“Non è il momento di andare a Roma. Bisogna vivere qualche altro giorno di passione e far salire l’adrenalina degli italiani”. Così dice al telefono con l’ANSA Mariano Ferro, il leader del Movimento dei Forconi, che attribuisce gli scontri di ieri a Torino a “quattro scalmanati, ma la stragrande maggioranza era pacifica”. “Se sarà votata la fiducia al governo ed i politici non andranno via, tutti convergeranno su Roma per un’invasione pacifica” ha detto Danilo Calvani, uno dei leader dei Forconi del Lazio (zona Pontina) in vista del voto di fiducia di mercoledì. “Se i politici non andranno via – aggiunge – annunceremo nuove nostre decisioni. Agiremo comunque nel rispetto delle regole, vogliono farci passare come eversivi. Forse disorganizzati ma siamo una forza massiccia”. La rivolta “degli italiani” incombe dunque sull’agenda politica?
In queste dichiarazioni di due dei leader ufficiali del “Coordinamento 9 dicembre” (o della rivoluzione dell’Immacolata come titola invece la pagina fb di Forza Nuova) sta l’incognita degli avvenimenti dei prossimi giorni. La giornata di “rivolta” di ieri ha bucato il clima di melassa nel quale tutti avrebbero dovuto gioire o dedicarsi esclusivamente a commentare la vittoria di Renzi nelle primarie del Pd. Ma gli eventi – e in particolare quanto accaduto a Torino – hanno scombinato agende politiche e palinsesti televisivi. Il rancore profondo accumulatosi nella pancia profonda del paese – in quei ceti medi proletarizzati dalla crisi – si è manifestata pubblicamente in un blob indefinito di rivendicazioni politiche, economiche, fiscali che, se non interpretato, intercettato o contrastato lì dove indispensabile, non promette nulla di buono, e non solo per il governo Letta o la “casta dei politici” o per quelli che non sono “Italiani”.
Non sono mancati neanche segnali plateali, come quello degli agenti di polizia che in almeno tre occasioni (a Torino, Genova e Rho) si sono tolti i caschi davanti ai manifestanti ma anche a fotografi e telecamere. Un gesto non certo usuale in altre manifestazioni e con altri manifestanti e che lascia intravedere una manfrina, un gioco delle parti che segna però l’immaginario collettivo (un po’ come certi scontri di piazza a schiuma frenata del passato). Ma anche un gesto non casuale, come rivendica il segretario del Siulp (sindacato di polizia) nella dichiarazione ufficiale che è possibile leggere qui sotto:
La dichiarazione integrale del segretario del Sindacato Unitario di Polizia, Felice Romano:
“Quanto accaduto a Torino, a Genova e in tutte le altre città, nonostante i soliti delinquenti professionisti del disordine che hanno dato sfogo alla loro indole criminale e violenta, senza però riuscire a separare il “Paese” (cittadini e poliziotti), merita un plauso a tutti quei colleghi di tutte le forze di polizia che oggi, in modo professionale e coraggiosamente hanno detto simbolicamente basta alla lontananza della politica governativa e dei palazzi del potere rispetto ai danni che stanno producendo contro le famiglie e i lavoratori di questo paese.
Togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna di tutti i cittadini che hanno voluto gridare basta allo sfruttamento e al soffocamento dei lavoratori e delle famiglie italiane, è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma e che i palazzi, gli apparati, e la stessa politica ormai sono lontani dai problemi reali dei cittadini e troppo indaffarati ai giochi di potere per la propria sopravvivenza e conservazione della casta.
Ecco perché il governo in primis e il ministro Alfano a seguire, bene farebbero al ascoltare il Sindacato e prima ancora i cittadini di questo Paese; giacchè la misura e colma e se non si inverte questa tendenza a chiedere sempre e maggiori sacrifici in cambio di nulla, a maggior ragione quando non si da il buon esempio cominciando a rinunciare i propri privilegi che sono tanti, anzi troppi, si ricordino il passaggio biblico nel quale si afferma: “terribile sarà l’ira degli onesti”.
Dunque se da un lato il sindacato di polizia avverte il governo a non sfidare l’ira degli onesti, dall’altro i fascisti di Forza Nuova, in un comunicato ufficiale affermano di “vegliare sulla nostra libertà”. Vedi il comunicato qui sotto:
Comunicato ufficiale del segretario nazionale Roberto Fiore
9 dicembre, Forza Nuova: appello all’ ordine e alla tranquillita’ per la rivolta dell’ Immacolata
Il Segretario Nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore, sentiti i dirigenti del movimento attivi sul territorio in supporto alla mobilitazione del 9 dicembre dichiara:
“Forza Nuova rivolge a tutti gli Italiani che parteciperanno ai blocchi del 9 dicembre, un appello alla tranquillità, all’ ordine e al rispetto delle leggi. La volontà del popolo che scenderà in piazza in tutta Italia, infatti, è una volontà forte, pacifica e ordinata. Le voci allarmistiche (di possibili violenze, disordini, “esasperazioni dei conflitti”, e “propositi bellicosi”) fatte circolare tramite la rete e i giornali dai Servizi Segreti, dal Ministero degli Interni e dai vari provocatori da internet, non hanno alcun fondamento nella realtà.”
“Questa protesta, prosegue Fiore, non ha leader. L’ ipotesi poi, apparsa su qualche giornale, che ci sarebbe la volontà di facilitare l’ascesa al potere di un governo militare, è ridicola e lontana anni luce dalle concezioni politiche e culturali di Forza Nuova, e qualora qualche mente bizzarra avesse partorito questa follia troverà Forza Nuova sul campo ad opporvisi.”
“Tutti sanno, infatti, che il sistema oggi non si regge sulle istituzioni o sui politici, ininfluenti e delegittimati, ma sui centri di potere transnazionali, esterni all’ Italia (UNIONE EUROPEA, BCE, NATO, EUROGENDFOR), che non possono essere scalzati da una singola seppur decisa protesta.”
“La permanente mobilitazione degli italiani, dei movimenti politici sani, delle associazioni che sinceramente intendono proteggere l’Italia onesta e che lavora, al contrario, è la vera rivoluzione in atto, che presto soppianterà il vecchio potere con uno Stato Nuovo sovrano, giusto e ordinato e soprattutto lontano da lobby massoniche e settori deviati.
I forzanovisti, che parteciperanno alla mobilitazione sul territorio in forma legale e pacifica, concordano con la necessità di arrivare in tempi brevi alla sovranità monetaria, al blocco immediato dei provvedimenti esecutivi di Equitalia, stabilendo al più presto una data per le prossime elezioni politiche, che in virtù della sentenza della Consulta si dovranno tenere con un proporzionale senza soglia di sbarramento.
Al di là delle voci che si accavallano e degli stereotipi mediatici, gli Italiani possono dormire sonni tranquilli; Forza Nuova veglia sulle loro libertà.”
L’altro gruppo neofascista che è apparso piuttosto attivo e coordinato dentro la rivolta dell’Immacolata è Casa Pound che sta operando e si sta candidando – anche in competizione con altre organizzazioni fasciste – ad essere il nerbo di un eventuale movimento reazionario di massa che un pezzo di borghesia italiana – travolta e indebolita dalla crisi e dalla gerarchizzazione in corso nell’Unione Europea – potrebbe voler scatenare nel paese sia contro le forze della sinistra (ritenute nemiche per storia, dna e princìpi), sia contro un altro pezzo di borghesia (come quella aggregatasi intorno al governo Monti ed ora Letta) che punta invece ad agganciarsi al nucleo duro franco-tedesco, sacrificando non solo i diritti sociali e dei lavoratori ma anche gli interessi “nazionali” di una parte della borghesia stessa, quella più debole e inadeguata a reggere la competizione globale.
Intanto in molti – anche a sinistra e nei movimenti – si interrogano su cosa stia succedendo in alcuni segmenti sociali del paese, precipitati in basso a causa della crisi e delle misure antipopolari imposte dell’Unione Europea e del governo, arrivando per ora a risposte non convergenti. C’è chi invita a non sottovalutare i vagiti di un movimento reazionario di massa e chi – incantato dal movimentismo per il movimento – ritiene di doverci stare dentro per cercare di condizionarne gli esiti. In entrambi i casi è ben visibile il rischio di arrivare in ritardo, ma nel secondo caso il rischio di perdere la bussola appare ancora più pesante. Sta agendo infatti una forbice micidiale che va spezzata: da un lato gli apparati ideologici e materiali della classe dominante ben piazzati a “difesa del sistema”; dall’altro una egemonia reazionaria sul possibile “blocco anti sistema”. Per rompere questa gabbia occorre una buona capacità di leggere i processi e una grande capacità indipendente di intervento politico e sociale. E’ tempo che sindacati di base e conflittuali, movimenti sociali antagonisti e i nuclei di una sinistra di classe non polverosa battano un colpo, insieme possibilmente e contro il nemico principale: l’Unione Europea come apparato della classe dominante e vincente oggi nel nostro paese e in Europa.
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