Certo che se questo è il nuovo che avanza, ‘aridatece il vecchio!’, vien da dire. Ogni giorno compare sui giornali con presunte ricette nuove per rimettere l’Italia in sesto, riformare le istituzioni, dare lavoro ai giovani, ridurre le tasse, privatizzare le aziende pubbliche -almeno quelle rimaste, considerato il misero esito delle privatizzazioni passate- e via discorrendo. Peccato che queste ricette siano quanto di più vecchio e stantio già visto e sentito negli ultimi anni.
Vogliamo creare occupazione? Allora dobbiamo ridurre le garanzie per chi il lavoro ce l’ha, rendere più flessibile il lavoro in entrata ed in uscita, eliminare l’art.18 e la giusta causa per i licenziamenti, favorire l’occupazione giovanile con la decontribuzione per i nuovi assunti, e via così fino ad arrivare a 47 tipologie contrattuali atipiche, con l’abolizione di fatto dell’art.18 e l’introduzione dei licenziamenti per motivi economici. Il risultato è stato un drastico calo dell’occupazione anche per chi giovane non è, con la disoccupazione ormai ad oltre il 12,5 %, mentre le ore di Cassa integrazione nel 2013 stanno per arrivare al miliardo e mezzo, con oltre 520.000 lavoratori fuori dalla produzione.
Di chi la colpa questa volta? Non certo dei privilegiati del pubblico impiego visto che con il mancato rinnovo dei contratti dal 2010 al 2014, lo Stato risparmierà 12 miliardi, a cui si aggiungono i risparmi strutturali derivanti dal taglio dei servizi, dal blocco del turn over e quindi dal calo dell’occupazione, e ancora dal blocco dei contratti fino al 2017.
Ma al giovane segretario del PD sfugge forse che l’occupazione non aumenta -nonostante tutte le deregulation ammazza diritti attuate- perché la domanda interna è ferma? Non si è accorto che questo dipende dal fatto che la crisi ha impoverito i ceti produttivi, che la gente riesce a malapena a soddisfare i bisogni primari, costretta com’è a pagare sempre più tasse, grazie al fatto che nessuno mai ha tentato una seria battaglia contro l’evasione fiscale?
Che a forza di star dietro ai dettami della Commissione Europea, dei trattati europei a cominciare dal fiscal compact, della BCE e del Fondo Monetario internazionale il potere d’acquisto dei salari è tornato ai livelli di quarant’anni fa?
Possibile che nessuno gli ha suggerito che alla riforma delle pensioni ci hanno già pensato in molti, dalla Fornero in giù, con il risultato che i ‘vecchi’ dovranno rimanere al lavoro fino a quasi settant’anni e i giovani una pensione non l’avranno mai a causa del nuovo sistema contributivo e della precarietà imperante, e non basterà certo, per riparare a tutto ciò, abolire le pensioni di reversibilità!
Si dice che i giovani hanno la memoria corta, ma sembra proprio che questo qui esageri!
In realtà c’è poco da scherzare, se sul giornale di Confindustria continuiamo a leggere proposte riguardo all’occupazione che sembrano copiate dal programma di Renzi (o viceversa?).
Entrambi propongono un contratto a tempo indeterminato, totalmente privo di tutele in fase iniziale, con l’acquisizione progressiva nel tempo di alcuni diritti non meglio specificati, ma con l’eliminazione completa di ogni possibilità d’intervento della magistratura; si prosegue poi con l’abolizione della CIG, anche quella in deroga per arrivare ad una forma di sostegno, per tutti quelli che perdono il lavoro, decrescente nel tempo fino ad un sussidio minimo di sussistenza; ma, come ha già avvertito Letta, questo costerebbe molto di più della CIG, che fino a prova contraria è pagata con contributi del lavoro dipendente: e allora?
Niente paura, una risposta già c’è: si taglino le pensioni sopra una soglia minima con un’altra tassa del 10%.
Ma dove hanno studiato questi per sparare tante cazzate in una volta sola?
Purtroppo in questi anni ne abbiamo visti tanti che non avrebbero dovuto essere presi sul serio e che invece ci hanno massacrato ben bene: do you remember Amato, Dini, Padoa Schioppa, Tremonti, Brunetta, Monti, Fornero, ecc, ecc?
P.S. Una novità c’è: per far digerire questa ennesima distruzione di diritti acquisti in cambio del nulla, Renzi si è preoccupato di accattivarsi le simpatie di Landini, promettendo d’inserire nel suo Job Act, come gli piace chiamarlo, anche un richiamo ad una legge sulla rappresentanza. Il segretario della FIOM è apparso soddisfatto!
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