Due deputati presentano una interrogazione parlamentare sulla vicenda di Marta Camposana, insegnante e attivista no Tav, e sull’operato dei funzionari di polizia chiamati a mantenere l’ordine pubblico in Val di Susa. L’allarme lanciato dai deputati del Gruppo Misto Adriano Zaccagni e Vincenza Labriola in un’interrogazione rivolta al Ministro dell’Interno e Ministro della Difesa.
Il racconto di quanto accaduto a Marta Camposana è stato riportato dalle testate ‘Il Fatto Quotidiano’ e ‘Il Tirreno’ in data 21 luglio 2014. Come si legge nell’intervista, l’insegnante denuncia di essere stata picchiata e toccata nelle parti più intime dagli agenti di polizia che l’avevano fermata durante una manifestazione contro la Tav. “Da quando mi hanno fermato a quando mi hanno portato all’interno del cantiere sono stati dieci minuti di follia. La trentatreenne è scesa nei particolari di quanto vissuto durante la manifestazione: “Ho ricevuto una manganellata in faccia, mi hanno toccato nelle parti intime e mi hanno insultato. Le forze dell’ordine ci hanno chiuso con due cariche e bersagliato con una pioggia di lacrimogeni. Poi sono stata colpita da una manganellata alle spalle e trascinata a terra. Una volta nel cantiere ho detto che avevo bisogno di un medico, ma mi hanno di nuovo insultato e portato al pronto soccorso soltanto quattro ore dopo, alla fine delle procedure in questura, dove mi hanno denunciato solo perché avevo del Maalox e dei limoni per contrastare i lacrimogeni”. E sugli abusi da parte degli agenti, su Il Fatto Quotidiano si legge: “Mi hanno colpita alle spalle nei boschi e poi trascinata dentro al cantiere, dove mi hanno ancora colpita e toccata nelle parti intime”. In data 20 luglio, l’Huffington Post pubblicava foto e video dei pestaggi ai danni degli attivisti No-Tav riportando un’ulteriore testimonianza “Gli arrestati della scorsa notte sono degli eroi», ha sostenuto poi Nicoletta Dosio, portavoce del movimento, durante la conferenza stampa successiva agli scontri al cantiere di Chiomonte. “Ero presente anche io – ha aggiunto – e le forze dell’ordine hanno sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo anche sulla gente che defluiva. È stata usata violenza inaudita”. Ai Ministri in indirizzo, i deputati chiedono: “se non si reputi che il comportamento delle forze dell’ordine, schierate a difesa del cantiere di Chiamonte, sia stato eccessivo e al di fuori di ogni logica di contenimento del dissenso e in quale sede si sarebbe deciso questo cambio di strategia nel contrasto agli attivisti NO-TAV e a quale scopo”. Si chiede inoltre di appurare se, nel caso specifico di Marta Camposana, siano riscontrabili condotte molto gravi da parte di funzionari dello Stato ed eventualmente di agire per accertare la verità ed eventualmente prendere tutti i provvedimenti del caso nei confronti di tutti i possibili responsabili anche mediante le necessarie comunicazioni all’autorità giudiziaria.
Qui di seguito la lettera aperta di due giuriste inviata alla Presidente della Camera e al Ministro Kyenge nella quale si descrive quanto accaduto a Marta Camposana:
Alla Presidente della Camera Laura Boldrini
Alla Ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge
Ci rivolgiamo a voi come donne delle istituzioni che hanno mostrato attenzione ai temi della discriminazione, della violenza e del sessismo, e sensibilità alle questioni della giustizia.
Marta Camposana è una giovane che ha accolto l’invito del Movimento No-Tav in Val di Susa, e il 19 luglio scorso ha dato voce alla sua protesta. Dal suo racconto apprendiamo che ha subito cariche indiscriminate e violente operate dalla Polizia contro i/le manifestanti, di notte e in mezzo ai boschi; ha respirato lacrimogeni caricati con gas venefici; è stata fermata e picchiata violentemente; e mentre due poliziotti la stavano già portando via un terzo le ha tirato una manganellata in viso rompendole il labbro (6 punti esterni e 2 interni). Inoltre gli agenti le hanno palpeggiato il seno e l’hanno toccata in mezzo alle gambe. L’hanno insultata e le hanno sputato addosso. “Ho avuto paura di essere stuprata – ci ha dichiarato Marta al telefono – perché gli agenti erano tanti e intorno non vedevo altre persone che potessero sentirmi”. Questo non è avvenuto, ma la paura le è rimasta addosso. Più tardi, mentre il labbro le sanguinava, l’incontro con le poliziotte – che inizialmente le ha fatto pensare di essere al sicuro – invece è stato umiliante: una ha sputato nella sua direzione e le ha detto: “sei una puttana lo sai vero che sei una puttana, ora con quella bocca lì non la fai più la puttana.” Frasi da maschi violenti pronunciate da donne che accettano di giocare con il potere dato loro dalla divisa, riproducendo linguaggi da caserma e regole non scritte di dominazione, che sono illegali e illegittime ma profondamente radicate in una cultura machista della forza e della prepotenza, che non ha visto finora tentativi istituzionali mirati allo sradicamento.
Tali comportamenti sono contro le leggi che tutelano i diritti inviolabili dei cittadini e delle cittadine che sono in custodia del Pubblico Ufficiale che le ferma per identificazione o per arresto. Anche nella caserma di Bolzaneto, a Genova, furono, in particolare, picchiate, offese e umiliate le ragazze fermate e lì condotte per essere identificate e poi arrestate. Sono stati condannati i dirigenti che nell’operazione di Polizia consentirono le violenze, anche se i gradi superiori furono, invece, promossi. Purtroppo in Italia non è stato ancora introdotto il reato di “tortura” nonostante sia imposto da legislazione internazionale; e gli agenti di Polizia che operano in Ordine Pubblico a volte violano disposizioni internazionali, come la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti, resa esecutiva in Italia dalla Legge n. 848, del 4/08/ 1955 o la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, esecutiva in Italia con Legge n.489 del 3/11/1988 che proibiscono la tortura e anche i trattamenti inumani e degradanti, come quelli che ha subito Marta. Quante volte abbiamo sentito racconti simili da giovani attiviste, studentesse che hanno partecipato a manifestazioni: dopo le botte i palpeggiamenti – il binomio sesso e violenza è lo stesso che vediamo in azione in modi diversi nella società, nel cinema, persino nelle pubblicità. Marta ha deciso di sporgere denuncia e altre ragazze hanno messo una petizione online per raccogliere firme e dire basta.
Chiediamo che non succedano più abusi di questo tipo, che ci offendono come donne e ci preoccupano come cittadine di una democrazia. L’art.24 della Legge istitutiva del Corpo della Polizia di Stato – organo civile e non più militare dal 1981 (Legge 121 del 1981) – recita così : “LA P.S. ESERCITA LE PROPRIE FUNZIONI AL SERVIZIO DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE E DEI CITTADINI … ESSA TUTELA L’ESERCIZIO DELLE LIBERTA’ E DEI DIRITTI DEI CITTADINI; ESSA VIGILA SULL’OSSERVANZA DELLE LEGGI”. E’ evidente che questo articolo non è molto conosciuto, se anche il Parlamento Europeo, il 12 dicembre 2012 ha votato una risoluzione dal titolo: “Strategia dell’UE in materia di Diritti Umani” ove si denuncia il comportamento estremamente violento della Polizia in alcuni Paesi UE, durante gli interventi di ordine Pubblico in occasione di manifestazioni di cittadini, affermando:
“(Il Parlamento europeo) esprime preoccupazione per il ricorso a una forza sproporzionata da parte della polizia durante eventi pubblici e manifestazioni nell’UE; invita gli Stati membri a provvedere affinché il controllo giuridico e democratico delle autorità incaricate dell’applicazione della legge e del loro personale sia rafforzato, l’assunzione di responsabilità sia garantita e l’immunità non venga concessa in Europa, in particolare per i casi di uso sproporzionato della forza e di torture o trattamenti inumani o degradanti”. Non importa per quale motivo una persona viene arrestata: la sua integrità fisica e psicologica devono essere sempre garantite – e se si tratta di una donna, in alcun modo ella deve diventare vittima di violenze di genere, che siano fisiche o simboliche.
Chiediamo che nel nostro Paese si cominci a pensare seriamente a forme di contrasto culturale di queste forme di violenza, che siano orientate alla prevenzione primaria, e che includano training delle Forze dell’Ordine al fine di educare al rispetto dei diritti di genere, razza/etnia/cultura, ed orientamento sessuale – dando una formazione adeguata a coloro che vestono una divisa perché possano svolgere il loro lavoro nel pieno rispetto delle leggi. Va cambiata la cultura dominante nelle caserme – dove non devono trovare albergo i soprusi, l’esaltazione per la forza e la violenza, comportamenti sessisti, razzisti ed omofobi. E chiediamo che vengano fatti quei cambiamenti necessari a delegittimare e prevenire tali abusi. Il Movimento Avvocati Europei Democratici di cui fa parte il Legal Team Italia (avvocati/e che intervengono durante le manifestazioni allo scopo di evitare violazioni dei diritti da parte della PS) ha lanciato una campagna europea per ottenere una legge che disponga il riconoscimento dei poliziotti in situazioni di ordine pubblico, tramite numero o targhetta identificativa, per sollecitare una responsabilizzazione degli agenti e una tutela di coloro che manifestano nelle piazze europee.
Crediamo che in un Paese come il nostro, dove ogni giorno si parla di violenza contro le donne, femmicidi, reati sessuali, sia importante dare un segnale che le donne delle istituzioni non sono disposte a tollerare comportamenti di molestia e di abuso, particolarmente quando ciò avviene dentro le istituzioni dello stato. Grazie per quello che potrete e vorrete fare.
Laura Corradi, docente di “Studi di Genere e Metodo Intersezionale”
Simonetta Crisci, avvocata dell’associazione “Donne Diritti e Giustizia”
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