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Monti dopo Monti. Scenario da incubo


Montezemolo, in una intervista “mirata” sul Corriere della Sera ha dichiarato che spingerà la sua fondazione “Italia Futura” a dare una mano alla prospettiva di un Monti-bis . a prossima legislatura, non può che essere «costituente, è impossibile pensare di tornare alla conflittualità permanente della Seconda Repubblica».

Quindi niente alleanze né con il Pdl né con il Pd ma «dialogo con le persone responsabili», perché occorre «dare finalmente un approdo agli elettori liberali, democratici e riformisti» che non si riconoscono nei due principali partiti e non possono essere «condannati a disperdere i loro voti in piccoli partiti», ma in un «grande soggetto che abbia l’ambizione di essere il primo partito».
Sull’input di Montezemolo si sono immediatamente allineati i personaggi di quel polo “centrista” che l’introduzione in Italia del sistema maggioritario nel 1994 ha ridotto a soggetto minore e pallida eredità della Balena Bianca democristiana. Gianfranco Fini alla convention di Futuro e Libertà ad Arezzo (definitasi l’assemblea dei Mille), ha lanciato “la grande lista civica per l’Italia” e ‘chiama’ i cittadini per un Monti bis, riconoscendo a Luca Cordero di Montezemolo il ruolo di megafono di un sentimento – a suo avviso – diffuso. L’ipotesi viene benedetta dal leader dell’Udc Pierferdinando Casini.
Fini, proprio lui, ha bocciato lo “sgangherato bipolarismo che ha portato solo a divisioni”, e afferma che – come auspicato anche da Casini – si formi una lista civica nazionale, e chiaramente alla guida del Governo e’ candidato l’attuale premier, e “quella lista vince le elezioni, Monti a Palazzo Chigi ci rimane”.

Intanto i poteri forti si stanno già schierando a sostegno di un nuovo governo Monti indifferentemente dal risultato elettorale. Lo hanno fatto i vescovi della Cei, la Confindustria e il mondo invisibile e sanguinario dei cosiddetti “investitori internazionali”. Il Corriere della Sera – che insieme a tutti i principali giornali come La Stampa, La Repubblica, il Sole 24 Ore sostiene apertamente questa soluzione – oggi evoca una santa e invisibile alleanza che sostiene il Monti bis fatta dalle “istituzioni europee, i mercati, gli investitori, gli alleati dell’Italia, i partigiani dell’euro timorosi che con le elezioni vada smarrito il rigore e il recupero di credibilità internazionale incarnato dalla figura di Monti”.

Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, sente ormai mancargli la terra sotto i piedi. “Basta scorciatoie e ricette italiche. La politica deve tornare ad essere credibile. Non significa che io voglio che Monti torni alla Bocconi ma in quella situazione ognuno dara’ il suo contributo”. Il Pd bersaniano deve però fare i conti con la crescente fronda democristiana e moderata interna che tifa per la soluzione del Monti bis. Ci si consola con un sondaggio tra i soli lettori dell’Unità, i quali per il 68% ritengono che “Dopo le elezioni ci vuole una svolta, un governo politico voluto dagli elettori”, mentre solo il 26% ritiene che “Monti ha fatto bene a dare la disponibilità. Dopo le elezioni dovrà continuare a guidare il governo”. Ma è chiaro che il dubbio sulla inutilità di elezioni nella quali è già deciso prima chi debba governare stia sfiorando anche Bersani.

Si conferma così che l’unico spazio politico praticabile per mettere in campo alternative a tale scenario, non possa che fondarsi su un soggetto politicamente indipendente e socialmente definito nell’indicazione delle priorità degli interessi da rappresentare. Tirare per la giacca il Pd diventa un esercizio privo di utilità. Sono architetture che guardano solo al passato, magari con un pizzico di nostalgia, ma non sembrano cogliere i mutamenti del presente e gli incubi del futuro. Per tenere aperta una prospettiva di cambiamento e difendere la democrazia occorre rovesciare il tavolo.

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