”C’e’ il sospetto che a Rimini si applauda non per cio’ che viene detto. Ma solo perche’ chi rappresenta il potere e’ li’, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione. Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione. Quell’omologazione da cui dovrebbe rifuggere ogni giovane. E che rischia di trasformare il Meeting di Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre autoreferenziale”. E’ quanto afferma, in un editoriale dell’ultimo numero di Famiglia Cristiana dopo gli applausi con cui il popolo di Cl ha accolto quest’anno anche il premier Mario Monti e il ministro Passera alla kermesse riminese.
”Tutti gli ospiti del Meeting – fa notare Famiglia Cristiana -, a ogni edizione, sono stati sempre accolti cosi’: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto – sottolinea -, si avviava sull’orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare”. Il settimanale cattolico, molto vicino ai Paolini, ovviamente, da sempre distante dalle posizioni di Cl, ha risposto ad un giornalista de Il Fatto che: ”Le parole di Monti sono servite a dar fiducia a un Paese con il freno a mano tirato. Anche se il cammino di risanamento è lungo. Un discorso di speranza, con forti contrasti con la realtà. Ma quali provvedimenti stanno creando lavoro e contrastando la disoccupazione giovanile? Il Paese è stremato. Dieci milioni di famiglie tirano la cinghia. La disoccupazione è al 10,8%. Solo un italiano su tre ha un posto regolare a tempo indeterminato (meno che in tutti i Paesi europei). Secondo Eurostat, gli occupati in Italia sono 450 mila in meno che nel 2007. Aumentano i cassaintegrati. Su una popolazione di 60,8 milioni di residenti, solo il 36,8% (22,3 milioni di persone) lavora”.
Ci permettiamo di aggiungere alle condivisibili osservazioni di Famiglia Cristiana un ulteriore dettaglio. I seguaci di Comunione e Liberazione osannano e si lasciano osannare dai potenti al meeting di Rimini… perché sostanzialmente ne sono parte attraverso la superholding conosciuta come Compagnia delle Opere. La Cdo ha la finalità di “promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza per una migliore utilizzazione di risorse ed energie, per assistere l’inserimento di giovani e disoccupati nel mondo del lavoro, in continuità con la presenza sociale dei cattolici e alla luce degli insegnamenti del Magistero della Chiesa” (dall’art. 4 dello Statuto). Il preambolo lastrica la strada di buone intenzioni e intenti religiosi, ma in realtà i numeri parlano da soli: 70 miliardi di euro, 35 mila aziende e professionisti, il 69% delle quali opera nel Nord-ovest del paese. L’adesione alla CdO, inoltre, cresce con ritmi esponenziali: 10% in più ogni anno. I suoi padri-padroni sono Giorgio Vittadini e Raffaello Vignali. L’organizzazione della Cdo è semplice: ogni settore ha una sua associazione, ognuna di queste piccole associazioni fa capo alla Compagnia che le guida e le istruisce. Principali partner sono Bombardier, Finmeccanica, Sai e Intesa Sanpaolo. La corte dei suoi “amici” vede personaggi come Cesare Geronzi, Corrado Passera, a Ettore Gotti Tedeschi, ma anche l’ex banchiere in odore di Pd Alessandro Profumo è stato ospite al meeting di Rimini.
Giorgio Vittadini, quando ha lasciato la guida formale della Compagnia delle opere, ha dato vita ad un nuovo progetto: la fondazione per la Sussidiarietà. Il regno della CdO è ovviamente la Lombardia di Roberto Formigoni, ma Cdo e Cl non sono attivissimi solo in Lombardia: si stanno espandendo con forza anche nel Veneto, in Emilia Romagna (dove c’è un crescente asse con la Lega delel Cooperative), ma anche in Piemonte, in Lazio e nel Meridione.
Dall’archivio di Contropiano vedi anche:
https://www.contropiano.org/it/archivio-news/documenti/item/8376-i-cassieri-di-dio
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