L’accusa per tutti è di corruzione. Il gip di Napoli ha già ricevuto la richiesta della Procura (Woodcock, Piscitelli, Curcio, Greco, Milita e Cafiero de Raho) e entro cinque giorni dovrà decidere se accoglierla.
I fatti contestati risalgono al 2007 e il rischio è che intervenga la prescrizione da qui a un anno e mezzo. La richiesta, dunque, avrebbe anche lo scopo di accelerare i tempi.
La scelta, a termini di codice di procedura, è conseguente alla individuazione di “prove evidenti”. Oltre alla piena confessione dell’ex senatore De Gregorio, eletto nelle liste dell’Idv e “comprato” con tre milioni direttamente da Berlusconi, che avavea scelto Lavitola come intermediario, ci sarebbero infatti i movimenti bancari partiti dai conti a disposizione del Cavaliere («pianificate, molteplici ed articolate operazioni finanziarie poste in essere in forma occulta, mascherata e comunque extracontabile, con modalità concrete in corso di completa ricostruzione concertavano, programmavano, concordavano e comunque disponevano l’erogazione ‘in nero’ della somma complessiva di due milioni di euro in origine proveniente da società di capitali del gruppo Berlusconi in via di individuazione concreta»). Inquesto modo, dunque, si salta l’udienza preliminare e si taglia almeno un anno.
Le indagini comunque proseguono su «altri esponenti parlamentari dello schieramento politico avverso in quel momento maggioritario e in corso di precisa identificazione».
C’è anche una richiesta di perquisizione di una cassetta di sicurezza bancaria, ma occorrerà l’autorizzazione del prossimo Parlamento, che ha – come prima incombenza – l’elezione dei presidenti delle due Camere. La cassetta è stata comunque posta sotto sequestro, in modo da non poterne modificare il contenuto.
Il quotidiano Repubblica ha anche pubblicato stralci dall’interrogatorio di De de Gregorio, in cui ha parlato di “Un vertice riservato in un albergo di lusso. Attorno allo stesso tavolo, il senatore Sergio De Gregorio, l’italo-americano Enzo De Chiara, il ministro della Giustizia Clemente Mastella e un esponente dell’Ambasciata Usa indicato come agente di primo piano della Cia. Fu in quella occasione che gli americani avrebbero manifestato il disagio e la preoccupazione delle autorità statunitensi rispetto ad alcune scelte del governo Prodi. L’allora Guardasigilli, però, si sarebbe chiamato subito fuori da qualsiasi trama”.
Ma perché agli americani (ai tempi di George “Dabliu” Bush) non piaceva Prodi? “Vi erano preoccupazioni forti da parte degli americani sulle questioni di sicurezza e difesa, in ordine alle opposizioni che venivano dall’ala più radicale del governo Prodi”, ha già spiegato a Repubblica, De Gregorio. I motivi delle riserve? “In particolare c’era preoccupazione sul rafforzamento della base Nato di Vicenza e sulla installazione radar di Niscemi, che provocavano forti resistenze della componente estremista. Io come uomo della mediazione avevo anche proposto agli advisor americani di investire sulla comunicazione e far cadere i motivi di quell’ostruzionismo”.
Insomma, le proteste No Dal Molin e quelle (ancora tutte da sviluppare) del No Muos.
Infine, la manifestazione contro i giudici promossa dal Pdl a Milano, che ieri era stata annullata da Berlusconi, si è effettuata lo stesso in seguito alla richiesta della Procura di Napoli.
L’impressione forte è che stavolta il Cavaliere sia stretto in un angolo più complicato del solito.
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