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Curiose coincidenze: forconi, logistica e mafia

 

 

 

Avevo notato già nel 2012 che pochissimi avevano parlato di quali fossero le effettive rivendicazioni del sindacato autotrasportatori che aveva gestito i blocchi autostradali, Trasportounito-FIAP. Questo mi aveva parecchio insospettito, perché sembrava che neppure la sua controparte (il governo) fosse interessato a che si parlasse troppo del tema sul tavolo, quasi assecondando la descrizione della protesta come genericamente “contro la crisi”. In realtà nel volantino di rivendicazioni si parlava esplicitamente di alcune questioni come la detassazione ma soprattutto l’eliminazione del SISTRI, il sistema informatico obbligatorio di tracciamento dei rifiuti introdotto da poco dal ministero dell’Ambiente, contro cui è in corso un’agitazione permanente da parte di molte piccole aziende di trasporto che si occupano di trasporto di rifiuti. Pochi hanno detto che il SISTRI, a sua volta oggetto di scandali e indagini per l’inadeguatezza tecnica e le circostanze opache dell’assegnazione dell’appalto, è stato effettivamente sospeso per un anno nel giugno 2012 (quindi, missione compiuta per le proteste di gennaio!). Cosa è successo un anno dopo? è stato introdotto il cosiddetto SISTRI-bis che è entrato in funzione il 1° ottobre in via sperimentale, per essere allargato a una platea più ampia di soggetti da marzo 2014. Col ritorno del SISTRI Trasportounito è tornato sul piede di guerra. Sul SISTRI e sui disagi che presuntamente comporta per le ditte che devono adottarlo si trova una quantità enorme di materiale online, di solito con la premessa “Non siamo tutti ecomafiosi, però…”.

 

Sui forconi agricoli, invece, il ruolo della mafia (in questo caso soprattutto siciliana, mentre per quanto riguarda i rifiuti si tratta soprattutto di camorra e forse ‘ndrangheta) è più che evidente da subito, nei metodi usati per promuovere le proteste, nella improvvisa e ingente disponibilità finanziaria di gruppi che poi alle elezioni regionali hanno preso lo 0,2%, nei rapporti con certi ambienti politici siciliani.

 

La saldatura tra forconi rurali e forconi su gomma sotto l’egida della mafia si è vista bene in un episodio come questo. La FITA-CNA è spesso bersaglio di forti attacchi da parte di alcune organizzazioni oltranziste di autotrasportatori perché considerato “dialogante” col governo e venduto alla “committenza”, cioè alle grandi imprese a monte della filiera dell’autotrasporto.

 

Ma le mafie non si interessano all’autotrasporto solo per quanto riguarda i rifiuti. I mercati ortofrutticoli, come mi spiegava per esempio, a una presentazione pubblica, Giovanni Catozzella (che quasi solo su questo argomento ha scritto un bel romanzo sulla mafia in Lombardia, “Alveare”), sono un’occasione d’oro sia per mettere le mani sul mercato agroalimentare, fissando i prezzi ai danni di consumatori e concorrenti non mafiosi, sia per smerciare altra roba nascosta nei cassoni. Per questo motivo esistono leggi inapplicatissime che impongono regole stringenti sul carico/scarico (che andrebbe fatto alla luce del sole).

 

Questa mattina [11 dicembre 2013] sono stati sgomberati i blocchi al CAAT, Centro Agroalimentare di Torino (che tra l’altro, sta a Grugliasco, dove un pentito racconta come la mafia avesse costruito interi edifici del centro logistico), che tutti avevano raccontato essere stati imposti con la forza. Pensiamo davvero che una modesta protesta popolare (si parla di 300 persone) sia in grado di interrompere uno smercio gigantesco creando danni di milioni di euro senza che nessuno di quelli che lavorano lì alzi un dito?

 

Faccio notare qualche altra circostanza sicuramente curiosa: la Commissione Antimafia del Comune di Torino aveva fatto un sopralluogo al CAAT di recente. Lì vicino c’è l’inceneritore di Gerbido (una frazione di Grugliasco), su cui pure gli inquirenti dicono avesse messo le mani la mafia.

 

Insomma, stiamo parlando di un feudo mafioso basato sulla logistica dei rifiuti e dell’agroalimentare. Dal punto di vista della mafia, questa protesta è per alzare la posta col governo, che in periodi di tagli e razionalizzazioni potrebbe essere tentato di mettere mano alle diseconomie generate dalla presenza mafiosa. Confido che alla fine troveranno la quadra. I neofascisti in tutto questo sono solo comparse pagate, e quelli che si sono uniti ingenuamente alle manifestazioni sono… comparse gratuite.

 

Spero che da questi spunti nasca qualcosa che aiuti a gettare luce su questa torbida vicenda.

 

 

 

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