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“Marcia indietro, marcia indietro!”

Intorno alle 19.30 piazza Montecitorio è gremita di gente arrivata alla spicciolata da tutta la città. Il Palazzo dove è in corso l’ultima malefatta di un neobonapartismo da terza repubblica, paradossalmente è “protetto” dalle televisioni. I furgoni delle Tv sbarrano parte della strada che porta al parlamento. Di polizia – in divisa – se ne vede poca.
Nel pomeriggio i parlamentari del M5S si erano affacciati in piazza con i cartelli che invitavano ancora a votare Rodotà Presidente.

La gente invece riempie la piazza e almeno due delle strade adiacenti. In una di queste si affollano gli attivisti di alcuni centri sociali arrivati da San Lorenzo con l’autobus 71 (segno dei tempi, in altri sarebbero arrivati in corteo). Sono loro gli slogan più combattivi: “marcia indietro, marcia indietro”, “revolution”. Il resto della piazza però ha la faccia della gente “normale”, aria da grillini, magari indignata ma poco propensa a fare un passo in più in direzione del palazzo. Le uniche bandiere sono quattro/cinque del Prc e una bandiera italiana.
Tutti aspettano che accada qualcosa ma non accade niente fino a quando arriva la notizia: Grillo non viene, appuntamento a Piazza del Popolo o forse a san Giovanni o in un altra piazza con Beppe Grillo, non oggi ma domani. Domani però è un altro giorno, le classi dominanti hanno già fatto un altro passo avanti nel loro golpe istituzionale e la revolution è rinviata a data da destinarsi. Le rivoluzioni hanno sicuramente bisogno delle masse ma anche di qualcuno che sappia dare indicazioni per fare i passi necessari, soprattutto di qualcuno che la rivoluzione la vorrebbe fare. Per questo ancora non ci siamo. Ci si sfoga ancora con twitter, i cinguettii ancora non sono diventati dei ruggiti.

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2 Commenti


  • massimiliano

    che bello tornare a vedere sventolare in piazza le bandiere rosse; con la fine ingloriosa dell’inutile partito che si definiva di sinistra, è davvero arrivata l’ora che tutti noi lavoratori con i pensionati e gli sfruttati ci ritrovassimo uniti sotto queste bandiere, per ritrovare uno spirito e riprenderci ciò che in questi trent’anni, ci hanno sottratto. Compagni il primo maggio dovrà essere una festa in cui dovranno tornare a sventolare più bandiere rosse di sempre, far realizzare a tutti che ci siamo e non molleremo nel rigurgito fascista che ci aspetta.


  • Pierangelo

    Ma che rivoluzione, questa è gente che pensa che il massimo dell’attività politica sia starsene dietro al computer col mouse in mano. Non c’è niente di nuovo, se si vuole cambiare qualcosa ci vuole più consapevolezza, per cambiare veramente la politica bisogna cambiare l’economia. M a qualcuno questa va bene così per poter portare i soldi in Costarica. Abbattere il capitalismo per cambiare.

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