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Le elezioni italiane, le domande della sinistra tedesca


Qui di seguito l’intervista richiesta dal Junge Welt al nostro Sergio Cararo sull’esito delle elezioni in Italia. In italiano… e in tedesco.

Quale è per te il dato principale delle elezioni?

Il primo dato che emerge è indubbiamente la ingovernabilità prodotta dall’esito elettorale e la conferma che una larga parte della società italiana – anche se in modo molto diversificato – ha negato il proprio consenso ai partiti filo-troika e apertamente subalterni ai diktat dell’Unione Europea, la coalizione guidata Monti e il Pd soprattutto. Sul piano sociale questo risultato conferma la disgregazione e la sviluppo disuguale dell’Italia. Nella realtà italiana agiscono ormai identità di classe indefinite e interessi frammentati”. Differentemente che negli anni Novanta, oggi la crisi dei ceti medi non produce consenso ma ulteriore disgregazione sociale.

Straordinario il risultato del Movimento 5 Stelle. Come è da valutare il “partito” di Grillo? Si tratta di un fenomeno effimero oppure di lunga durata? E che cosa si deve aspettare sul livello della politica concreta (riforme istituzionali, precariato, “salario sociale”, Politica estera…) ?

Il secondo dato è l’indubbio e inaspettato risultato del Movimento 5 Stelle e di Beppe Grillo.Si sapeva che i suoi consensi erano in crescita ma il risultato è stato superiore a qualsiasi previsione. Il Movimento 5 Stelle ha recuperato una parte dell’astensionismo (che però è ulteriormente aumentato), ha intercettato la rabbia profonda di una parte rilevante della società ed ha svuotato elettoralmente le forze della sinistra molto più che quelle della destra. Azzardo la previsione che jon sarà un fenomeno duraturo, almeno sul piano della tenuta parlamentare. E’ un movimento destinato a subire delle trasformazioni che possono essere sia positive in senso più progressista sia negative in senso populista e reazionario. Questo movimento avanza alcune proposte condivisibili (no alla Tav, reddito minimo ai disoccupati e ai precari, no alle spese militari, ritiro delle truppe italiane dall’Afganistan etc.) ma ad esempio sui problemi del lavoro e dei lavoratori ha una posizione che propone una sorta di corporativismo che dovrebbe unire gli interessi dei padroni e dei lavoratori. Sappiamo tutti che questo è sbagliato ed è impossibile.


Il centro-sinistra di Bersani ha vinto la Camera, ma resta sotto le aspettative…

Un altro dato emerso nelle elezioni è la fragilità sociale del Pd. L’elettorato che è stato raggiunto dal PD che è il partito più strutturato del paese, è rimasto sostanzialmente quello di venti anni fa: lavoratori dipendenti, ceti medi, alcuni settori imprenditoriali, residenti delle aree metropolitane ed elettorato circoscritto alle regioni dell’Italia centrale. Si tratta di un progetto che rimane sempre più minoritario sul piano sociale. Se si fosse votato un anno fa avrebbe vinto con un margine assai superiore, ma l’aver sostenuto fino all’ultimo il governo Monti e le sue misure antipopolari gli ha fatto perdere i consensi che aveva fino a qualche mese fa.

Impressionante la corsa di Berlusconi. Come si spiega la “rinascità” della sua destra?

La capacità di recupero di Berlusconi è la conferma dell’esistenza e della sopravvivenza in Italia di un blocco sociale e politico intorno alle aspettative e alla demagogia espresse dal modello berlusconiano. Si tratta di settori sociali preoccupati e marginalizzati dai processi di centralizzazione economica, industriale e politica a livello di Unione Europea. Sono i settori residuali e più arretrati del capitalismo e dei ceti medi italiani. Il problema è che questo settore sociale è molto più numeroso che in altri paesi europei. Il lavoro autonomo ad esempio e i piccoli e piccolissimi imprenditori sono tre o anche quattro volte più numerosi che nel sistema economico tedesco.

Il “Nuovo centro” di Monti ha superato a mala pena la soglia del 10 percento. Poco per un capo di governo…

 Monti e Casini hanno semplicemente sbagliato paese. I dettami della cultura liberale e le sue derivazioni non hanno mai avuto e non trovano spazio in una realtà sociale disgregata come quella italiana.

Tutti parlano della ingovernabilità. Con quale scenario dobbiamo fare i conti sul livello istituzionale?

Gli scenari a oggi sono molto complicati. Il PD si è diviso tra chi vuole accettare di nuovo un governo di coalizione con Berlusconi (come chiedono i poteri forti dell’Unione Europea) e chi vorrebbe un governo che in qualche modo trovi un accordo con il Movimento 5 Stelle. Ma entrambe le ipotesi sono molto difficili da realizzare. Comunque l’ingovernabilità non è più un grande problema. Il Belgio è rimasto 535 giorni senza governo e non è successo niente di eccezionale, neanche la secessione dei separatisti fiamminghi. Oggi il livello di controllo decisionale degli apparati dell’Unione Europea è molto più forte che in passato anche sui governi nazionali dei singoli stati.

Fallito il progetto Rivoluzione Civile e magro anche il risultato di SEL. Quale prospettiva vedi per la sinistra radicale e quella antagonista?

E’ la conferma che le somme non fanno risultato se non rappresentano pezzi reali di società. Dunque è finita una storia della sinistra nel nostro paese, inclusa quella degli eredi dei partiti comunisti succubi della via parlamentare come simulacro del rapporto di massa.A nostro avviso occorre lavorare ad una proposta politica di rottura del quadro esistente, a cominciare dall’uscita dall’Unione Europea e dall’Eurozona insieme a Grecia, Spagna e Portogallo per costruire una nuova area economica e monetaria. Su questo la sinistra potrebbe recuperare una sua funziona avanzata.

* redattore del De Junge Welt
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Il testo dell’intervista in tedesco (sintesi)

“Unregierbarkeit ist kein großes Problem mehr”

Sergio Cararo ist führendes Mitglied des Rete dei Comunisti (Netzwerk der Kommunisten), das in der außerparlamentarischen Linken Italiens eine bedeutende Rolle spielt

Raoul Rigault

 

Die Parlamentswahlen von Ende Februar waren für viele Beobachter ein “Erdbeben”. Was ist für Dich das wichtigste Ergebnis?

Ohne Frage die Unregierbarkeit, die dieses Wahlergebnis hervorruft und die Bestätigung, dass ein großer Teil der italienischen Gesellschaft, wenn auch in unterschiedlicher Weise, den Vertretern der Troika-Politik von EU-Kommission, IWF und EZB, die sich den Diktaten der Europäischen Union offen unterwerfen, die Zustimmung entzogen hat. Das betrifft vor allem die Koalition aus Regierungschef Mario Monti und der Demokratischen Partei. Auf der sozialen Ebene bestätigt es die ungleiche Entwicklung und die Zersetzung Italiens. Wir haben es inzwischen mit unklaren Klassenidentitäten und sehr fragmentierten Interessenlagen zu tun. Anders als in den 90er Jahren produziert die Krise der Mittelschichten keinen Konsens (z.B. für das Berlusconi-Lager; jW) mehr, sondern weitere soziale Zersetzung.

 

Die Protestbewegung Movimento 5 Stelle hat mit gut 25 Prozent einen außerordentlichen Erfolg erzielt. Wie ist die “Partei” des Komikers Beppe Grillo einzuschätzen? Handelt es sich um ein kurzlebiges oder um ein dauerhaftes Phänomen? Und was ist von ihr an konkreter Politik zu erwarten?

 

Man wusste bereits aus den Umfragen, dass Grillos Gruppierung stark zulegen würde, aber das Resultat liegt wirklich über allen Erwartungen. M5S hat einen Teil der Nichtwähler wieder an die Urnen gebracht, wenngleich die Wahlbeteiligung insgesamt weiter zurückgesunken ist. Er hat die tief sitzende Wut eines beachtlichen Teils der Gesellschaft aufgegriffen und dabei mehr Anhänger der Linken als der Rechten angezogen. Es wäre allerdings gewagt zu glauben, dass es sich um eine dauerhafte Erscheinung handelt. Zumindest auf der parlamentarischen Ebene ist das eine Bewegung, die Transformationen durchmachen wird, sowohl in positiver als auch in negativer Hinsicht. Das kann in eine fortschrittlichere, aber auch in eine populistische und reaktionäre Richtung gehen. Diese Bewegung macht einige Vorschläge, die man durchaus teilen kann, wie das Nein zur umstrittenen Hochgeschwindigkeitszugtrasse Turin-Lyon (TAV), der Einführung eines Mindesteinkommens für Erwerbslose und prekär Beschäftigte, Nein zu den Militärausgaben, Rückzug der Truppen aus Afghanistan etc. Was die Probleme der Arbeit und der Arbeitenden anbelangt, tritt sie jedoch für eine Art Korporativismus ein, der die Interessen der Arbeiter und der Kapitalisten miteinander versöhnen will. Wir wissen alle, dass das falsch und unmöglich ist.

 

Pierluigi Bersanis Mitte-Links-Bündnis hat zwar die Wahl zur Abgeordnetenkammer knapp gewonnen, blieb aber unter den Erwartungen. Warum?

Die soziale Basis der Demokratischen Partei (die aus einer Fusion der Mehrheit der 1991 aufgelösten KP mit Sozial- und Christdemokraten hervorgegangen ist; jW) bröckelt, auch wenn sie weiterhin die am besten strukturierte Partei des Landes ist. Dem PD sind im Wesentlichen die Stammwähler von vor zwanzig Jahren geblieben: abhängig Beschäftigte, bestimmte Mittelschichtler, Teile der Unternehmer, Bewohner der Ballungsräume um die großen Städte und die Wähler aus den mittelitalienischen Regionen. Gesellschaftlich gerät dieses Projekt immer mehr in die Minderheit. Wenn vor einem Jahr (unmittelbar nach dem Sturz der Regierung Berlusconi; jW) gewählt worden wäre, hätte sie mit einem deutlich größeren Vorsprung gewonnen. Die Unterstützung, die sie bis zuletzt der Monti-Regierung und ihren unpopulären Maßnahmen gewährte, hat sie viele Stimmen gekostet.

 

Berlusconis Aufholjagd war beeindruckend. Wie erklärt sich die “Wiederauferstehung” seiner bereits am Boden liegenden Rechten?

Es gibt in Italien weiterhin einen politischen und sozialen Block rund um die von ihm erzeugten Erwartungen und seine Demagogie. Es handelt sich um Bevölkerungsgruppen, die Angst vor den finanziellen, industriellen und politischen Zentralisationsprozessen auf EU-Ebene haben. Es sind die rückständigsten und aus früheren Zeiten übrig gebliebenen Sektoren des Kapitalismus und des Mittelstandes. Das Problem besteht darin, dass dieser Teil der Gesellschaft bei uns sehr viel zahlreicher ist als in anderen europäischen Ländern. Es gibt hier drei- bis viermal so viele Selbstständige, kleine und Miniunternehmer als in Deutschland.

 

Montis “Neue Mitte” hat mit Mühe die Zehn-Prozent-Schwelle übersprungen. Das ist wenig für einen Regierungschef…

Monti und sein Kompagnon Casini leben schlicht im falschen Land. Die Gebote der liberalen Kultur und ihre Ableitungen hatten in einer zersplitterten sozialen Realität wie der italienischen niemals Raum und werden auch zukünftig keinen finden.

 

Alle reden von Unregierbarkeit. Mit was müssen wir auf der institutionellen Ebene rechnen?

Die Szenarien sind heute sehr kompliziert. Die Demokratische Partei ist gespalten. Einige wollen erneut eine Große Koalition mit Berlusconi eingehen, wie es die Mächtigen in der EU fordern. Andere wollen eine Regierung, die auf irgendeine Weise zu einer Übereinkunft mit Grillos Fünf-Sterne-Bewegung findet. Beide Möglichkeiten sind allerdings sehr schwierig zu verwirklichen. Unregierbarkeit ist allerdings kein großes Problem mehr. Belgien war 535 Tage ohne Regierung und es ist nichts besonderes passiert, nicht einmal die Abspaltung der flämischen Separatisten. Heute besitzen die Apparate der Europäischen Union eine sehr viel stärkere Kontrolle über die Entscheidungen selbst der nationalen Regierungen der einzelnen Mitgliedsstaaten.

 

Das von den beiden Kommunistischen Parteien Rifondazione und PdCI zusammen mit linksliberalen Kräften aus der Taufe gehobene Projekt Rivoluzione Civile ist gescheitert und auch das Ergebnis von Nichi Vendolas mit den Demokraten verbündeter rot-grüner Allianz SEL fiel mager aus. Welche Perspektiven haben die radikale und die antagonistische Linke?

Das ist ein Beleg dafür, dass die Summe verschiedener Gruppierungen noch kein Ergebnis ergibt, wenn diese nicht reale Teile der Gesellschaft repräsentieren. Damit ist eine Geschichte der Linken unseres Landes zu Ende gegangen, inklusive jener der Erben der kommunistischen Parteien, die auf den parlamentarischen Weg vertrauten und ihm alles andere unterordneten, weil sie glaubten, so die Massen zu erreichen. Unserer Ansicht nach muss man an einem politischen Vorschlag arbeiten, der einen Bruch mit dem bestehenden Rahmen bedeutet und zwar angefangen beim Austritt aus der Eurozone und der Europäischen Union gemeinsam mit Griechenland, Spanien und Portugal, um einen neuen Wirtschafts- und Währungsraum zu bilden. Auf dieser Grundlage könnte die Linke wieder eine Führungsrolle spielen.

 


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