si ritrovino con le spalle scoperte. Certo, più d’uno, anche al Viminale, ha fatto un salto sulla sedia leggendo la circolare arrivata dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza: “Possibile? Tre settimane dopo la condanna e l’interdizione dai pubblici uffici dei due dirigenti, si chiede un parere per offrire loro una super-scorta”. Era appena il 5 luglio scorso quando la Cassazione, dopo undici anni, ha pronunciato le condanne definitive per la “macelleria messicana” della Diaz. Prescritte, incredibilmente, le violenze, sono arrivate, però, le decisioni per le accuse di falso. E tra i condannati eccellenti ecco tanti uomini di fiducia del gruppo dell’ex capo Gianni De Gennaro (oggi al governo con la delega ai Servizi) che negli anni, nonostante le accuse che pendevano sulla loro testa, erano arrivati ai vertici della polizia. Gratteri, che all’epoca dei fatti era direttore del Servizio Centrale Operativo (Sco), nel corso degli anni è volato fino alla guida della Direzione Centrale Anticrimine. Nonostante quell’a ccusa di falso aggravato che in appello gli era valsa una condanna a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione. E fino a un mese fa era indicato come probabile successore di Antonio Manganelli alla guida della Polizia. Poi il macigno piovuto dalla Cassazione: la conferma della condanna a 4 anni di carcere e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per falso aggravato”.
Alla luce di questa ennesima beffa, suona ancora più ridicola e fuori luogo la presa di posizione del Sindacato Autonomo di Polizia che all’indomani della sentenza definitiva in Cassazione lamentava una disparità di trattamento tra ‘no global’ e tutori dell’ordine.
“Pur nel rispetto assoluto che si deve alle sentenze, non sfugge a nessuno di noi la disparità di trattamento che la Cassazione ha posto in essere nei confronti dei poliziotti condannati con severità per il blitz della scuola Diaz e dei no global violenti che hanno devastato, saccheggiato e distrutto Genova nel 2001, giudicati invece con clemenza e con molte attenuanti, anche se condannati: una disparità di trattamento che ci indigna”. A dar voce al Sap era stato il suo segretario Nicola Tanzi, che tra l’altro elogiava proprio i due destinatari della scorta. “Uomini come Francesco Gratteri e Gilberto Calderozzi, che hanno contrastato in maniera straordinaria la mafia e la criminalità sono stati trattati senza sconti, condannati con massima severità e ora sono pronti a pagare, da uomini dello Stato, la pena loro comminata. Altri, delinquenti senza se e senza ma, gente che ha attentato alla sicurezza del Paese e che vive per fomentare odio e disordini, é stata sì condannata, ma con tutte le attenuanti del caso. Gente che, nei casi di condanna più gravi, si é dimostrata pure vigliacca, sottraendosi alla pena prevista”. Prosegue il sindacalista del Sap: “Noi a questo gioco al massacro non ci stiamo e per fortuna, anche se il percorso da compiere é ancora lungo, alcune cose stanno cambiando in Italia: in questi giorni, dopo la nostra storica costituzione di parte civile, 45 no tav accusati delle violenze e delle devastazioni, in Val di Susa lo scorso anno, sono stati rinviati a giudizio. A loro bisogna aggiungere 24 attivisti della stessa risma rinviati a giudizio per reati e violenze commessi nel febbraio 2010. Un po’ di luce in fondo al tunnel, forse, si comincia a vedere. Ma resta profondo in noi quel senso di inquietudine per una giustizia che, a volte, appare tutto fuorché giusta”.
Solo su una cosa il Sap ha ragione: in Italia la giustizia è tutto fuorché giusta…
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