Apprendiamo da Il Messaggero che il Presidente chiama tutti alla calma e ai toni bassi, il leader della destra così come quegli splendidi bresciani che in massa l’hanno contestato. E questa politica a bassa voce viene invocata anche per gli impegni assunti da governi e Parlamento con l’Unione Europea. State zitti, l’Europa ci ascolta.
Non ci sono illusioni da coltivare, secondo Giorgio Napolitano, sul fatto che si possa in breve abbandonare la politica di austerità e rigore. I patti europei, il fiscal compact, la Troika non lo permettono. Quindi non ci saranno risorse per la mitica ripresa, per i disoccupati, i precari e i cassaintegrati, i pensionati. Non ci saranno risorse se non per qualche aggiustamento e qualche dilazione di catastrofi sociali. I conti non lo permettono.
Da questo punto di vista meglio la brutalità del Presidente, che il ridicolo balletto di chiacchiere dei partiti di governo. Che promettono sapendo di non poter mantenere e che ogni tanto parlano di rinegoziare in Europa, sapendo che questo non è assolutamente alla loro portata.
Quindi l’austerità ed il massacro sociale continueranno, perché essi vengono considerati il mezzo per far ripartire l’economia. Non c’è più la politica dei due tempi, prima il rigore e i sacrifici poi la crescita, con cui ci imbrogliavano una volta. Ora ci chiariscono che è dalla purificazione, dalla igiene sociale del rigore che nasce la nuova economia competitiva.
È il messaggio che viene dalla Grecia. Qui per la prima volta dalla crisi una agenzia di rating ha emesso un verdetto positivo. In Grecia si può investire perché con il 70 % di giovani disoccupati, con i salari dei pochi occupati ridotti del 30%, con tutto quel che ancora vale messo all’asta, si può comprare a prezzi stracciati.
Il disastro sociale e civile della Grecia sta diventando una opportunità economica per la finanza internazionale, come la ricostruzione di un paese distrutto dalla guerra. Questa è la ripresa. Quindi se vogliamo accelerarla da noi dobbiamo smetterla di frenare il rigore. Prima ci autodistruggiamo, prima arriva il momento di ripartire.
Peccato però che le previsioni più ottimistiche ci informino che il prodotto lordo del paese tornerà ai livelli pre crisi nel 2020, mentre la disoccupazione di massa neppure allora sarà riassorbita. Il presente attuale è solo l’avvio di un futuro eguale o peggiore.
Giorgio Napolitano rappresenta con il massimo dell’onestà e del rigore una sinistra che ha rinunciato ad essere se stessa. Che ha accettato i dogmi della economia liberale e che ora condivide le follie dei trattati e delle istituzioni europee che impongono l’austerità. Una sinistra che in tutto il continente contribuisce alla distruzione dello stato sociale e dei diritti del lavoro. E che soprattutto si è assunta il compito di spiegare che a tutto questo non c è alternativa.
Che questa sinistra sia in crisi in tutto il continente è solo un atto di giustizia.
Il futuro si costruisce abbandonandola e mettendo in discussione subito la politica di austerità con tutti i suoi vincoli e trattati europei. Urliamolo se necessario, così finalmente i popoli europei udiranno da noi cose giuste e utili anche per loro.
Ps. Ho visto che Maurizio Landini sostiene che la manifestazione del 18 maggio non è contro il governo. E contro chi è allora?
Ma dai Maurizio, le cose sulla occupazione che giustamente chiede la FIOM questo governo non vuole e non può farle e non le farà. Sarà il primo avversario di esse.
Semmai si può dire che solo contro il governo non basta, che bisogna chiamare in causa Giorgio Napolitano e i vincoli europei che ci massacrano. Io nel mio piccolo il 18 scendo in piazza contro tutto questo.
* membro del Direttivo Nazionale Cgil, coordinatore della Rete28Aprile e tra i promotori del movimento politico ROSS@.
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