L’ultimo incontro annuale del Bilderberg si è tenuto tra il 6 ed il 9 giugno 2013 in un hotel di lusso della campagna inglese circondato, come di consueto, da un cordone protettivo di polizia. Eppure, quest’anno il Gruppo Bilderberg, su sollecitazione del premier britannico Cameron, anch’egli tra gli invitati, aveva promesso una maggiore trasparenza, predisponendo un ufficio stampa per i giornalisti. Una mossa che, nelle intenzioni degli organizzatori, avrebbe dovuto contrastare le accuse, sempre più frequenti, di manipolazione delle politiche nazionali e mondiali da parte del Bilderberg. Da parte di alcuni mass media si è persino presentata come una novità la pubblicazione dell’elenco degli invitati e delle tematiche dei dibattiti sul sito dell’organizzazione, quando, invece, è da diverso tempo che queste informazioni vengono rese pubbliche.
Al contrario e come sempre, l’essenziale, cioè i contenuti e le conclusioni delle discussioni, continua ad essere coperto dal più stretto riserbo. Rimane, dunque, il problema politico fondamentale ovvero la mancanza di trasparenza relativa non ad una semplice cena d’affari, ma ad un incontro ai massimi livelli, tra esponenti del potere economico e del potere politico, organizzato per discutere di aspetti fondamentali per la vita di centinaia di milioni di cittadini europei e americani. Soprattutto, la partecipazione di politici eletti e di funzionari statali ad un evento simile solleva molti interrogativi sulla indebita commistione tra pubblico e privato e non depone certo a favore di un corretto, e soprattutto socialmente neutrale, funzionamento della democrazia politica e dello Stato in Occidente.
Ma vediamo chi sono e di cosa hanno discusso i partecipanti all’incontro dell’Hertfordshire. Come sempre a partecipare sono solamente personalità provenienti dagli Usa, dal Canada e dall’Europa Occidentale. Quest’anno, a parte il ministro delle finanze polacco Jacek Rostowsky, che, però, è britannico per nascita ed educazione, non si sono verificate neppure le timide aperture a businessmen, intellettuali e politici dell’Est europeo, specialmente russi, della Cina o di altre regioni, che si erano verificate nel 2010-2012. Tranne poche eccezioni, i partecipanti vengono da Paesi che appartengono alla Nato. Il che è coerente con il carattere fortemente “atlantico” del Gruppo Bilderberg, basato sull’alleanza politico-economica-militare tra Usa ed Europa Occidentale.
In questo senso va spiegata la presenza nel Bilderberg della non europea ed islamica Turchia. Questo Paese è il principale partner militare della Nato dopo gli Usa e sta rivestendo un ruolo fondamentale anti-Assad in Siria. Inoltre, è considerato un esempio di liberismo economico e di islamismo moderato da esportare nel resto del Medio Oriente. O almeno lo era prima della violenta ondata di repressione poliziesca in atto in queste ultime settimane. Quest’anno la Turchia ha presentato una delegazione più numerosa del solito, costituita da un docente universitario, un giornalista, due importanti imprenditori, e due politici. Coerente con il suo orientamento bipartisan, il Bilderberg ha invitato sia l’islamico Ali Babacan, vice premier e ministro delle finanze, sia Safak Pavey del principale partito d’opposizione, il laico e kemalista CHP.
Gli invitati di quest’anno erano 138, di cui solo 34 sono membri fissi del Bilderberg, facendo parte del comitato direttivo. La presenza anglosassone, considerata come singole nazioni, è schiacciante. Quest’anno gli Usa sono stati presenti con 33 invitati (24% sul totale), seguiti dalla Gran Bretagna con 23 (16,7%), dalla Francia con 10, dalla Germania con 8, e da Canada, Italia, Olanda e Turchia con 6. Gli altri paesi hanno presenze più ridotte. Nell’insieme, però, l’Europa è prevalente: la Ue ha 81 presenze e l’area euro 49. Vi sono, inoltre, 5 personalità qualificate come internazionali, perché rappresentano organizzazioni sovranazionali, come il presidente della Commissione europea, Barroso.
Se andiamo a vedere le presenze per appartenenza di gruppo sociale, prevalgono tre categorie. In primo luogo, le grandi corporation private che partecipano con 65 personalità (47,1%), poi i politici e i funzionari statali con 38 personalità (27,5%), e infine gli intellettuali con 28 (20,3%). Tra le imprese private ne abbiamo 28 finanziarie, tra cui alcune delle più importanti banche del mondo come Goldman Sachs, Hsbc, Barclays, Deutsche Bank, e assicurazioni come Axa, Zurich e Prudential. Abbiamo poi 37 personalità provenienti da multinazionali leader nei rispettivi settori industriali, tra cui Royal Dutch Shell, British Petroleum, Alcoa, Eads, Bae System, Michelin, Siemens, Novartis, Heineken, Microsoft, Amazon e Google. Un settore molto rappresentato è quello dei media, con 8 personalità. Tra i politici i nomi sono di vertice. Prevalgono i ministri economici e degli esteri, ma non mancano i primi ministri come l’olandese Rutte e gli ex premier italiano, Mario Monti, e francese, François Fillon, o banchieri nazionali come lo svizzero Tomas Jordan.
La provenienza è bipartisan, dai partiti “moderati” sia del centro-destra che del centro-sinistra. Ad esempio, per la Gran Bretagna troviamo sia il ministro delle finanze conservatore, George Osborne, sia quello “ombra” laburista, Edwards Balls, mentre per la Svezia abbiamo Borg e Bildt, ministri di centro-destra degli esteri e delle finanze e Stefan Lofven, capo del partito socialdemocratico ed ex leader dei metalmeccanici svedesi, tutti invitati da Jacob Wallenberg, membro del comitato direttivo del Bilderberg e imprenditore più potente della Svezia.
Ci sono, inoltre, alcune importanti figure appartenenti ad organismi sovrannazionali come Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale, il già citato Barroso,Viviane Reding, vice presidente della Commissione europea e commissario alla Giustizia e Olivier de Balinchove, comandante dell’Eurocorps, la forza multinazionale europea che fa capo alla Ue ma agisce sotto il controllo della Nato. Tra gli esponenti dei think tank, spesso statunitensi, di orientamento neoconservatore ed emanazione di fondazioni di grandi corporation industriali e bancarie, troviamo nomi famosi come Richard Perle, ex consulente di George W. H. Bush, Robert Zoellick, ex presidente della Banca Mondiale, e Robert Rubin, ex ministro del Tesoro di Bill Clinton. Tra gli ex politici e funzionari di spicco troviamo Kissinger, forse il più importante segretario di Stato della storia Usa recente, David Petreus, ex comandante in Iraq e Afghanistan ed ex direttore della Cia (dimessosi di recente per uno scandalo) ed ora manager di Kkr, colosso Usa del private equity, e Timothy Geithner, ex ministro del Tesoro di Obama.
Anche gli italiani presenti al meeting del 2013 sono figure di spicco dell’establishment economico e politico nazionale, con importanti connessioni internazionali. Oltre al già citato Monti, che per anni è stato membro del comitato direttivo, abbiamo Franco Bernabè, attuale rappresentante italiano al direttivo del Bilderberg e presidente di Telecom Italia, Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa San paolo, la principale banca italiana, Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, la banca al centro della storica “Galassia del Nord” e del patto di sindacato di Rcs-Corriere della Sera, il nucleo più forte del capitalismo italiano, Gianfelice Rocca presidente del gruppo di ingegneria e costruzioni Techint e di Assolombarda, la potente associazione degli imprenditori della Lombardia, e infine la giornalista Gruber. C’è poi un altro italiano, Emanuele Ottolenghi, che è un esperto di Iran e Medio Oriente e figura come appartenente al gruppo statunitense, facendo capo al think tank Foundation for Defence of Democracies.
Di fatto, il Bilderberg, come è facilmente intuibile dalla composizione dei suoi partecipanti, è il momento di incontro tra il grande capitale transnazionale e i decision maker, i vertici politici e i burocratici nazionali ed internazionali, con la mediazione del personale intellettuale dei think tank e dei centri di ricerca legati ai grandi gruppi economici. Un momento di incontro in cui si discutono e si socializzano le linee guida che dovranno ispirare le politiche, in genere bipartisan, delle singole nazioni e dell’Europa.
Quali siano i temi cui si applicheranno tali linee guida è facile dirlo, visto che il Bilderberg lo rivela chiaramente anche quest’anno. Si tratta di temi “caldi”: le politiche dell’Unione Europea, la crescita e la disoccupazione in Europa e negli Usa, il Medio Oriente, l’Africa, la politica estera Usa, il nazionalismo ed il populismo, la questione del debito, la cyberguerra e le minacce asimmetriche. Quali siano i contenuti e soprattutto gli interessi cui si ispirano gli indirizzi generali, che poi verranno tradotti in politiche, è facile intuirlo, vista la prevalenza degli esponenti dell’alta finanza e della grande industria degli Usa e dei paesi europei più potenti. Così come è facile intuire che tali indirizzi saranno ripresi ampiamente e veicolati fra l’opinione pubblica nazionale ed internazionale dai mass media e dagli opinion maker presenti al Bilderberg.
* Autore del recente libro “Club Bildeberg. Gli uomini che comandano il mondo”. L’articolo è stato pubblicato su www.resistenze.org
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