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Roma: i No War scendono in campo

Di movimento pacifista non si può parlare in Italia da tempo. Molte grandi organizzazioni storiche e di massa hanno anni fa deciso di scegliere la contiguità e l’internità al blocco d’interessi del Partito Democratico piuttosto che la mobilitazione contro le guerre neocoloniali in cui anche l’Italia è stata coinvolta spesso e volentieri da governi di centrosinistra.

Ma l’imminente aggressione contro la Siria ha attivato di nuovo forze e soggettività politiche e sociali che già da qualche giorno in varie città d’Italia sono state protagoniste di manifestazioni e presidi per dire ‘No’ alla nuova avventura militare. A Roma una prima iniziativa si è svolta lo scorso 29 agosto, con un presidio davanti all’Altare della Patria in Piazza Venezia. Altre iniziative seguiranno già a partire da domani.

A deciderlo è stata nel pomeriggio di giovedì una partecipata assemblea che ha visto l’adesione di alcune decine di realtà politiche, sociali e territoriali della capitale: dai partiti e dai gruppi politici della sinistra ai sindacati di base, da alcune realtà universitarie a ciò che resta dell’arcipelago No War. A partire dalla Rete No War che giustamente ha rivendicato di essere rimasta attiva con iniziative sia in Italia sia all’estero fin dai tempi dell’aggressione militare occidentale alla Libia, nonostante il disinteresse di molte realtà che questa volta sembrano risvegliarsi dal torpore.

Un’assemblea non di analisi, ma di confronto sulle mobilitazioni da mettere in campo quella di ieri, incentrata su alcuni appuntamenti sui quali la convergenza tra i partecipanti è stata totale. Si comincia con un presidio di massa in Piazza Barberini, a poche centinaia di metri dall’ambasciata degli Stati Uniti, sabato 7 settembre, a partire dalle 17. Un appuntamento in concomitanza con la veglia in Vaticano, alla quale alcune realtà di base del mondo cattolico hanno annunciato di voler partecipare mostrando striscioni contro l’inaccettabile istituzione dei cappellani militari.

Poi mercoledì 11 settembre la mobilitazione si sposterà, a partire dalle 18 (sempre che la Questura non si metta di traverso) sotto l’ambasciata francese in Piazza Farnese. Il prossimo appuntamento dovrebbe essere invece, sabato 14, sotto la sede della Rai in Viale Mazzini, visto il ruolo di primo piano che la propaganda di guerra riveste anche all’interno degli spazi informativi del cosiddetto ‘servizio pubblico’. Fermo restando che non appena Washington e Parigi dovessero scatenare i bombardamenti su Damasco si manifesterà immediatamente in una piazza centrale della capitale utilizzando il passaparola e il tam tam sui media di movimento.

Alcune realtà territoriali e universitarie hanno ricordato l’appuntamento da tempo calendarizzato per domani con un corteo a San Lorenzo contro la repressione e lo sgombero degli spazi sociali, in particolare di Communia, e che a questo punto sarà connotato anche da parole d’ordine contro la nuova aggressione militare contro la Siria. Anche in altre città italiane sabato 7 settembre si svolgeranno manifestazioni e presidi, in particolare a Milano, Vicenza, Firenze, Niscemi, intrecciandosi con le mobilitazioni delle comunità locali che – nel caso dei No Dal Molin e dei No Muos – contestano non solo la guerra ma anche la militarizzazione dei loro territori.

Molti gli interventi che ieri pomeriggio, durante l’assemblea che si è svolta nei locali dello spazio occupato Scup, hanno chiesto che l’iniziativa contro la guerra acquisti continuità e si renda promotrice di un corteo unitario per le vie della capitale, pur sapendo che le posizioni e i punti di vista sulla questione ‘Siria’ non sempre sono coincidenti. Ma sul fatto che la guerra scatenata da USA e Francia non risolverà ma anzi aggraverà i problemi delle popolazioni siriane e mediorientali si sono detti, naturalmente, tutti d’accordo.

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